Ciò che apprezzo maggiormente della AEW è la capacità (e la volontà) in alcuni casi di scrivere in profondità le storie. Non accade spesso, ma quando accade è qualcosa di bello e intelligente che riescono a dare al pubblico. Doveva essere la cifra che la differiva dalla WWE, che mantiene pur sempre una scrittura dei personaggi molto superficiale, a tal punto che tanti wrestler si differenziano solo per il nome che portano e non per le loro caratteristiche.

Col refresh del Blackpool Combat Club, la AEW sta tornando un po’ alle origini. A una ideologia che abbraccia la teoria di Darwin. In un mondo molto violento, solo i combattenti sanno sopravvivere. Ecco spiegate le aggressioni a diversi membri del roster, in particolare gli original, che hanno perduto nel tempo la caratteristica di competizione e ambizione che animava i loro cuori. E’ una versione della stable giusta, che avrebbe dovuto svilupparsi così nel tempo, salvo perdersi in un continuo andrivieni nelle storyline da face a heel (e viceversa) a seconda degli avversari. Proprio questa linea combattiva è stata disattesa nel tempo, a tal punto che Danielson viene ritenuto sia responsabile che anello debole della deriva.

Nel calderone ci hanno messo Wheeler Yuta, da sempre il wrestler che aveva bisogno degli “schiaffi” per ribollire di rabbia. Per far uscire la parte più feroce di sé. Fa parte di quei giovani che nel tempo non hanno fatto molti balzi in avanti. Non è l’unico: dai Private Party a Hook, dai Top Flight a Sammy Guevara, e via discorrendo, ci sono molti atleti che sono rimasti fermi allo stesso punto in cui avevano debuttato. Yuta è rimasto nelle retrovie della stable e deve imparare, con le cattive, che il mondo non è sano e va punito per questo.

Uno dei motivi di questo blocco, in storyline, è rappresentato da Danielson. Doveva aiutare Yuta a elevarsi e invece ha finito per elevarsi da solo. Contravvenendo i principi del Bcc. Ecco perché ora Wheeler è confuso: rimanere fedele al proprio allenatore o abbracciare del tutto la teoria del gruppo?

Deve capire che qualcosa sta cambiando. Che i Bcc stanno portando avanti un piano più grande di cui non è a conoscenza. Deve dunque decidere se imparare a nuotare definitivamente, abbracciando i suoi compagni. O rischiare di annegare, seguendo Bryan. Sa bene che le scelte hanno conseguenze e che probabilmente nessuna delle due potrebbe garantirgli un posto al sole. Ma il rischio ora va preso. Dopo così tanti anni gli serve capire se è pronto per fare il grande salto o rimanere uno dei tanti. Moxley, Pac e Castagnoli un indizio glielo hanno dato. A fuoco lento dovrà decidere cosa fare.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.