Mercoledì scorso il nostro Sergedge ha compiuto una accurata descrizione di quella che sarà la Hall of Fame 2017 sulla base dei nomi già annunciati e di quelli ipotizzati dai media americani. Ne è nata una discussione su chi fosse meritevole o meno di tale riconoscimento, delle grandi gesta di alcuni e di quelle meno appariscenti di altri. E questo ha colpito, poiché nei pensieri generali non vi erano i grandi nomi ma i gregari – segno che a qualcosa servono e che in qualche modo sono stati seguiti.
Partiamo da un punto: scandalosa l’assenza di Vader. Ma davvero? Credo che in questo momento poco sappiamo su quali saranno i nomi reali dell’Arca della Gloria 2017 e dunque non è detto che non vi faccia parte. C’è un problema: sembrano delle introduzioni generali un po’ 2.0, con tanti nomi di recente conoscenza e pochi riferimenti al passato. Ecco perché sono sorpreso nel vedere i Natural Disaster: un tag team che fece scuola nello stile WWE dei primi anni 90 e che si è perso nell’immaginario collettivo nelle reincarnazioni dei suoi membri. In particolare, Typhoon è stato ed è il più bistrattato: paga certamente l’immagine di Shockmaster che inciampa in uno studio televisivo, provocando l’ilarità dei colleghi e dei tifosi. La sua storia nei Disaster però è stata lodevole al di là di quell’episodio e dello stint orrendo in WCW (non certo per colpa sua), i personaggi di Tugboat prima e Typhoon poi hanno costituito con Earthquake un vero e proprio pericolo per tutti gli avversari dell’allora WWF. Vinsero i titoli di coppia in un feud molto particolare e semplice coi Money Inc, prima di dover saltare l’intero concetto del team quando Earthquake si prese un periodo di pausa e poi lasciò la federazione. Ricordo in particolare il 4 vs 4 delle Survivor Series del 1992 quando i due fecero fuori i Beverly Brothers (altro team di valore facilmente dimenticato) e furono eliminati con l’astuzia da Di Biase e Irs. Si noti come quest’ultimo non sia un Hall Of Famer nonostante lavori per la WWE, abbia due figli nel roster (Bray Wyatt e Bo Dallas) ed abbia costituito uno dei tag team più noti e d’impatto della storia WWF (i Money Inc guidati da Jimmy Hart). Un altro gregario che magari a breve verrà recuperato, ne vale la pena.
Il caso di Rick Rude è particolare: ricordato soprattutto per esser apparso la stessa notte sia a Raw che a Nitro, ha un passato da semi gregario nelle sfide contro Ultimate Warrior e Jake Roberts. Due feud che rimangono saldamente nella memoria collettiva per aver mischiato finzione e realtà in modo piuttosto forte per il periodo vissuto (1987-1991). Rimangono i match, la vittoria del titolo Intercontinentale. Ma rimane anche il successivo stint in WCW con ben tre regni titolati (3 volte campione Internazionale e una volta campione US) e una manciata di feud molto importanti (Sting, Ric Flair, Nikita Koloff). Lo scontro più bello è ancora quello con Richie Steamboat di Beach Blast 92′, un Iron Man Match di ottima fattura. A seguito di un infortunio e con l’ingresso prima nella DX e poi nella NWO, pareva pronto ad un periodo florido da manager. Poi una overdose di medicinali ce lo portò via, togliendo al wrestling una stella reale. Un gregario a metà, uno che ha saputo mandare over tanti colleghi ma ha saputo anche ritagliarsi spazi di notevole importanza tali da esser presi come esempio da tanti colleghi, uno su tutti Chris Jericho.
Risulta un gregario di lusso anche Christian, autentico mattatore della categoria tag assieme a Edge, quindi offuscato dalla stella del “fratello” e migliore amico. Giunto in TNA per prendersi le soluzioni che la WWE non gli ha mai voluto dare, è ritornato all’ovile per esser bistrattato e in parte accontentato con qualche anonimo stint titolato. Costretto al ritiro, viene messo nella Hall Of Fame molto prematuramente. Forse è un altro biscottino per addolcire i rimpianti dell’addio alla TNA, ma sta di fatto che certe soddisfazioni non torneranno mai più. E come è prematura la sua induzione, è inaspettata e fuori luogo quella di Beth Phoenix: non stiamo parlando di una diva che è rimasta nella storia per un motivo particolare, né di una diva particolarmente brava se non nel mostrare un fisico diverso dalle colleghe del periodo. Credo che la Hall of Fame debba contenere personaggi di altissimo valore, dalla storia forte e precisa. Trish, Lita, Sunny, Sensational Sherri, Faboulous Moolah, Madusa, Mae Young, Wendi Richter e in parte Jacqueline hanno dimostrato nella loro carriera di saper fissare dei fermi immagine collettivi di grande rilevanza. Anche Sable e Torrie Wilson potrebbero andare nella Hall Of Fame, seppur con altri meriti ma è indubbio come abbiano catalizzato le attenzioni del WWE e WWF Universe per molti anni e rimangano nell’immaginario con una precisa funzione. Vittorie titolate a parte, la Phoenix non ha nulla che possa rimanere nella storia. Forse… forse la vicinanza a Edge e Christian l’aiuterà ad entrare nelle grazie di questo premio.
Nell’arca i McMahons hanno inserito molti gregari: da Greg Valentine a Bobo Brasil, da George Steele a Jimmy Snuka, da Big John Studd, da Tito Santana a Bob Orton, da Curt Henning a Nick Bockwinkel, da Bill Watts a Koko B Ware, da Bob Armstrong a Ron Simmons, da Rikishi a The Godfather. E queste sono le scelte che a seconda degli anni aiuta la classe ad essere più o meno interessante. Portare innanzi i nomi previsti attualmente, rende la classe 2017 molto interessante, molto vicino a noi, di ciò che abbiamo parlato e discusso in questi dieci anni su Zona Wrestling. La vicinanza aiuta, per questo le classi 2008 e 2010 e 2011 – a parte il capolista – hanno spesso suscitato critiche e polemiche. Molto meglio nel 2009, nel 2014 e nel 2015, dove ai grandi atleti si sono accompagnati dei gregari di lusso. Ecco perché questa del 2017 è una classe che tutti apprezzeremo fino in fondo, riserve a parte.