Scrivo questo pezzo di getto, forse nemmeno vedrà mai la luce. Lo ho in mente da un po’, ma lavoro ed altri impegni extra mi hanno impedito di realizzarlo (forse) in tempo per Wrestlemania Goes Hollywood. O, per i più fidelizzati fan di settore, Wrestlemania 39 (adoro la numerazione, feticismo personale).

La settimana più bella dell’anno, l’unica che va da lunedì a lunedì, è ufficialmente iniziata. Almeno alla stesura di questo pezzo (realizzato tra martedì 28 e mercoledì 29 marzo). L’attesa per “Mania” è spasmodica. Lo dimostrano le cifre dei biglietti venduti (più di 60.000 fan per notte), i numeri in generale che la WWE sta ottenendo (come rating, certo, ma soprattutto come biglietti venduti ad ogni evento, televisivo o meno). Manca forse la ciliegina alla mastodontica torta che è Wrestlemania quest’anno. Con pochissimi part-timer e con moltissimi atleti che hanno letteralmente trascinato la federazione alla chiusura del cerchio dopo un’annata (“wrestlinghiana”, da uno Showcase of Immortals all’altro) in cui è successo davvero di tutto.

La prima senza Vince con tutto per essere vincente

Annata in cui è successo di tutto. Già… tipo l’addio, certo, forse si, forse no del boss Vince McMahon. Ancora al timone formalmente ma lontano da scelte di booking e ruoli operativi. Questa Wrestlemania ha la firma, la prima, di Triple H e soci. E si vede. Cody Rhodes nel main event dell’edizione 39. Una frase che detta un anno e mezzo fa avrebbe fatto ridere. Roman Reigns, costante con e senza i McMahon. Macchina da soldi, da big match, da intrattenimento puro. Uno dei campioni più dominanti della storia. Sami e Owens alla caccia degli Usos, dopo una rivalità hollywoodiana che forse meritava un finale ancor più grande ma chi siamo noi per lamentarci. Quel fenomeno di Logan Paul, che andrà a rubare la scena insieme a quel fuoriclasse di Seth Rollins. Gunther, McIntyre e Sheamus che andranno a disintegrarsi, come solo questi tre incredibili performer potrebbero fare, per un titolo Intercontinentale mai, o quasi, così importante. Importante come, o quasi, il titolo degli Stati Uniti. Nell’ultimo, forse, valzer della leggendaria carriera di John Cena contro il suo successore scritto da anni ormai. Un Austin Theory che volerà ancor più in alto, in un opener che si annuncia da brividi.

Cosa dimentico? Ah già, la chiusura del cerchio. Dominik vs Rey Mysterio. Padre vs figlio, a Wrestlemania. Un figlio ribelle, forse uno dei più odiati degli ultimi anni, dopo un turn non necessario ma vitale. Giustamente, aggiungerei. Uno showcase vero e proprio, costruito lentamente, senza fretta, facendo si che l’odio dei fan si riversasse per bene nei confronti dell’ormai poco sorridente Dominik. Un piccolo capolavoro di semplicità di HHH e compagnia danzante. Poi c’è il resto. E questo resto, per far capire il livello di una Wrestlemania mai così competitiva, a memoria, è tanta roba. Edge vs Balor lo abbiamo visto forse per troppo tempo, vero, ma l’idea che quei due pazzi si disintegrino dentro l’Hell in a Cell mi rende euforico. Demon vs Brood, ormai scritto, in un incontro che mi aspetto davvero Rated-R. La vera e propria consacrazione da leader del Judgment Day. Quel Finn con qualche anno di troppo buttato in “giacchette di pelle” e finalmente divenuto una certezza nel roster di Raw.

Già, consacrazione. Di Finn, Sami, Cody, Dominik, Theory… e di Rhea Ripley. Colei che si troverà davanti Charlotte, intramontabile, in un incontro che ha forse detto poco e nulla sul piano della storia, vero, ma che per quanto riguarda l’australiana, significa tutto. Vincere per dominare, è scritto, se lo merita, bisogna solamente farle un encomio per il lavoro fatto da quando Edge l’ha chiamata a sé nel Judgment Day. Imperiosa come poche cose al mondo nell’annata WWE, le manca solamente la ciliegina. Di torta decisamente gustosa… c’è una mancanza, forte. La Road to Wrestlemania ha forse proprio trascurato le donne del roster, dandole meno importanza o forse, meglio dire, non dandole la giusta rilevanza. Non è facile costruire un castello perfetto per una Wrestlemania, su due notti, senza avere qualcosa che non è andato per il verso giusto, sarebbe impensabile, lo capisco. Loro ne hanno risentito ma, aggiungerei, forse hanno risentito più della bravura dei lottatori impegnati su altri fronti che di una mancanza di impegno del booking team.

Dalla Rumble femminile (eclissata dalla maschile e da quel main event), all’Elimination Chamber (eclissato, a sua volta, da quello maschile e da quell’altro incredibile main event), le donne hanno avuto davvero poco da dire in questa Road to Wrestlemania ma, questo, può essere un vantaggio. Perché sia Rhea che Charlotte, ma anche Asuka e Bianca Belair sanno, eccome, darci dentro sul ring. E potranno colmare il gap di hype creatosi tra i loro incontri e quelli degli altri.

La pecora nera c’è sempre, ma verrà trainata dal resto

Al di là dei match Showcase riempitivi ma con “gettoni” strameritati (penso a Liv Morgan), in due serate che soprattutto per noi europei saranno lunghissime, c’è un incontro che continua a farmi storcere il naso. E non parlo del semplice Omos vs Lesnar, facile da scrivere, da inserire, da portare a termine. Nel complesso pure questo match sta bene nella Los Angeles di questo weekend e farà, secondo me, il suo. Ovvero regalare un Wrestlemania Moment ai due, con The Beast che lancerà quel mastodontico omone da una parte all’altra del ring. Tornando al punto, parlo ovviamente del 3 vs 3. Becky, Lita e Trish relegate a comparse nella Wrestlemania che si annuncia la più interessante da anni, fa male al cuore. Così come fa male al cuore la situazione di tutta la categoria di coppia femminile, un vero e proprio inutile riempitivo da quanto è nata. Nemmeno HHH ha potuto qualcosa. Le Damage CTRL hanno deluso, forse, le attese. La rivalità creatasi intorno è stata quasi stupida, nonostante le sei che andranno a sfidarsi siano davvero talentuose anche se due, oggettivamente, sono ormai fuori dal tempo.

Poche stelle del passato, il ring è di chi lo ha calcato tutto l’anno

Questo è l’appunto fondamentale. Se i pochissimi part-timer sono stati inseriti per elevare i giovani o le star di oggi, Trish e Lita risultano di troppo. Sono fuori dal tempo. Sembrano coprire un buco, con nostalgia e senza un valido motivo. Così come senza un valido motivo hanno fatto il loro ingresso, dopo il più pazzo Raw dell’anno spariranno. Forse per Trish c’è Summerslam all’orizzonte ma poco importa. Non sono utili al grande schema che è stato la WWE quest’anno. Cena, con una o forse due apparizioni, lo è stato molto di più. In vista di un incontro generazionale con Theory, che lo ha sfidato apertamente da mesi, forse da un anno. Stesso dicasi per Edge, per Lesnar. Impegnati contro star di oggi, in maniera logica, senza essere sopra le righe, senza togliere spazio a coloro che sono stati i protagonisti in questi lunghissimi dodici mesi. Sami, gli Usos, Owens, Cody, Roman, Gunther, Drew, Sheamus, Rey, Dominik, Finn, Theory, Bianca, Rhea, Charlotte, Asuka… sono loro che devono prendersi la scena a Wrestlemania. Ed avrei infinitamente apprezzato che Becky, Bayley, Dakota ed Iyo si prendessero il loro spotlight senza le ingonbranti Trish e Lita al loro fianco. Che rendono l’incontro il meno interessante di tutta la card.

Wrestlemania e la sua luce riflessa, non solo WWE

Ed in tutto questo, a Los Angeles e non, il mondo del wrestling si sposta. In massa, verso la Città degli Angeli e nei suoi dintorni. Non basta un giorno per elencare quanti show ci saranno nei prossimi sette. Tutte le major, NJPW, Impact e ROH (con la sola assenza della AEW, ovviamente, che però ha in programma un Dynamite dal profumo di PPV a St. Louis) saranno a Los Angeles. Tutte le “indie”, GCW, DDT, il Wrestlecon… il mondo del wrestling sarà/è a Los Angeles. Tutti i fan spostano le lancette di 8 ore, per sincronizzare il proprio fuso orario a quello di LA. Tantissimi fanno o faranno il viaggio della vita (che io sperò sia verso Philadelphia tra un anno scarso) e tutti godono della WWE e di Wrestlemania. La città, lo stato della California, tutte le promotion. Da chi fa 250 spettatori alla WWE stessa con i 130.000 fan che assieperanno il SoFi Stadium tra sabato e domenica. Il Natale del nostro piccolo ma rumorosissimo mondo. Ed in questi giorni di festa, tutte le divergenze si affievoliscono. Resta un unico grande topic. Basta una campanella, un ring, due lottatori ed un arbitro. Il resto è opzionale. Quindi non ci resta che augurarvi buona Wrestlemania Week, buon Wrestlemania Weekend. Buon lavoro a tutti, anche a noi che la “racconteremo”. Buona Wrestlemania e divertiamoci! A Los Angeles, a Roma o a Tokyo poco cambia. Basta un ring.