Penso a Kenny Omega oggi e penso a quanto sia effimera la definizione “migliore del mondo” e quanto, per gli standard attuali del wrestling web, mantenersi al top o quasi sia davvero difficile rispetto a trent’anni fa.
Io adoro Kenny Omega, è davvero l’unica ragione per cui seguo Dynamite, vi scrivo con la sua Pop Funko sulla scrivania in questo esatto momento; lo seguo perché mi sento in obbligo morale nei suoi confronti.


Vi sarà capitato di legarvi a qualcosa o qualcuno e rimanervi affezionati per sempre, nel micro-mondo del wrestling, io, come tantissimi di voi, abbiamo contratto questo “debito” dopo aver amato, nel senso letterale del termine, la trilogia Okada-Omega. L’amore sarà un volo pindarico in questo ambito, non posso negarlo, ma in fin dei conti non saprei trovare un sinonimo che racchiuda il sentimento in una sola parola come quella. Carne, sangue, nervi, emozioni: Okada-Omega.
In quel momento Kenny Omega era la star, quel wrestler che tutti indicavano come perfetto. Capace, in teoria, di far ben figurare chiunque. Ritmi alti, sesto senso, agonismo, testa alta e carisma; cinque pilastri che ti portano al top.


Il contratto in NJPW prossimo alla scadenza, internet che si straccia le vesti in caso di passaggio in WWE e internet che si straccia le vesti in caso di passaggio in AEW. In ogni caso, qualcuno si sarebbe scontentato.
Alla scelta della AEW ho pensato subito a quanto fosse importante per Kenny l’amicizia e che probabilmente a fine carriera si sarebbe evitato la fatica del doversi riadattare ad uno stile di vita totalmente diverso rispetto ai ritmi del Giappone. Ecco, i ritmi del Giappone.
Il calendario della NJPW è drasticamente diverso rispetto a quello di una major USA che ruota intorno allo show settimanale e relativo ppv; ma negli ultimi anni ci ha dimostrato come questo riesce a tirare fuori il meglio dai lottatori. La NJPW ha affinato in decenni questi ritmi, che adesso sono una macchina da guerra perfetta. Kenny ha ricevuto, quanto ha dato alla NJPW.


Iniziata l’avventura regolare in AEW qualcosa non quadrava, non aveva più la fantasia e il ritmo. Sembrava un calciatore brasiliano nel campionato norvegese.
“È colpa del format del pro-wrestling americano, non puoi limitare un campione facendolo esibire ogni settimana, non sfrutti a pieno il suo potenziale. Dopo tanti anni…c’è anche da considerare che si sta impegnando nel gestire la divisione femminile.”
Sinceramente erano questi i miei pensieri, ma poi sarebbe stato evidente. Innegabile. Il grande Kenny Omega non esisteva più. Fisicamente appannato, il top match con Jon Moxley che lo snaturava, il regno di coppia con Adam Page, altro nome mal gestito, con troppa foga. 
La settimana scorsa ha lottato contro Goldust e QT Marshall, due lottatori onesti ma lenti, lentissimi e Kenny, altrettanto. Ha ancora la classe di un tempo, ma manca ormai di ritmo, sesto senso, agonismo, testa alta. Ancora il carisma Kenny lo mantiene intatto.

Stavolta non c’è da incolpare un vecchio settantenne che non valorizza i bravi e giovani wrestler, la responsabilità è diretta. Oppure forse c’è da prendere atto che Kenny Omega ha scelto la AEW come fosse il cimitero degli elefanti? Il dubbio che la sua testa sia già proiettata ad una carriera dirigenziale, facendosi il favore di “usarsi” per un po’ come lottatore perché ormai fisicamente non integro dopo gli sfiancanti anni in Giappone mi rimane.
Kenny Omega, il più grande wrestler del mondo, quello della NJPW, in condizioni normali, anche se fisicamente non più prestante dovrebbe fare il main event, ma in coscienza, questo Kenny Omega quanto vale rispetto a quello di due anni fa?