L’ultima edizione di Smackdown, andata in scena in Canada, ha sancito l’ultimo match di Edge in WWE che, al termine della contesa, ha ufficializzato il suo “pensionamento”. Dopo 25 anni di carriera ( in realtà 16, al netto dei 9 passati “fuori” dai giochi), la Rated R Superstar ha appeso gli stivali al chiodo, concludendo la sua seconda “run” a Stamford tanto bramata dallo stesso Edge, durante il lungo infortunio che lo ha costretto al “primo” ritiro. Siamo contenti che sia stato lui a decidere quando e come finire la sua carriera, cosa a cui l’atleta ci teneva tanto, anche se questo suo ultimo periodo non è stato di certo memorabile come ci si aspettava.
Nelle sue ultime prestazioni si notava che volesse fare bella figura e regalarci momenti storici, però, forse proprio l’ansia da prestazione, gli ha giocato brutti scherzi. Dai match con Balor, passando per quelli con Roman e Orton, è finendo alle ultime contese che lo hanno interessato, tutti potevano essere speciali, e invece, quando non brutti, sono stati molte volte “anonimi”. Anche le storyline che lo hanno coinvolto non sono state granché, anche con i tentativi di riportare il personaggio al “vecchio” Edge dei The Brood, non riuscendo mai ad essere “borderline” come voleva farci credere nei suoi promo. Forse perché quell’Edge dell’Attitude Era e della Ruthless Agression non è più “attuabile” oggi, senza rischiare di risultare “pomposo” e mai pienamente “pericoloso” come dovrebbe.
Questa sua “seconda” carriera può essere riassunta in un periodo di tre anni in cui Edge ha voluto, di concerto con la dirigenza, affrontare i migliori lottatori in circolazione per creare il “Dream match”, che poi è puntualmente mancato. Neppure da “mentore” è servito molto, essendo stato cacciato quasi subito dal Judgment Day, sua personale creazione rispetto alla quale si poneva da leader. Se si tratta di flop narrativo o progetto a lungo termine non lo sapremo mai, fatto sta che l’unica storyline coinvolgente che lo vedeva protagonista è stata celermente accantonata.
Va detto che la colpa non è mica di Edge. E non sarei certo neppure che ci fosse qualche “colpevole”, e che ci fosse quindi una vera “colpa”. Diciamo, per comodità di valutazione, che l’Edge che ha conquistato il successo, e che resta impresso nella mente dei fan, non è più un progetto “applicabile” alla nuova WWE. La Rated R Superstar, per ovvi motivi di licenze televisive, non può più essere tanto “Rated R”. Per cui, l’Edge di oggi è un veterano sul ring in grado di fare ottimi promo (un tantino lunghi alle volte, ma pregi comunque di significato) che però non “spicca” più come un tempo. E, in fin dei conti, ci sta pure. A me, e ai fan di Edge, va bene così.
In questi giorni corrono veloci come gazzelle le voci di un “finto” ritiro del canadese, in realtà “costretto” a chiudere il suo contratto perché la WWE non avrebbe accettato le condizioni economiche richieste dal Wrestler. E le speculazioni su un suo possibile approdo alla AEW, dove già si esibisce il suo amico fraterno Christian, diventano sempre più credibili. E penso che alla corte di Tony Khan, Edge, possa ancora raccontare qualcosa. Sia perché sul ring ha perso pochi colpi nonostante l’età, sia perché in quella compagnia avrebbe più libertà di espressione. Dopotutto, “ritirarsi” dalla WWE non significa necessariamente ritirarsi dal mondo del Pro-Wrestling. Tanti sono passati alla concorrenza, e sono addirittura “rinati”. Vuoi per libertà creative, vuoi per impegni meno “incalzanti”, in tanti hanno fatto meglio altrove che a Stamford. E forse, il primo a saperlo, è proprio Edge.