Capisco l’importanza della partnership con un nome grosso come Logan Paul. Capisco anche la necessità di espandere i confini, laddove c’è margine di farlo. Ma a tutto c’è un limite; Se, affidarsi a certe personalità per diffondere il prodotto, significa sacrificare lo spirito del Wrestling, allora c’è qualcosa che non va. Logan Paul, come campione Statunitense, doveva servire allo scopo di pubblicizzare il prodotto. Nel suo podcast, nelle apparizioni pubbliche, con la cintura WWE al seguito, avrebbe diffuso a tutto il globo il marchio, riuscendo forse anche nell’impresa. Però, se d’altro canto, le apparizioni negli show WWE sono saltuarie (a dir poco), penalizzando una cintura che meriterebbe di più, allora non capisco più se il gioco valga la candela.
Abbiamo sempre sostenuto che i fan siano i veri “direttori esecutivi” della WWE. Si lavora per loro, con loro, e grazie a loro. Il WWE Universe decide chi avrà successo, e chi invece no. Se una storyline è vincente, o se invece non merita alcun plauso. E, lo stesso pubblico, sembra dissentire dalla gestione di Logan Paul e del suo regno titolato. I fischi all’indirizzo dello YouTuber sembrano dimostrare, più che antipatia verso il ragazzo, disapprovazione per la sua gestione. Una gestione col contagocce (due difese titolate in ben 9 mesi), che fa storcere il naso a tutti. Va bene gli impegni extra-ring, va bene che non è un wrestler a tempo pieno, lo si sapeva dall’inizio, ma questo è troppo. Il risultato finale, almeno in ambito WWE, è che la competizione per il titolo U.S. è assente, il potere di valorizzazione di questo titolo è nullo, e la narrativa che lo coinvolge è priva di alcun interesse. Poco conta che Logan, nelle pochissime prestazioni che fa, soddisfi le aspettative: Anzi, sale ancora più rabbia proprio per questo, perché è capace, ma non si ha mai modo di apprezzarlo.
- Spero vivamente che a SummerSlam si opti per la vittoria di LA Knight, che di questa opportunità ne ha disperato bisogno. È che, questo capitolo, si concluda per non riaprirsi mai più. Affidarsi ad un “esterno”, soprattutto se fa i numeri di Paul, è cosa sacrosanta, e pratica spesso adottata in passato. Ma, farlo competere con costanza, perché infondo “adesso non è più solo uno YouTuber, ma anche un wrestler”, dovrebbe essere obbligo morale per la Compagnia. Per rispetto della disciplina, dei fan, e di quel titolo che ha una storia trentennale, e che è sempre servito a dare lustro alle categorie di lottatori intermedie, spesso dandone a ciascuna carriera un propulsore inaspettato. E quando scrivo che spero non ricapiti più, intendo che mi auguro che la WWE si avvalga il meno possibile in futuro di personalità famose con queste modalità. Si rischierebbe di ottenere meno di quanto ci si aspetta. Con la conseguenza che, se non è la WWE stessa a dismettere questa pratica, la costringerà a farlo il popolo sovrano. Nei modi che lui conosce bene.