Lo scenario che mi ero impegnato a scongiurare la settimana scorsa, non senza dovizia di motivazioni, si è purtroppo verificato; The Rock a Wrestlemania e Cody che ripiega su Seth Rollins. Una roba che avevo predetto sarebbe stata, seguendo un ragionamento ben preciso, deleteria per la WWE, perché avrebbe “soffocato” una storyline che sarebbe dovuta naturalmente culminare in gran stile nel Main Event di WrestleMania (La storia da “finire” di Cody Rhodes). Senza contare il supporto del pubblico, tutto in favore di Rhodes, che mirava a portarlo in trionfo direttamente a WrestleMania, al preciso scopo di concludere il regno di Roman Reigns. La vittoria alla Rumble gli avrebbe steso un immaginario tappeto rosso davanti che lo avrebbe condotto in questo periglioso cammino verso il Grandaddy of them All, e che si sarebbe giustamente concluso con lui che alza al cielo il titolo che il padre non aveva mai vinto.
Invece i festeggiamenti sono stati rimandati anche quest’anno, mentre si è preferito dirottare le attenzioni di Cody su Seth e di contrapporre al Capotribù niente meno che The Rock. Per giunta, nel momento in cui scrivo, circola la voce che il match conclusivo di questa edizione sarà proprio lo scontro tra i due cugini. Si ravvisa oltre il danno anche la beffa; Il vincitore della Rumble occuperà un posto inferiore a quello che gli spetta nella card, in barba ai proclami della Compagnia sul privilegio acquisito da chi conquista la Rumble. C’è chi immagina uno scenario simile a WM 18, prevedendo un voltafaccia del pubblico ai danni “dell’invasore” The Rock, tutto a favore invece di Roman Reigns. Che poi questo tipo di manifestazione del pubblico sarebbe persino benefico per il match perché, senza una “irruenta” partecipazione dei fan, questa contesa rischia di rivelarsi tra le più brutte (in sostanza perché meno “desiderate”) della storia. Quantomeno spero si decida per la vittoria del campione in carica, anche se sussiste una grave penuria di futuri nemici autorevoli per lui, e che sciaguratamente non scelgano piuttosto di far vincere The Rock. Ciò al fine di preservare quel minimo di logica residua, fortemente martoriata nell’arco dell’ultima settimana.
La riprovazione del pubblico, al grido di “We want Cody”, ha sconvolto il Mondo del Wrestling. Un grido che non può restare inascoltato, tanto che si starebbe “monitorando” la reazione nelle arene. Chissà che, mossa a “compassione” dal malcontento generale, o più realisticamente, accortasi dell’errore commesso, la dirigenza non ritorni sui sui suoi passi, magari proponendo entrambi i match a WM (a guisa del triangolo Luger/Bret/Yokozuna di WM 10). Fatto sta che, vuoi perché si è disatteso un epilogo che tutti prefiguravano già da tempo, vuoi che la posizione di The Rock nella compagnia dà adito a congetture maliziose, il ritorno del People’s Champion è stato meno “acclamato” del previsto. A peggiorare la situazione, circolano indiscrezioni su possibili “ingerenze” nella narrativa da parte del The Great One, in virtù della sua posizione di prestigio all’interno del colosso TKO. A questa tesi io fatico a prestare la mia fede, perché Dwayne non ha, da solo, tali e tanti poteri da stravolgere i piani di una Federazione. Ma soprattutto perché ha costruito la sua carriera sull’abilità di decifrare gli umori del pubblico, in questo momento messi a dura prova dalle circostanze, e quindi ben consapevole che forzare la mano ora potrebbe risultare controproducente.
Penso piuttosto ad una convergenza di fattori, e al tentativo di massimizzare visibilità e profitto in un unico colpo. E questo contesto “idiosincratico”, venutosi a creare loro malgrado, è la garanzia più sicura che di persone che vedranno l’evento se ne conteranno a milioni. Scontate certe distonìe, questa WM farà comunque numeri da record e i video dell’evento conteranno ad ogni modo milioni di visualizzazioni sui social. Ciononostante si poteva e si doveva fare meglio; Si poteva, e si doveva, terminare il racconto di Cody. Si poteva, e anche qui si doveva, rimpiazzare CM Punk con Gunther, dando all’austriaco una vetrina d’onore che tanto merita. Si poteva, e ahimè si doveva, lasciare da parte The Rock, puntando invece sul prodotto “home made”. Un prodotto costruito nel corso di mesi, sapientemente, che ha stimolato l’immaginario collettivo e i sogni non solo dei diretti interessati. Un prodotto logico, emozionante e adrenalinico che, magari, di guadagni ne avrebbe portati ugualmente.