Anno di grazia 2004, dodici anni fa. Il pubblico ricorda Wrestlemania XX essenzialmente per due cose: il dream match mancato tra Lesnar e Goldberg, e l’abbraccio finale tra Chris Benoit ed Eddie Guerrero. Lacrime, stelle filanti, buoni match e un ragazzotto che ha debuttato un anno prima contro Angle che vince il titolo degli Stati Uniti. È alla sua prima Wrestlemania e si carica sulle spalle una montagna chiamata Big Show, ribaltandolo al tappeto per lo stupore del pubblico: è lì, nell’opener di quel ppv, che nasce la stella di John Cena.

“The Champ is here” gridava in quegli attimi col pubblico tutto in piedi per lui nella arena delle arene, quel Madison Square Garden che ha consacrato i fenomeni di questo sport. Il bostoniano non lo sapeva ancora, ma stava iniziando il lungo cammino che lo porterà nell’Olimpo di questo sport. Per cinque volte è stato nel main event dello Showcase of Immortals, ha avuti match epici, scontri amati e odiati, portando a casa sempre il massimo del suo lavoro. Ha donato se stesso alla causa di questo ppv come pochi altri hanno saputo fare, vincendo tanto e perdendo il giusto, in alcuni casi in maniera anche sorprendente come contro The Miz nel 2011 – in quella che sarà l’unica vera gioia di un midcarder di lusso.

Big Show, JBL, Triple H, Shawn Micheals, Triple H e Randy Orton, Edge e Big Show, Batista, The Miz, The Rock (x2), Bray Wyatt, Rusev e…. nessun altro. Quest’anno l’ex rapper e Marine sarà un ospite speciale dell’evento che ha contribuito a far divenire ancora più grande, parlerà e si prenderà applausi e fischi, forse inizierà a parole un feud, forse presenterà, ma non lascerà nessuno indifferente.

Oggi, sembra strano dirlo, ma manca. Manca per lo status raggiunto, per la straordinaria qualità e la altrettanto straordinaria capacità di saper interagire col proprio avversario senza mai far scendere di livello il suo match, creando basi solide e ben visibili. Manca per la voglia di innovare, di provare combinazioni nuove anche a costo di apparire ridicolo. Manca come mancano i grandi campioni, e come nessuno ha saputo essere negli anni appena passati. Per quanto ci provi con Reigns, la WWE non ha ancora scorto il prossimo John Cena, la gallina dalle uova d’oro in grado di vendere da solo qualunque prodotto. Come Hogan negli anni ’80, suo idolo d’infanzia e modello comunicativo sul ring: “hustle, loyalty, respect” somiglia tanto al “mangia, prega, ama” di hoganiana memoria, ficcatosi nelle menti del mondo per oltre dieci anni prima di lasciar spazio a qualcos’altro, un altro di sé che nessuno si sarebbe mai aspettato.

Magari capiterà anche a Cena, con la sana differenza di poter vedere match di wrestling e non solo segmenti di wrestling in una atmosfera intensa. Magari quel turn heel tanto agognato sarà la goccia che riporterà i fan WWE ai suoi piedi, senza dover attendere la maturazione di nuove leve ancora inesplose. Infatti John Cena è quello che nessuno sa essere da parecchi anni: l’emblema della WWE.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.