Dopo pochi mesi di vita, la TNA aveva accumulato milioni di dollari. Di rosso. Un buco economico stratosferico che non compensava con la vendita dei weekly ppv, né con eventuali sponsor. La situazione si fece pericolosa e dimostrò come i Jarrett, soprattutto Jeff, fossero poco avvezzi a condurre una promotion con un obiettivo tanto alto: sfidare la WWE.

E la WWE offrì in quei mesi una scialuppa di salvataggio. Dopo aver incorporato WCW e ECW, Vince McMahon era interessato a comprare per pochi spiccioli un progetto sì fallimentare ma anche remunerativo poiché assumeva gli ultimi reduci delle suddette promotion e stroncava sul nascere ogni possibile concorrenza. Jerry Jarrett aveva trovato l’accordo di massimo ma il figlio fece saltare tutto (al tempo gli attriti tra Jeff e Vince erano ai massimi livelli). Era il suo progetto, la sua rinascita, la sua alternativa. Così l’unica soluzione era quella di cercare altri investitori, trovati nella Panda Energy dei Carter. Risanare i debiti fu un lavoro immane, tale anche il dare una fisionomia mondiale al progetto. Ma la WWE, si sa, è rimasta 10 spanne avanti.

Il difetto maggiore, anzi i difetti maggiori della TNA sono stati 3: il primo quello di non essersi imposta un periodo da seguire. Ovvero non aver avuto un progetto di lungo respiro ma aver rincorso di anno in anno la sfida col Colosso. Non si possono battere in poche stagioni oltre 30 anni di storia col suo carico di esperienza e successi, anche la WCW l’ha vissuto sulla sua pelle; il secondo il fatto di non aver curato la propria immagine e la comunicazione, di non esser arrivata a possibili sponsor che le potessero dare risalto e nome e fama tali da operare il netto avvicinamento. La WCW insegna che quando sai usare i media, tutto il resto vien da sé; essersi imbottita di superstar WWE diventando una copia della WCW. La differenza reale sta nel fatto che i vari Nash, Hogan, Hall, Hart, Henning, Macho Man e compagnia intuirono che la WCW non solo pagava bene ma garantiva quel passo in più che in WWE non potevano acciuffare. I vari Rob Van Dam, Val Venis, Booker T, Rikishi, e compagnia sapevano benissimo che la TNA era solo un punto di passaggio della loro carriera, uno qualsiasi in cui guadagnare bene lavorando poco. Dietro gli original aspettavano il loro turno con pazienza, sopportando tutto, andandosene e ritornando più volte.

Gli original si sono lentamente stufati. Molto lentamente, e sono passati all’odiata rivale. Nel giro di pochi mesi abbiamo visto ad NXT e nel main roster l’arrivo di AJ Styles, Samoa Joe, Bobby Roode, James Storm (passato per poco), Eric Young, Austin Aries…. in pratica quelli che sarebbero dovuti diventare i main eventer fissi della TNA. E nel mentre la storia è stata trasformata: via Jarrett, via tutti gli ex WWE (ad eccezione degli Hardy), via Hogan e Bischoff, via la considerazione e le idee della prima ora. Oggi la promotion ha un bel roster ma zero programmazione e zero rilievo nel business. Insomma, è un giovane allegro ragazzo morto che cammina, ma nessuno sente timore nel guardarlo. Una succursale della WWE: alla fine Vince McMahon è arrivato comunque al suo proposito anche se ha dovuto attendere quasi 15 anni.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.