La questione è ciclica, ogni anno che ci avviciniamo a Wrestlemania scappa fuori il nome di The Rock, non necessariamente come performer in ring, magari come presentatore, per un segmento, un saluto, un pensiero, un istante, un momento.
Qualsiasi sia la faccenda in ballo, anno dopo anno, il pubblico si spacca in due: internet che prova ostilità e avversione e il resto che “wow quanto è figo The Rock!”.
La cosa si accentua se guardiamo nel nostro giardino di fan italiani, indubbiamente per ragioni storiche, perché The Rock non lo abbiamo “vissuto” e dopo il boom del 2004 è stato solo una presenza incostante, ingombrante e fastidiosa. D’altro canto, The Rock è universalmente riconosciuto come una star di Hollywood di un certo genere di cinematografia che fa girare bei soldi.
The Rock è un fenomeno di massa che continua a funzionare dopo vent’anni, probabilmente per scelte oculate non casuali, ma che oggi a noi non interessano. Mi chiedo oggi invece perché nonostante la percezione che noi “addetti ai lavori” abbiamo, ovvero di una figura controversa in questo senso, la WWE anno dopo anno, cerca il più possibile di coinvolgerlo e suggerisce un match appena possibile contro Roman Reigns? La domanda, andrebbe perfezionata anzi, The Rock è solo una scusa per fare un discorso più complesso.
The Rock è in qualche maniera la perfetta rappresentazione di quanto la WWE sia più scaltra di quanto spesso ci fermiamo a giudicare. The Rock è contemporaneamente bene e male, come la WWE stessa.
Da una parte coccola i fan di internet con NXT, NXT UK, i Takeover e addirittura due stable cool-heel dominanti che funzionano e vendono bene, dall’altra tutto ciò che non va nel main roster (non elenco per rimanere dentro un certo numero di caratteri del testo).
Così The Rock da una parte funziona alla grande in quanto icona pop che supera i confini del wrestling, ma che ci sta perfettamente dentro allo stesso tempo e dall’altra per i fan più duri e puri rappresenta ingratitudine e arroganza. Colui che ha rubato il main event di Wrestlemania a CM Punk e così via.
Naturalmente sono sentimenti che ognuno è libero di provare, schierandosi da una parte o dall’altra. Come in tutte le questioni spinose e controverse, quasi sempre la verità sta a metà. Una WWE che propone un wrestling duro e puro, sarebbe più appetibile sul mercato generalista? La risposta è no. Così come una WWE totalmente sbilanciata sull’intrattenimento più becero.
Da una parte e dall’altra della nostra idea utopica di wrestling occorre scendere a patti, per ogni bel Takeover occorre un The Rock di turno che porti le luci della ribalta sulla WWE.
Con un approccio quasi taoista sarebbe opportuno che chi acclama un The Rock vs Roman Reigns, si affacci a scoprire Adam Cole vs Tommaso Ciampa e viceversa. Senza voler imporre niente, semplicemente ricordarsi che da una parte o dall’altra di come si legga la storia, i sacrifici e i rospi da ingoiare ci saranno sempre.
Dwayne Johnson ha un debito di riconoscenza verso il wrestling, mi piace pensare, in maniera romantica che ad ogni occasione cerchi di fare il massimo per fargli e farci del bene al massimo delle sue possibilità, anche se ripete le stesse identiche cose da vent’anni.