Dopo quasi un anno e mezzo dall’ultimo tour, la WWE è tornata in Italia per dar spettacolo col roster di Raw. Un evento eccezionale vista la grandezza dello show rosso in termini di atleti, cosa che ha fatto schizzare la vendita alle stelle. Merito sicuramente degli Hardy Boyz, diventati delle vere icone, di Finn Balor, Dean Ambrose, dello stakanovista The Miz, di Bray Wyatt e di Seth Rollins. Una esperienza unica che due nostri redattori hanno vissuto in prima persona. Quello che leggerete quest’oggi non sarà un mero report di due tappe ma uno spaccato di emozioni e di vita vissuta. Siete pronti? Partiamo!

DAVID CAFORIO, ROMA
Il biglietto per l’evento è stato un regalo della mia ragazza per Natale, lei non ha mai visto nulla della WWE se non qualche mio sporadico tentativo di avvicinarla allo sport. L’ingresso è stato davvero rapido e senza intoppi, dopo 5 minuti eravamo dentro la Palalottomatica e l’entusiasmo è salito a mille. Attorno a noi c’era qualche stand di merchandising ufficiale e il bambino 22 enne che è in me ha voluto con capriccio provare ad acquistare qualcosa dallo store, ma oltre a non esserci nulla di socialmente accettabile per la mia età, sebbene i prezzi fossero un tantino proibitivi, magliette e altri gadget sono andati a ruba in pochissimo tempo.

Una volta dentro salta fuori il primo problema: il posto assegnato. Eravamo infatti in un’angolazione pessima, esattamente davanti alla transenna che spaccava in due il ring, dietro il maxischermo col rischio di perderci l’intrattenimento visivo iniziale (cosa che è infatti avvenuta). Lo show inizia estremamente puntuale, alle 20.00 risuona la musica di Big Cass ed Enzo Amore. Mi aspettavo un pop più alto ma non tutti erano ancora ai loro posti e forse l’eccessiva puntualità ha disorientato l’italiano medio. Anche le catchphrases non mi sembrano esser state accolte con il solito boato. E mentre lo show continua, noto dei posti frontali completamente vuoti con l’Arena non al completo anche il successo è stato comunque importante. Visti gli spazi vuoti, dopo i primi match ci siamo spostati davanti e il tutto ha preso una piega totalmente diversa. Da questo momento sono iniziati i match principali e da questo momento la mia fidanzata estranea a tutto comincia davvero a divertirsi. Il promo di the Miz, i pop per Ambrose, Rollins, Balor, Alexa hanno davvero riempito l’Arena e l’intrattenimento è stato ottimo. Mi sono divertito con una spensieratezza davvero unica che non provavo da tempo, e anche se gli esiti dei match erano scontati non aveva importanza. Noi eravamo lì a qualche metro dai nostri beniamini e ho capito delle cose molto importanti: la prima è che critichiamo tanto questa federazione quando non ci da quello che vogliamo ma ci dimentichiamo che questa macchina fa un duplice lavoro ogni notte. Riesce infatti a unire due tipologie di pubblico, quello live e quello televisivo. Due pubblici che hanno due esigenze completamente diverse, e solo stavolta ho capito quanto lavoro facciano per accontentarci. La seconda è che l’Arena aveva tanti bambini, che gioivano e si disperavano insieme ai loro idoli, divertendosi e ridendo con i propri genitori. Questo per me è stato davvero un bel quadro e mi ha fatto riflettere. Davvero i media italiani stanno proibendo loro con tutte le forze uno spettacolo simile cercando di convincere i più piccoli che il wrestling sia il male? Dopo quello che ho visto sono sempre più convinto che mio figlio crescerà a pane e WWE, perché vi assicuro che allo stadio durante le partite calcistiche non c’è mai stato questo clima. E l’ultima mia riflessione è stata sulla mia ragazza. Ho capito su cosa la WWE si basi per stabilire i main eventer. È giusto che ne se freghino dell’opinione di noi smart. La WWE ha bisogno degli estranei come lei che si divertono a vedere sconosciuti e si appassionano a scoprire le vicende dei wrestlers indipendentemente dalla loro fama, bravura o gavetta. È assurdo che senza pregiudizi lei sia stata in grado di capire chi fosse il migliore sul ring e chi avrebbe dovuto tifare. In virtù di ciò sono davvero grato a lei di questo regalo e sono grato alla WWE di avermi dato tutti questi anni di spensierato intrattenimento divenendo per me una profonda passione. Consiglio vivamente l’esperienza a tutti.

MATTEO BRUNO, BOLOGNA
Una domanda ricorrente che non può mai mancare all’acquisto di biglietti a lunga data è “mi piacerà sempre tra X mesi?”. Negli ultimi mesi il prodotto WWE è oggettivamente calato e sopportare (già questa parola dovrebbe far riflettere visto che dovrebbe essere qualcosa di piacevole..) le puntate settimanali di Raw si fa sempre più difficile e non nego di ricorrere, da qualche settimana, ai recap o ai report (#ThankYouTenshiNeko). L’obbiettivo di questo Live Show era quindi quello di “riaccendere la fiamma dell’entusiasmo”. Non è la prima volta che assisto ad uno show WWE in Italia, ma la prima sensazione che si ha sempre una volta visti i primi lottatori (anche se questi erano Enzo e Big Cass…..) è: << non è come alla televisione >>. Ci sono tantissimi dettagli che ci vengono negati dalla telecamera e solo assistendovi dal vivo si possono scorgere, per fare un esempio sciocco: quando i lottatori fuori dal ring attendono il momento giusto per rientrare.

Parlare dei match e del loro esito è superfluo visto che non è il motivo per cui sto scrivendo e ad essere sincero non tifavo nessuno in particolare, non mi sono trattenuto comunque nel fischiare Roman Reigns. Ma si, mi sono divertito. Come pubblico non siamo stati un granché, ma non perché siano stati tifati/fischiati atleti rispetto ad altri, ognuno ha la proprio opinione ed è giusto che sia così. Sto parlando del fatto che molti match, come quello femminile che vedeva Bailey, Sasha Banks e Mickie James affrontare Nia Jax, Emma e Alexa Bliss siano stati quasi snobbati, arena quasi silenziosa che ogni tanto si riprendeva con qualche coro pro Sasha e Bailey (… e Mickie che fa?) o con battiti di mano; mentre il match improntato alla comicità tra Goldust, R-Truth (a proposito sono stato l’unico st***** a ripetere whoomp there it is), Rhyno e Slater vs Bo Dallas, Titus, Curt Hawkins e Axel ha molto coinvolto, il che non è che sia qualcosa di mortificante e sicuramente a quelle superstar, relegate nella categoria “inutili”, ha fatto piacere ma un po’ ti fa riflettere. Alla fine dello show una domanda mi ha pervaso la mente fino all’arrivo al mio hotel, viaggio abbastanza lungo visto l’imprudenza dell’autista dell’autobus che affrontava le rotatorie come se non ci fosse un domani e poi si fermava, così, tanto per: ” ma se io avessi guardato questo show in un episodio di Raw, cosa avrei fatto?” Semplice, avrei spento la televisione. Assistere ad uno show dal vivo ti fa notare quanto sia determinante la parola Entertainment della sigla WWE, parola che spesso non prendiamo in considerazione. Quando siamo davanti alla televisione abbiamo pretese come: “questo lottatore doveva fare questo; lui non si merita di andare per il titolo; sempre gli stessi match; ecc..” ed è normale e giusto che sia così, ma quando ti trovi a sedere a poche decine di metri dal ring e quei lottatori che vedi ogni settimana sono lì, non puoi non farti “contagiare”. Tornerò a seguire settimanalmente gli show? Non lo so, ci proverò, ma so che il 12 Novembre sarò a Firenze e per rispondere alla domanda iniziale: <<non lo so, ma sicuramente mi divertirò>>.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.