Questa settimana è accaduto un vero e proprio terremoto in WWE, con un’ondata di licenziamenti come ormai non se ne vedevano da molto tempo. Non sono mancate le polemiche, ci si è domandati se e quanto fosse giusto licenziare così tanti dipendenti, non solo wrestler ma anche arbitri, booker e personalità off-screen; si è discusso molto, ma oggi volevo prendermi il mio spazio settimanale per ricordare qualcuno in particolare.

In realtà mi sarebbe piaciuto parlare un po’ di tutti, perché alla fine dispiace per tutti in egual misura. Avrei potuto parlare di EC43 e di Eric Young, sottratti alla TNA e poi sprecati nel modo che sappiamo, uno spreco che grida vendetta; di nomi come Mike Chioda, Scott Armstrong, Dave Finlay, Sarah Stock, che ci ricordano come il wrestling non sia fatto solo di atleti, ma anche di arbitri, allenatori, produttori, booker, consiglieri, manager, staffer; mi piacerebbe ricordare Rusev, amato da molti, rimasti come me delusi dal fatto che la WWE non ci abbia mai creduto fino in fondo, o di Aiden English, uno che invece, son convinta, a molti non diceva granché, ma che a me è sempre piaciuto, mi mancherà assai il suo girovita di quindici centimetri scarsi. Ed un applauso a Drake Maverick, che con le sue lacrime ha dimostrato come tutto questo, ancora una volta, sia dannatamente reale.

Però no, la mia scelta per spendere due parole in più non ricade su un talento sprecato, ma su di lui, the one and only, Heath Slater.

Si è trattata di una scelta di cuore, risalente a quando, nel 2012, mi stavo riavvicinando al wrestling, nel periodo di poco precedente a Raw 1000, in quel periodo Slater aveva iniziato la sua faida con le leggende della WWE e a Raw 1000 il tutto si concluse quando venne sconfitto da Lita, con l’aiuto degli A.P.A. e tutte le vecchie glorie precedentemente affrontate. Come fare a non amarlo dico io.

Slater ha avuto il compito più bistrattato all’interno di una federazione, ovvero quello del jobber, un ruolo che, continuo a ripeterlo, serve come il pane, così come servono i main eventer, i mid-carder eccetera, ma dal quale è difficilissimo uscire una volta che ti è stato affibbiato. Slater poi, a differenza di altri jobber, sembrava destinato a non aver mai neanche un fugace momento di gloria. È stato l’uomo dei tag team e delle stable e qui c’è del comico: per primi ci sono stati i 3MB, che mi rimarranno sempre nel cuore per quel meraviglioso (e non osate affermare il contrario) WEELC match di TLC 2014; in molti hanno riso quando Drew McIntyre e Jinder Mahal sono stati licenziati, mentre Slater si è salvato, mentre adesso i suoi ex compagni di stable possono vantare un regno da campioni mondiali, mentre Slater è stato licenziato. C’è stata la parentesi degli Slater Gator, che a me non dispiacevano neanche troppo, ma non ricordo molto a parte la torta preparata per Hulk Hogan; il 2016 è l’anno (circa) dei Social Outcast, e qua mi ricordo un siparietto simpatico in cui la Wyatt Family dapprima sembrò titubante di affrontare il quartetto di jobber, ma poi attaccò senza rifletterci troppo nientemeno che Brock Lesnar. Find logic

Un jobber destinato al ruolo di jobber, ma si sa che alla WWE le storie senza speranza piacciono, o meglio piacciono ai fan, che ogni tanto si affezionano ad un personaggio e decidono che è il momento di amarlo. Il momento per Slater arriva con la draft lottery in seguito alla divisione dei roster, quando non viene draftato né a Raw né a SmackDown. Il resto è stato una piacevole storia da raccontare: le continue richieste di un lavoro sia a Raw sia a SmackDown, le numerose sconfitte, i siparietti comici, poi la decisione di entrare nel torneo per decretare i primi campioni di coppia di SmackDown, l’alleanza con Rhyno e infine la vittoria. Slater nella sua vita potrà sempre vantare questo primato: l’essere stato il primo detentore degli SmackDown Tag Team Championships, una vittoria che sembrò dimostrare come lo show blu fosse davvero la terra delle opportunità, un luogo dove chiunque poteva diventare campione e dove a chiunque sarebbe stata data la possibilità di brillare.

Purtroppo, si sa, quando la storyline di un underdog finisce, spesso l’entusiasmo scema (con alcune eccezioni, ci mancherebbe), lo abbiamo visto recentemente con Curt Hawkins, il quale dopo la fine della sua streak di sconfitte non ha avuto altro che ruoli marginali. Slater e Rhyno persero i titoli in favore di Bray Wyatt e Randy Orton (brividi) e da lì in poi poco e nulla. Solo recentemente Slater ha ottenuto un breve spazio on screen, quando è stato dapprima maltrattato e si è poi vendicato contro Baron Corbin, poi quando ha avuto l’occasione di affrontare Daniel Bryan in due match a SmackDown. Il 15 aprile, infine, il rilascio.

Non c’è ragione per cui questa storia dovrebbe colpire più o meno di altre, io stessa mi arrabbio di più se penso a come avrebbero potuto sfruttare Rusev o Eric Young, piuttosto che per il licenziamento di Heath Slater. Tuttavia ho pensato che, in questo momento di indignazione, in pochi avrebbero speso delle belle parole per uno dei tanti. Uno dei tanti che però, esattamente come gli altri, è fondamentale per la riuscita del prodotto, anche nel suo ruolo di jobber, ma di questo, forse, parleremo in futuro.

Mi piacerebbe concludere con una frase che mi è capitata sotto gli occhi mentre spulciavo la pagina wikipedia di Heath Slater: la profezia della 3MB.

“Secondo la Profezia della 3MB, egli tornerà in WWE entro il 2023, battendo il terzo campione del mondo WWE più giovane della storia (Yokozuna, che però è morto nel 2000, quindi The Rock) per il WWE Championship.”

Amen