Una regola non scritta nel mondo del Wrestling, ma non per questo meno importante, recita “Never expose the buisness”. Vi sarà capitato almeno una volta di sentirla pronunciare da gente come Ric Flair, Bret Hart, Roddy Piper ed altri. Insomma, mica dei jobber qualunque. In sintesi, con questa frase si intende che è posto il divieto assoluto per i lottatori di far notare al pubblico il lato “recitativo” e programmato del Wrestling. Fatta questa dovuta premessa quindi, tutto ciò che “espone il buisness” non fa bene al “buisness”.
Chi espone il Buisness
Secondo me, gente come Logan Paul e Bad Bunny sono un chiaro esempio di chi “espone il buisness”. Il fatto che atleti, cantanti, ex pugili e YouTuber calchino un ring WWE, si esibiscano in incontri e facciano anche una “bella figura” è un modo come un altro per “ridicolizzare” la sacralità di questo “nostro” mondo. Un mondo che regge su piedi d’argilla, dove la famosa “sospensione dell’incredulità” può essere infranta da un pugno dato male, o da una mossa “sovrastimata”. Capisco, però, che il Wrestling è soprattutto un “Buisness”. E come tale è una macchina che deve far soldi. E certe apparizioni garantiscono un certo “introito” in termini di sponsor e biglietti venduti. Quindi, teniamoci questi “esterni” ed amen. Lasciamo scorrere i loro segmenti come acqua piovana, e concentriamo le nostre attenzioni su altro del prodotto. Occhio poco vede, cuore poco duole.
Il giusto posto nel mondo
Nella scorsa puntata di Smackdown Logan Paul ha affrontato verbalmente la Bloodline. Tralasciando i cori di disapprovazione per lui (che mettono un po’ in imbarazzo, perché Logan dovrebbe essere un face), ho notato che è letteralmente “eclissato” da Heyman e dalle interazioni della Bloodline. Il mio piacere deriva dal fatto che, dare tutto questo spazio ed importanza (tale da renderlo n°1 contender senza averne merito) ad uno che, praticamente, qualche mese fa era solo uno YouTuber, mi sembra proprio assurdo. E relegarlo al suo piccolo cantuccio da “parveneu” è sicuramente più appropriato. Il dispiacere, invece, mi viene su perché immagino che non sia questo quello che volevano in WWE.
L’importanza delle star in WWE
Ora Logan sta giocando a seminare discordia nel gruppo. Un cliché, questo, di chi si oppone ad una stable in WWE. Ma la Bloodline, in maniera inversamente proporzionale, continua ad accrescere il suo consenso e si radica sempre più nel palcoscenico WWE. A Crown Jewel ci sarà la resa dei conti tra Logan Paul e Roman Reigns, e molto probabilmente quest’ultimo si confermerà campione. E Logan? Tornerà a fare i suoi match “pubblicitari” con mid-carder di un certo peso fino alla fine della sua collaborazione con la WWE. E tutti felici e contenti di aver fatto il miracolo al botteghino arabo.
Per carità, non vengo dalla Luna. So che l’obiettivo della WWE a Crown Jewel non è avere il miglior match della storia, ma avere la più grande cassa di risonanza possibile. E so anche che le star della TV hanno contribuito a rendere il Wrestling ciò che è oggi. Senza Cyndi Lauper e Mr T, Wrestlemania 1 non avrebbe avuto quell’eco. E senza Mike Tyson a Wrestlemania 14, il Main Event non sarebbe stato così atteso. Però ci sono modi e modi di gestire certe situazioni. La Lauper non affrontava Hulk Hogan, e Tyson non competeva per il titolo mondiale. Erano una attrattiva, certamente, ma che faceva da cornice ad un quadro già ben definito di suo. Come Daniel Cormier nel Fight Pit di Extreme Rules. Fino a quando fanno da sfondo, e non diventano i protagonisti principali, va tutto bene. Dopo l’Arabia Saudita, mi auguro che questo esperimento giunga al termine, e che la compagnia non decida (visti i logici ed aspettati guadagni) di replicare in futuro questo evento. E che la WWE si concentri sugli atleti che meritano un Main Event di tale prestigio. Di carne a cuocere ce n’è tanta. E chissà, forse la WWE incasserebbe anche di più. Per cui, sì a Logan Paul, ma con i dovuti “limiti”. È un buon atleta e può fare match godibili, e porta a guardare la WWE migliaia di suoi follower. Per cui, è tutto grasso che cola. Ma non diamogli il posto in pole position, a lui come ad altri come lui, perché si rischia che per quanti nuovi fans arrivino, tanti altri se ne vadano via. E non venitemi a dire che “questo è quello che vuole il pubblico arabo”, perché come scusa non regge. C’era gente, negli anni 90, che voleva Gillberg campione WWF, ma nonostante questo non si decise mai di fare questo grande passo. La regola del “il cliente ha sempre ragione” vale solo nei Bar, o nei ristoranti. Non in WWE.