Tutto cambia perché nulla cambi. Con questa citazione gattopardiana, apro l’editoriale di oggi sulla situazione attuale in WWE. Una situazione che desta perplessità, per il via vai continuo di atleti che, o decidono di approdare altrove, oppure rientrano in Compagnia dalla porta secondaria. Un fenomeno che, dopo gli epocali cambiamenti vissuti, era stato scongiurato dai fan, ma velatamente, anche dalla dirigenza. Una nuova WWE, terra di opportunità e di libertà creative, che sarebbe stato il nuovo paradiso dei wrestler, che di questo avevano bisogno da tanto, troppo, tempo. Eppure, nonostante una svolta più “democratica”, i dipendenti sembrano non vedere l’ora che il proprio contratto arrivi a scadenza, così da poter fare le valigie e salutare Stanford. Ed alcuni di loro, dopo l’addio, sembrano pure risollevati. Una circostanza che non può che darci da riflettere. E imporci anche qualche domanda.

Drew McIntyre, Becky Lynch, Ricochet, Chad Gable, sono solo alcuni dei nomi trovatisi in questa spiacevole situazione. E, qualcuno di loro, ci ha già lasciato le penne. E, se lo scozzese ha rinnovato dopo giorni di fiato sospeso, Gable è ancora in trattativa, e sembra ancora incerto il suo rinnovo (ad oggi, 11/06/2024). Perché i lottatori vanno via, nonostante, ora, la WWE è dipinta come la terra promessa? Perché alcuni di loro, in scadenza di contratto, decidono di forzare la mano, rischiando il tutto per tutto? Che siano gli stessi atleti, forti di eventuali proposte recapitategli da più parti, ad adottare questa strategia, al fine di alzare il proprio valore contrattuale ? Perché oggi, basta affacciarsi più in là, e si scopre una moltitudine di alternative valide, pronte a fare una offerta migliore al free agent di turno. Cosa che, solo qualche anno fa, era evento raro, e gli atleti, forse privi di altre realtà cui esibirsi, erano “costretti” ad accettare ciò che veniva loro proposto, anche se insoddisfacente. E magari, proprio perché esiste Tony Khan

e il suo immenso patrimonio, i wrestler decidono di “vendersi” più frequentemente. Cosa che, per le loro tasche, è sicuramente benefico. Purtroppo però, per le loro carriere, molto meno.

Infatti, non è detto che, la nuova realtà, sia in grado di valorizzare l’atleta, perlomeno tanto quanto fatto dalla Compagnia precedente. E non è neppure scontato che, l’atleta stesso, sia in grado di sviluppare pienamente il proprio personaggio; Con nuove realtà in cui ambientarsi, nuovi rivali con cui esibirsi, e un nuovo team creativo da seguire, il rischio di trovarsi un tantino “fuori luogo” è elevato. La concorrenza tra le federazioni di wrestling, e questa malsana scelta di rendere pubbliche le trattative, ha inficiato, in primis, alle carriere stesse dei wrestler. Questi ultimi spesso, per seguire il vil denaro, si sono cimentati in nuovi ambienti professionali, che hanno finito per stroncare le loro ascese. Il salto della quaglia, perpetrato da tanti lottatori nel corso dei decenni, ha spesso interrotto il loro momentum, non riuscendo più a riprendersi da questa battuta d’arresto. Sintomatico è che, chi ha scelto di esibirsi in un unica Compagnia per tutta la carriera, ha vissuto ascese organiche e di successo, molto più frequentemente di chi ne ha cambiate diverse. Si scomputa da questo paradigma chi, insoddisfatto della propria gestione, decidesse di cercare altrove il successo. Ma chi, intenzionato solo ad alzare il proprio valore contrattuale, ha optato per cambiare vessillo, ha finito quasi sempre per peggiorare le sue condizioni. Mai detto fu più congeniale, per tale circostanza, di questo: Chi troppo vuole, nulla stringe.