Il Fu Dean Ambrose ha lasciato la WWE ed è tornato ad esibirsi per altre federazioni con il vecchio nome di Jon Moxley. Nel corso di due podcast radiofonici, uno di essi condotto da Chris Jericho, Moxley si è sfogato facendo dichiarazioni molto forti, che riguardavano il suo rapporto con Vince McMahon, con i booker della compagnia e, più in generale, il modo in cui vengono gestite le cose in WWE. In molti hanno creduto di trovarsi di fronte ad un nuovo CM Punk, ma è davvero così? Oppure le rivelazioni di Moxley non sono poi niente di eccezionale? Che impatto hanno lasciato nel mondo del wrestling?

Jon Moxley ha detto che la colpa di tutto è di Vince McMahon; possiamo sintetizzare così il discorso. Certo Moxley gli ha riconosciuto di essere stato un grande innovatore e che anche attualmente spesso ha molte buone idee, ma in generale lo considera un uomo dalla visione limitata, incapace di rinnovarsi, arrivando a dire che un prodotto come NXT funziona proprio perché Vince McMahon se ne tiene alla larga. Nulla di nuovo da questo punto di vista, Moxley ha solo confermato ciò che tutti pensavano. Tuttavia una parte del suo racconto mi ha fatto riflettere: Moxley dice che i promo vanno recitati alla lettera (ed è stato shoccante per lui scoprirlo) e che i wrestler non hanno più paura di dire a Vince che sono scontenti delle storyline che vengono loro proposte, tuttavia preferiscono fare come gli viene ordinato per non compromettere il lavoro del booking team; infatti, sono proprio i booker ad essere più a rischio di licenziamento e molti lottatori decidono di rispettare pedissequamente il copione per non mettere nei guai chi quel copione lo ha scritto. Sembra dunque che a tutti (salvo rare eccezioni) vengono dati precisi promo da imparare “a memoria” e che non gli sia possibile, o non vogliano, modificarli in alcun modo, ma esprimere il proprio dissenso dietro le quinte non è più un tabù. Sarà perché i wrestler sanno che fuori dalla WWE c’è un mercato florido che aspetta solo loro, nonostante gli offra più incertezze rispetto al “posto fisso” della WWE? Sarà perché la WWE sa che la concorrenza è agguerrita e non vogliono privarsi di nessun wrestler, dunque i licenziamenti diventano più difficili? Oppure siamo arrivati a un rapporto di indifferenza reciproca, nel quale per la WWE chi viene e chi va non ha importanza ed i wrestler non si preoccupano di dove lavorano, perché tanto sanno che lavoreranno comunque?

Jon Moxley ha detto che Vince McMahon vuole vedere la stessa identica storia ripetuta più e più volte, con il buono che si rialza nonostante le avversità e il cattivo che se vince lo fa scorrettamente. Anche qui niente di nuovo: quante volte ci siamo lamentati della visione ormai vecchia di Vince? Ma Moxley ha aggiunto un altro punto: ogni settimana vediamo sempre le stesse cose, gli stessi match, facendo perdere poi l’atmosfera magica ai PPV. Tutto ciò è vero, ad esempio è un peccato che a Raw abbiano già proposto per ben tre volte Ricochet contro Cesaro, costringendoli a match ripetitivi e svalutando poi un loro eventuale match in PPV. Le tre ore di Raw sono massacranti e non si comprende perché non si faccia un turn over tra gli atleti. Forse gli ascolti settimanali sono più importanti, forse la WWE ormai non vede più i PPV come fonte di guadagno e non si preoccupa di dare qualcosa di inedito per questi eventi? La ricetta, però, funziona davvero? Da una parte c’è chi dice che non serve a nulla vedere dei bellissimi match tra Andrade e Rey Mysterio, ben costruiti, con continui richiami ai match precedenti, se poi questa faida muore nel nulla; dall’altra, chi sostiene che in tre ore soporifere di Raw un match come Cesaro vs Ricochet è puro oro e se lo guarderebbe di continuo.

Jon Moxley ha affermato di essere scontento del suo personaggio, di come veniva utilizzato, di dover recitare promo da idiota e fare cose da idiota. Dal mio punto di vista, non siamo davanti ad una Sasha Banks, che si lamentava della sua poca considerazione nonostante la compagnia la portasse ciclicamente al top; non siamo davanti neanche ad un CM Punk, il quale lamentava una frustrazione che durava da anni. Siamo di fronte ad un uomo che è rimasto lontano dal ring per mesi per infortunio e che, al suo ritorno, magari anche con la smania di tornare finalmente a combattere, tornare finalmente a fare ciò che ama, si è invece ritrovato coinvolto in una storyline che non lo soddisfaceva, a recitare un ruolo che non sentiva suo e che, anzi, detestava. Ha fatto bene Moxley ad andarsene? O avrebbe dovuto semplicemente aspettare la fine di quella brutta storyline e sperare nella prossima? O ha capito che tanto a Stamford le cose non sarebbero cambiate ancora per molti anni e ha preferito defilarsi per qualche anno?

Che cosa abbiamo capito dalle dichiarazioni di Moxley? Che Vince McMahon detta ancora legge, portando alcuni di noi a sperare ancora più impazientemente che le cose passino in mano a Triple H; che i wrestler sono più imbrigliati nel loro ruolo di quanto si creda, ma, allo stesso tempo, abbiamo capito che sempre più wrestler non sono disposti ad aspettare che la situazione cambi e preferiscono manifestare apertamente il loro dissenso, sapendo di non subire gravi conseguenze e sapendo di poter cercare fortuna altrove.

Voi cosa ne pensate? Quanto peso effettivo hanno le parole di Moxley? Che cosa avete scoperto, che non sapevate, ascoltandolo?

Se vi siete persi qualche parte dell’intervista, vi rimando alle news pubblicate qui su ZW, ai podcast di Chris Jericho e di Wade Keller e al video tradotto in italiano di Certified Y.

Ysmsc