Il wrestling, come altri sport, ha una sua nomenclatura come per esempio finisher, main event ecc..

Io però vorrei soffermarmi su due termini che sono molto usati nel nostro sport: Smart e Mark. Con la prima parola si identifica quella categoria di tifosi che sono coscienti del fatto che il wrestling sia predeterminato mentre con il secondo termine si indica quella fetta di pubblico che crede che il wrestling sia vero.

Oggi si tende a bistrattare la categoria dei tifosi mark, definendoli spesso bambini e molte volte questa parola si usa anche come "offesa" durante vari dibattiti sul wrestling mentre definirsi smart è come se fosse un motivo di vanto. Secondo la logica moderna, buon tifoso smart oggi dovrebbe conoscere le indies.

La categoria mark invece viene snobbata senza problemi, definendo quella fetta di pubblico come bambini oppure col classico "di wrestling non ci capisci nulla."

Forse però quei grandi smartoni che oggi sono aumentati a dismisura dimenticano il fatto che anche loro tanti anni fa, quando si sono avvicinati al wrestling erano bambini che si divertivano a guardare ogni giorno gli spettacoli WWE andando in visibilio quando assistevano ad alcune manovre o match. Io per esempio ancora ricordo il Superplex di Lesnar su Big Show che distrusse il ring e quando lo vidi la prima volta, vedendoli entrambi a terra pensai: "accidenti che male che si saranno fatti". Oppure ricordo ancora il "match" tra Lesnar e Gowen, che in realtà fu un massacro per il wrestler ad una gamba, o anche quanDO Benoit dopo 18 anni di carriera conquistava il suo primo titolo mondiale in WWE, e io piansi assieme a lui e Nancy. Ma questi sono solo alcuni momenti della mia "carriera" da appassionato di wrestling, e non voglio fare un blog dove parlo dei miei momenti preferiti, ma uno in cui difendo la tanto bistrattata categoria mark.

In passato tutti i tifosi di wrestling, anche quelli ormai adulti,  quando da bambini si avvicinavano al wrestling erano mark e credevano che ogni storlyne e ogni match fosse vero, festeggiando quando il proprio idolo vinceva e arrabbiandosi quando il proprio wrestler preferito perdeva, odiando a morte colui che l'aveva sconfitto o gli aveva tolto la cintura, e negli anni '80 anche gli adulti erano dei mark. Leggende del periodo come per esempio Hulk Hogan e Ted Dibiase erano acclamate e fischiate da tutto il pubblico, compatto. Papà e mamme che si divertivano coi figli quando Hogan sconfiggeva l'heel di turno, era proprio bello. E Hogan non era nemmeno quel wrestler tecnico che tanto va di moda oggi.

Da qualche anno però si è affermata una netta differenza che prima non c'era tra i fans, ossia quella tra smart e mark. I primi soprattutto reputo particolarmente fastidiosi, cercano sempre di fare i dotti insegnanti di wrestling esperti di indies. Non riescono a capire che chi non conosce la PWG, la ROH non vuol dire che di wrestling non capisca nulla.

Ogni cosa cambia, anche il wrestling sta cambiando. Se prima i wrestler erano visti come qualcosa di lontano, oggi purtroppo hanno perso quel fascino che avevano 20 anni fa per colpa di Twitter. E oltre a questo cambiamento importante nel wrestling, è esplosa anche la moda di essere espertoni di indies. Non metto in dubbio il fatto che esistano veri fan di federazioni minori. Ma prima senza di loro si stava molto meglio. Perché 20 anni fa andare ad un evento della WWE e seguire una rivalità o un match voleva dire evadere per un paio di ore dalla monotona vita quotidiana, fatta di gioie ma anche di problemi che dovevano essere affrontati tutti i giorni. E il wrestling dovrebbe essere un momento di divertimento generale, dove si può discutere della WWE senza differenziarsi in mark o smart. Non mi piace proprio la deriva che sta prendendo la WWE con questi falsi intellettuali.