La puntata di Raw post-Wrestlemania ci regala oramai da anni sorprese e debutti. Quelli di quest’anno saranno all’altezza dei loro predecessori? C’è stato qualche debutto toppato alla grande? Più ironico di Salvini in una roulotte, ecco a voi l’editoriale odierno!
Il wrestling, per certi versi, è una serie tv che mescola sapientemente storie ed un atletismo sportivo reale, seppur predeterminato. Contrariamente alle serie tv in senso stretto, tuttavia, il wrestling non conosce soluzioni di continuità, stagioni, pause, cancellazioni. Nonostante questo Wrestlemania rappresenta un po’ il culmine, il season finale dell’anno accademico wrestlinghiano: va da se che la puntata di Raw successiva al Grandaddy potrebbe essere vista come una season premiere, con annesse sorprese e nuovi personaggi a far capolino. Facciamo un brevissimo excursus, analizzando alcuni debutti rilevanti prima di focalizzarci sugli ultimi due debutti di Neville e Kalisto avvenuti un paio di settimane fa.
1996, post Wrestlemania XII: Mankind.Mick Foley da vita al personaggio che, probabilmente, è stato in grado di regalargli l’immortalità. Mankind, uno psicotico e sadico mostro con manie autolesioniste, prima squasha il povero Bob Holly e poi interferisce nel main event di Raw attaccando Undertaker, dando il la ad una grandissima rivalità che culminerà con uno degli spot più iconici della storia del wrestling, ossia il volo dalla gabbia. Che dire, un debutto davvero notevole.
1998, post Wrestlemania XIV: The “new” DX.A Triple H, orfano del momentaneamente ritirato Shawn Michaels, viene dato l’arduo compito di portare avanti una stable che aveva ancora tanta spinta da dare allo show. Con il ridebuttante X-Pac e con l’acquisto nel mercato di riparazione dei New Age Outlaws, finalmente il Triplo si circonda di gregari in grado di non metterlo in ombra, ed emerge come carismatico ed egocentrico leader dando, di fatto, il via alla sua illustre carriera costellata da main event e titoli. In questa circostanza, di fatto, potremmo parlare davvero non solo del ridebutto di X-Pac, ma anche del vero e proprio esordio di HHH come lo conosciamo oggi.
2002, post Wrestlemania XVIII: Brock Lesnar.L’unico in grado di poter vantare due debutti in questa lista, entrambi estremamente importanti e significativi nonostante la distanza di due lustri l’uno dall’altro. Lesnar, “The Next Big Thing”, esordisce annichilendo Maven, Al Snow e Spike Dudley, e dopo soli tre mesi vince il King of The Ring e la sua prima Title Shot. Potremmo tranquillamente dire che nessuno, sin dai primissimi momenti sul ring WWE, ha mai avuto un impatto così folgorante e violento. Lesnar era un fenomeno, è stato un colossale rimpianto per 8 anni ed oggi è una vera e propria leggenda.
2003, post Wrestlemania XIX: Goldberg.Uno dei cardini della WCW durante il successo ottenuto nella Monday Night War, uno dei pochissimi prodotti di successo proposti al 100% da Bishoff e soci finalmente riesce a compiere il tanto sognato esordio a Raw…e quale modo migliore, se non interrompendo The Rock a suon di Spear? Il suo stint durerà solo un anno, prima dell’infame incontro a WM XX contro Lesnar, in cui il match da sogno divenne incubo: se le parti avessero avuto maggiore flessibilità, Da Man avrebbe potuto dare tantissimo negli anni a venire, regalandoci mille faide decisamente interessanti. La WWE provò a ripetere la magia avvenuta in altri lidi, ma invano: tuttavia ciò nulla toglie all’impatto elettrico che il suo debutto ebbe nella puntata di Raw post WM XIX.
2006, post Wrestlemania XXII: Umaga (R.I.P.).Edward Fatu, fratello di Rikishi, zio degli Usos, cugino di The Rock e Yokozuna non ebbe grande successo nel suo primo stint con i Three Minute Warning, come scagnozzo dell’allora GM Eric Bishoff. Il suo contratto durò un anno, e dopo altri due di lontananza tra Italia e soprattutto Giappone il colossale Samoano ritorna in WWE come il mostro Umaga. Tatuaggio alla Tyson, selvaggia aggressività ed un manager (Armando Alejandro Estrada) decisamente valido: questi ingredienti fecero di lui un membro assolutamente importantissimo del roster, che al suo ridebutto annientò violentemente il leggendario Ric Flair. La rilevanza storica di Umaga è, a mio avviso, enorme: il suo character ci ha fatto capire che, con adeguata convinzione e realismo, andare sopra le righe strizzando l’occhio all’era gimmick è ancora possibile nello smaliziato mondo del wrestling odierno. Chiedere a Rusev per conferma.
2012, post Wrestlemania XXVIII: Brock Lesnar (2.0).Ebbene si, uno dei momenti più esaltanti della storia recente. Lesnar, a pochi mesi dalla devastante sconfitta subita in UFC contro Alistar Overeem, ritorna in WWE non dicendo una parola ed asfaltando Cena con una devastante F-5. Il calcio, colmo di sdegno, al berretto verde del bostoniano è un momento che racchiude in se tutto ciò che Lesnar di fatto è e tutto ciò che rappresenta. Realismo. Violenza. Spietata rabbia. Una volta affiancatogli di nuovo Heyman (dopo il clamoroso esperimento Laurinaitis, da ricordare!) gli astri sono stati messi in ordine per regalarci, in questi tre anni, un performer assolutamente eccellente. Un unico neo: quanto poco è contata, nello schema generale, la vittoria di Cena ad Extreme Rules? Una delle cose più assurde ed illogiche mai concepite.
PS: Nello stesso show esordì anche il povero Tensai con il buon Sakamoto, a testimonianza che omone+esotico+tatuato+manager non sempre equivale a “successo”.
2014, post Wrestlemania XXX: Rusev e Paige.Rusev ha esordito qualche mese prima alla Rumble, lo so. Tuttavia il suo personaggio è stato proposto con continuità da Raw in poi, dunque non andate a cercare il pelo nell’uovo fabergè: per lui vale lo stesso discorso valido per Umaga. Una gimmick all’apparenza anacronistica, che strizza l’occhio alla guerra fredda che impazzava decine di anni fa, è stata resa efficace grazie alla bravura di due performer che, con un’ottima gestione complessiva, hanno saputo dare credibilità e minacciosità ad un personaggio potenzialmente risibile. Un bulgaro/russo eroe nazionale con manie di conquista globale affiancato da una gnocchissima russa di Gainesville, per intenderci. Paige, dal canto suo, ha contribuito a ravvivare una Divisione oggettivamente carente, legittimando l’ottimo lavoro svolto ad NXT dopo i primi mesi di stentata mediocrità, nonostante la vittoria del Titolo al suo debutto. Ed è gnocchissima anche lei, il che non guasta mica.
2015 post Wrestlemania XXXI: Neville e Kalisto.Partiamo da Kalisto. La WWE, se vi fossero dubbi, è alla disperata ricerca del sostituto di Rey Mysterio. Avessero potuto clonarlo oppure donargli due ginocchia bioniche e porlo in uno stato di semi ibernazione, lo avrebbero fatto. Purtroppo le due reincarnazioni di Sin Cara non sono state propriamente all’altezza, indi per cui le speranze della federazione e del reparto costruzione-maschere di Stanford sono oggi riposte nel piccolo ed agilissimo Kalisto. Parto da una piccola considerazione: la pulizia stilistica degli spot “lucha” di Mysterio nel suo periodo di massimo splendore è un qualcosa che sto valutando sempre con maggior pregio: nessuno, prima o dopo di lui, ha saputo mescolare l’esigenza di precisione e lo storytelling WWE al ritmo frenetico e spettacolarmente assurdo di alcune mosse di lucha. Kalisto, con qualche aggiustamento, potrebbe avvicinarsi al suo illustre predecessore, tuttavia la sua tendenza a voler strafare in alcuni momenti mi preoccupa, in quanto non c’è niente di più involontariamente comico di una mossa di lucha libre non andata a buon fine, soprattutto se l’avversario decide di “vendere” ugualmente la mossa come eseguita. Ad ogni modo, ottimo il suo esordio in tag team con Sin Cara contro gli Ascension.
Passiamo a Neville. Se fossimo in un mondo parallelo in cui le mosse di highflying fossero sinonimo di heel, basterebbe dare un manager a questo ragazzo per renderlo una star. Tuttavia, nonostante la sufficiente dose di carisma mostrata ad NXT nel suo stint da bad boy contro Sami Zayn, ho paura che la sua inettitudine microfonica possa farlo cadere in basso nella card in tempi assurdamente rapidi, anche perché il buon Neville possiede anche un parco mosse decisamente da “powerhouse”(unito a quello da cruiserweight, decisamente prevalente) che difficilmente potrebbe vedere la luce vista l’impronta psicologica che Vince ama dare ai suoi incontri televisivi. Come lo vedrei bene almeno al momento? In un tag team con Wade Barrett oppure, perché no, con Sheamus. Nonostante il suo stile decisamente da face, in un tag team con un parlatore migliore di lui e con una fisicità complementare potrebbe assurgere ad un livello di popolarità non solo atteso, ma meritato. Accantonerei, almeno al momento, un futuro da star in singolo visto l’ immediato job concesso a Seth Rollins in un match a mio avviso decisamente al di sotto delle sue potenzialità (molto meglio quello con Ziggler in terra natìa): almeno nell’immediato vorrei che questo atleta fosse protetto dai suoi attuali limiti, per vederlo sbocciare rigoglioso di qui ad un paio d’anni.
Danilo