La fine di Ottobre e i primi di Novembre hanno segnato per il Puroresu la fine (o l’inizio della fine, per uno dei tre protagonisti) della carriera di tre lottatori che hanno dato importanti contributi ad essa.
Il 31 Ottobre ha visto per l’ultima sul ring l’ultima Eresia del Profeta dell’Hardcore giapponese, Atsushi Onita, ultima tappa del lungo tour d’addio che in questo 2017 ha visto il 60enne fondatore dell’FMW salutare i suoi fan in Giappone e in giro per il Mondo.
La storia di Onita, iniziata nel 1974, lo vide essere da subito uno degli atleti destinati a guidare la ribalta dei Jr. Heavyweight nelle zone alte degli show negli anni 80 (quella rivoluzione di cui Tiger Mask e soci saranno gli artefici), dominando la categoria in AJPW.
Poi accade il brutto infortunio, quello che poteva chiudere anzitempo del tutto la sua carriera, ma Onita recupera, ma capisce anche che nella sua categoria, la corsa è finita, che certi numeri o mosse, non potrà più farle.
E Onita, come San Paolo, viene fulminato un giorno sulla via di Damasco da una branca che sta muovendo i suoi timidi passi in Giappone: l’hardcore Wrestling.
Vedendo quei match Onita capisce che può “riciclarsi” come Wrestler Hardcore e da lì inizia quella che il buon Giovanni Vinci di PuroresuMission ha definito “La Via Eretica del Puroresu”, di cui Onita diventa il Profeta assoluta quando, nel 1989, fonda la leggendaria FMW.
Per lui è la seconda giovinezza, con feudi diventati leggenda contro Masato Tanaka, Mr. Pogo, Hayabusa (con quell’exploding cagematch entrato nella leggenda) e molti altri.
Ma il corpo chiede il suo tributo, con altri infortuni, anche importanti, e arrivano i primi ritiri, durati solo il tempo di recuperare, complice anche l’amore per quel Ring, quella Saudade che ha ben riassunto Mickey Rourke nel discorso finale di The Wrestler:
Fino all’annuncio lo scorso anno in un’intervista a Tokyo Sports, dove annunciava il suo ritiro a 60 anni e con l’annuncio del lungo Tour d’Addio.
Onita è stato sicuramente vitale per la scena Hardcore giapponese, probabilmente senza di lui non avremmo avuto realtà ispirate dalla FMW come la BJW, atleti come Kasai, Kobayashi, Ito e tanti altri, ma ha anche rappresentato come altri prima di lui, l’ostinazione dei veterani a voler avere la ribalta sui ring (qualcuno ha detto Inoki?), di annunciare progetti faraonici che altro non sono stati che meriti revival dei loro bei tempi che furono (qualcuno ha detto Mutoh?).
Ma sicuramente, è stato anche quel lottatore che, coi suoi progetti (come Onita Pro, Cho Hanabi o il recente revival FMW) ha sostenuto realtà più o meno blasonate in difficoltà, come l’AJPW o la ZERO1, che ha beneficiato tantissimo degli innesti e dei progetti di Onita.
Onita ha terminato quindi la sua carriera come lottatore, ma rimarrà nell’ambiente, sia come Promoter dei suoi progetti, sia nel nuovo ruolo di arbitro (ha già annunciato che il 3 Dicembre debutterà come tale nel prossimo Show Onita Pro
Il 3 Novembre invece ha calcato per l’ultima volta nei panni di lottatrice di Manami Toyota.
La fine di una lunga carriera iniziata nel 1987, agli albori del wrestling femminile giapponese moderno.
Una delle atlete-simbolo della AJWPW, la storica divisione femminile AJPW, che l’ha vista lottare e vincere in tutte le realtà giapponesi della storia del Joshi Wrestling, ma anche sui ring della Lucha e delle Indies Usa; feud leggendari contro Aja Kong, Akira Hokuto e Megumi Kudo (vedetevi questo Match di Tag in cui si scontrarono la AJWPW e la FMW).
La Toyota, insieme alla Kudo, alla Nakano e a molte altre, sono state le artefici della crescita del Joshi, ne sono state le prime icone che hanno girato i ring internazionali: probabilmente, senza il loro contributo, difficilmente avremmo visto l’esplosione del Joshi ai massimi livelli del wrestling mondiale che stiamo vedendo oggi, con la Japan invasion che ha colpito pure la WWE, con Asuka e l’ingaggio delle Shirai (e la vittoria della Sane del Mae Young Classic, cosa impensabile fino a pochi anni fa).
E l’ultimo guerriero che si appresta alla sua ultima battaglia è un lottatore a cui io devo tutto, glielo devo da quel primo incontro che vidi da piccolo, su una tv regionale toscana, commentato dalla splendida voce di Tony Fusaro, che ancora oggi mi rievoca l’infanzia:
Il 28 Ottobre il primo leggendario Tiger Mask (Satoru Sayama) ha annunciato che dal prossimo Show della Real Japan (il suo progetto di federazione), inizierà il suo tour di ritiro.
Sayama, portando nel mondo reale il personaggio del Tiger Mask di Kajiwara degli anni 60, non solo portò un’icona riconosciuta dell’universo Manga, ma ne diventò, forse più di Inoki e Baba (e il primo ha infatti sempre malsopportato la fama di Sayama) l’icona assoluta del Puroresu degli anni 80, l’equivalente di quello che è stat Hulk Hogan per il Wrestling mondiale.
La Junior Heavyweight division deve tutto a lui: le sue mosse aree, i suoi feud con atleti come Dinamite Kid, Black Tiger, il primo vero sdoganamento negli USA dei lottatori giapponesi non più trattati come macchiette ma seri lottatori, l’ispirazione per tantissimi atleti arrivati dopo di lui…. Io se ho avuto l’amore per il Wrestling, lo devo a Sayama e a quella entrata, a quella maschera, a quelle mosse.
Negli ultimi anni problemi di salute (soprattutto cardiaci) hanno minato un fisico che già da anni risente degli acciacchi del tempo, la notizia del suo ritiro è arrivata comunque non prevista, anche con lui si chiude un’era storica, anche per lui, al momento, è difficile trovare, al momento un’erede con lo stesso carisma e tecnica.
Onita, Toyota, Sayama: tre Leggende che lasciano il Ring, ma che lo hanno intriso del loro Fighting Spirit.
Enrico Bertelli “Taigermen”