Ero indeciso su quale Wrestlemania raccontarvi, quale fosse rimasta maggiormente nel mio immaginario. La prima scelta era ricaduta su Wrestlemania XX: Eddie Guerrero che si stringe in un abbraccio con l’amico di sempre Benoit, è un immagine indelebile nei miei ricordi di poco più che bambino. Ma ho deciso di raccontarvi un’altra Mania e un altro momento della mia vita: Wrestlemania XXX.
Era il 2014, Daniel Bryan era stra over, lo Shield portava giustizia in giro per gli show e Batista era tornato, da vincitore della Rumble, per beccarsi i fischi del pubblico. Mi ero da poco riavvicinato al mondo del wrestling: avevo ripreso a guardare Raw, mi informavo su internet e ascoltavo ZWRadioShow. Grazie ad un amico, un vero appassionato, riuscivo anche a guardare i PPV. Con vero spirito altruistico questo amico, che chiameremo Roberto, organizzava, nell’ampio scantinato di casa sua, delle feste a tema wrestling: proiettore, cibo, birra e amici. Le prime volte non conoscevo quasi nessuno, Roberto era una persona socievole contrariamente al sottoscritto, e in quello scantinato si riunivano un eterogeneo gruppo di persone, diverse per età, sesso (sì incredibilmente c’erano anche ragazze) e professione, ma accomunate tutti dalla passione per il wrestling. Dopo la proiezione dello show, come nel più sofisticato dei cineforum, ci si lasciava andare ad ampie discussioni generali su scelte di booking, gusti in fatto di lottatori e ricordi del passato. Io e il mio ristretto gruppo di amici eravamo ospiti fissi di queste serate.
Venne aprile e Mania era alle porte. Domenica 6 aprile si svolse Wrestlemania XXX, ma io non sapevo nulla di quanto fosse successo! Difatti, Roberto aveva deciso di organizzare la festa di giovedì, ben quattro giorni dopo. Per evitare spoiler, mi isolai dal mondo digitale e dalla televisione. Credevo di essere salvo da ogni anticipazione ma non avevo fatti i conti con Ninni, detto Capitan Spoiler. Il caro Ninni era famoso per spoiler al limite del legale che andavano da Fight Club al Trono di Spade. Ero convinto di essere salvo dal suo crudele super potere per via del fatto che anche lui, invitato da Roberto, ci tenesse a godersi tutto “in diretta”: quanto mi sbagliavo. Durante un’innocua spesa alla LIDL (era l’Eurospin ma il cambio di discount si rende doveroso NDR) Ninni si gira e con tre semplici parole mi rovina il momento clou dello show: LA STREAK E’ TERMINATA!
Non vi sto a dire la rabbia che provai in quel momento e tutte le puerili scuse che tirò fuori Ninni per giustificare il suo incredibile atto di crudeltà, la maggior parte delle quali vertevano su un inutile quanto irritante: “credevo che lo sapessi già!” Non mi diedi per vinto: certo sapevo qualcosa, ma c’era ancora tanta, tantissima, carne al fuoco.
Trovo corretto dirvi che il buon Ninni si fece perdonare, quasi subito, offrendosi di prendermi in aeroporto per andare assieme da Roberto; a quel tempo, per motivi di lavoro, facevo spola tra Roma e Cagliari. Avevo calcolato e organizzato tutto per essere a Cagliari all’orario giusto, ma neanche il mio maniacale impegno poteva farmi scampare dai ritardi di Alitalia.
Atterrai tardi e giunsi, con Ninni che guidava come un pazzo ben più del solito, in ritardo a casa di Roberto con la proiezione già in corso. Mi persi il primo e il secondo incontro: in particolare, la vittoria di Bryan ai danni di Triple H che gli concesse di lottare, quella stessa sera, nel main event insieme a Orton e Batista.
Nel terzo incontro, Cesaro vinse la prima André The Giant Memorial Battle Royal: un lungo nome per un grande trofeo in palio. I numerosi spettatori erano assai contenti della vittoria di Cesaro e tutti guardavamo al futuro sperando in un grande push: vi ricordo che i nostri sogni si infransero in una nuova theme song pessima e nel sopranome di King of Swing, con giacca de m*rda annessa.
Arrivò il momento di Cena contro Wyatt. I partecipanti alla serata iniziarono a scatenarsi: i cori Cena M*erda erano incontenibili e Bray era più over che mai. Come si poteva tifare John dopotutto: Wyatt, all’epoca, era una novità e il suo look da vero panzone forzuto non poteva che attirare le nostre simpatie. Tutti tifavano per Wyatt, tutti tranne una: Martina! La sua voce si sollevava coraggiosa in mezzo alle grida disumane contro John; ad ogni colpo di Cena, Martina esultava incurante degli insulti che le stavano piovendo addosso… anche da me. Ma Marty era abituata: ad ogni PPV, ad ogni festa, veniva riempita di ingiurie solo per la sua passione per Cena e non mi vergogno a dire che io e il Ninni eravamo i capi-ultrà dei cori. Pochi mesi dopo, la tanto odiata Martina divenne la mia ragazza e lo è attualmente, ma questa è un’altra storia. Cena vinse quell’incontro e Marty fece il suo giro della vittoria riservando a chiunque i suoi: “You can’t see me”!
Undertaker e Brock Lesnar, accompagnato dal fido Paul Heyman, furono i prossimi a salire sul quadrato. Prima di quell’incontro, nessuno avrebbe scommesso sulla vittoria di Lesnar, almeno tra la mia cerchia di amici. Tutti consideravano la Bestia come l’ulteriore vittima illustre della Streak del becchino. Come vi dicevo, io conoscevo già l’esito dell’incontro, ma questo mi diede modo di concentrarmi sulle reazioni del pubblico. Quando, per la terza volta consecutiva, la mano dell’arbitro toccò il tappeto e Lesnar venne dichiarato vincitore, molti, tra i partecipanti alla festa, rimasero attoniti, quasi congelati. Questo stato non durò molto e i più, Ninni tra tutti, iniziarono ad inneggiare allo scandalo e all’ingiustizia: ancora non ci rendevamo conto di assistere ad un momento che è entrato, di diritto, nella storia del wrestling. Forse, se Taker avesse vinto, dopo qualche anno ci saremo dimenticati di questa sfida.
Non ho memoria dell’incontro femminile a seguire, tra AJ Lee e Naomi, per ovvi motivi immagino.
Tutta la mia attenzione si focalizzò sul main event: Batista, Randy Orton e Daniel Bryan per il WWE World Heavyweight Champion. Un triple threat che si trasformò, quasi subito, in un handicap match con i due ex e futuri componenti dell’Evolution che si accanirono contro Bryan. Daniel vinse quell’incontro letteralmente con una sola mano, contro tutto e tutti, consacrandosi come vero campione nella trentesima edizione dello Showcase of Immortals. Nello scantinato di Roberto, i cori “YES!YES!YES!” erano incontenibili, creando un’onda di mani alzate verso il cielo. Bryan sarebbe stato costretto, pochi mesi dopo, a rinunciare a quel titolo per via di un brutto infortunio ma quella vittoria è rimasta scolpita in maniera indelebile nella mia memoria.
Con questo, si conclude il mio personalissimo racconto di Wrestlemania XXX. Spero che vi abbia fatto piacere percorrere la strada dei miei ricordi e conoscere i personaggi che caratterizzarono per me, fuori e dentro il ring, la visione di quello show.
A presto,
Claudio