La settimana scorsa, La WWE, tramite un comunicato ufficiale fatto sul proprio sito internet, ha dichiarato che Daniel Bryan sia libero di tornare a fare wrestling. Una notizia che corrisponde quasi ad una manna dal cielo per ogni fan di wrestling: non solo Bryan è uno dei nomi più amati dal pubblico di internet, ma è pure un personaggio adorato dagli appasionati più giovani e casuali, soprattutto per la sua genuinità e la sua spontaneità nel raccontare una storia. Questo comunicato ha riacceso il fuoco nelle anime di tutti i fan della disciplina, i quali, dopo aver incominciato a sostenere a gran voce questo atleta, si sono sentiti l’urlo strozzato in gola dal ritiro prematuro al quale Daniel fu costretto ad andare incontro a causa dei continui problemi fisici. Nonostante il sogno sembrasse finito, da martedì scorso, Daniel Bryan è tornato ad essere un lottatore attivo della federazione di Stamford, per questo, ripartiamo dal principio, da dove questa magia è incominciata, ossia dalla Road To Wrestlemania 30.

Tutto ebbe inizio nelle settimane precedenti a Summerslam, dove Daniel Bryan fu scelto da John Cena come primo sfidante al titolo WWE da lui vinto qualche mese prima. Fin da questo momento, era evidente il fatto che The American Dragon fosse considerato come l’Underdog per eccellenza: infatti, tutta la storia si basò proprio sulla scelta fatta dal Leader della Cenation, che fu accusato di aver selezionato proprio Bryan vedendo in lui un avversario alla portata. Con queste premesse si arrivò al ppv più importante dell’estate. Molti respiravano l’aria di un possibile cambiamento, dato che, in quel periodo, Cena stava combattendo con un vistoso problema al gomito, che, successivamente a quel match, lo costrinse a stare fuori dai giochi per un paio di mesi. Come già detto, era plausibile una vittoria di Daniel, sia per lo scenario, sia per le premesse, e così fu: dopo circa 25 minuti di match fantastici, il Leader dello Yes Movement portò a casa il tre vincente grazie ad una Knee Plus, che lo rese nuovo campione della federazione.

Nonostante questa vittoria fosse il perfetto coronamento di più anni di lavoro svolti da Daniel per raggiungere la vetta della compagnia, il lieto fine ebbe una brusca interruzione: difatti, grazie all’aiuto dell’arbitro speciale designato per quell’incontro, ossia Triple H, Randy Orton riuscì ad incassare con successo la sua valigetta del Money In The Bank, sottraendo così all’American Dragon il premio appena ottenuto. Da questo momento in poi vi è stata la vera e propria ascesa di Daniel Bryan, non solo perchè il pubblico amava alla follia il lottatore, ma anche perchè questa storia è stata in grado di far immedesimare chiunque nel wrestler di Aberdeen: i fan ritenevano ingiusto il fatto che un performer così talentuoso non potesse ricevere ciò che meritava solo perchè, fin dal principio, è stato considerato un “B+ Player”, per questo il pubblico si è stretto ancora più vicino a lui, incominciando così una cavalcata trionfale.

La strada del lottatore, però, incominciò con una tremenda salita, con i mesi successivi a Summerslam che videro lo stesso copione ripetuto più volte: Daniel Bryan ottiene un’opportunità per il titolo, ma, per un motivo o per l’altro, la sua title shot viene mandata a fumo per colpa dell’Authority. Per l’appunto, a Night Of Champions il Leader dello Yes Movement riuscì a battere Randy Orton, per poi vedere il suo titolo reso vacante la sera dopo a causa dell’arbitro di gara, mentre ad Hell In A Cell fu il suo stesso mentore Shawn Michales a regalare la vittoria a The Viper.

Da questo momento in poi, l’idea che Daniel Bryan fosse costretto a retrocedere sempre di più nella card stava diventando sempre più concreta. Però, malgrado la compagnia avesse deciso di relegare Bryan ad una semplice rivalità col nuovo membro del Main Roster, Bray Wyatt, con la quale sono stati fatti diversi tentativi per affievolire la passione dei supporters di questo lottatore, uno su tutti il turn heel e l’ingresso nella Wyatt Family, nulla funzionò: Daniel, col passare del tempo, diventava sempre più popolare ed amato da tutto il pubblico. Amore che il WWE Universe espresse soprattutto attraverso due segmenti iconici avvenuti in questo periodo:

Ormai, nascondere l’attrazione dei fan nei confronti dell’ex ROH era impossibile, perciò Bryan ottenne un’ennesima “ultima chance”:  il G.O.A.T. fu inserito nell’Elimination Chamber Match valevole per il WWE World Heavyweight Championship, detenuto sempre da Randy Orton, che, qualche mese prima, in un match di unificazione delle cinture massime, strappò il titolo dei pesi massimi a John Cena, il primo vero avversario dell’American Dragon in questo lungo percorso. Sebbene Bryan fosse riuscito a tirare fuori dal cilindro un’altra ottima performance, lui fu l’ultimo ad essere eliminatio proprio dall’Apex Predator. E forse arriva qua la resa di Vince McMahon & co. : nei mesi precedenti, ci hanno provato in tutti i modi a tenere nascosta la patata bollente chiamata Daniel Bryan, come se fosse polvere sotto il tappeto, ma niente è servito. La gente comune non accettava di poter vedere nel Main Event di Wrestlemania 30 Orton contro Batista, vedendo in Daniel l’unica salvezza per un match che, senz’ombra di dubbio, sarebbe stato fallimentare.

Così, dato che la WWE si trovava a poche settimane dallo Showcase Of Immortals con una costruzione tutt’altro che entusiasmante per quello che sarebbe dovuto essere il match più importante dell’anno, ed orfana di un avversario per Triple H, a seguito dell’abbandono di CM Punk, decisero di intraprendere la strada più semplice: Bryan sfidò Triple H, il quale all’inizio rifiutò la proposta, ma fu costretto a ritornare sui suoi passi con l’occupazione di Raw, cosa che non solo lo convinse ad accettare la sfida dell’ex compagno di coppia di Kane, ma a concedergli pure la possibilità di approdare nel Main Event di Wrestlemania 30 in caso di vittoria ai suoi danni.

Con questo, l’impresa venne portata a compimento: l’ex membro del Nexus aveva un match per Wrestlemania 30 che poteva permettergli di finire addirittura nel Main Event. Non c’è neanche bisogno di descrivere quanto successo quella sera: dopo due match carichi di emozione, il G.O.A.T sconfisse prima Triple H, poi Randy Orton e Batista, laureandosi così nuovo campione mondiale della WWE nel palcoscenico più importante del mondo. Due match impreziositi dalla partecipazione del pubblico, tutto a favore di un grandissimo wrestler qual è Daniel Bryan, dimostrando di essere degno di grandi occasioni come lo show più importante dell’anno.

Purtroppo, la favola non è durata a lungo: pochi mesi dopo, il fautore dello Yes Movement fu costretto a rendere vacante il titolo a causa di un infortunio. Molti altri problemi fisici hanno colpito Bryan nei mesi successivi, tanto che, l’8 febbraio 2016, lui fu costretto ad appendere gli stivali al chiodo, fino, ovviamente, al punto di svolta di settimana scorsa.

A poco più di una settimana dal suo ritorno sul ring, voglio ricordare così Daniel Bryan, attraverso quella cavalcata storica che lo portò dal mid-carding al Main Event del Grandaddy Of Them All, tramite una storia piena di gioia, dolore e soddisfazione, che nessuno sarà mai in grado di emulare.

The Notorious