Nella scelta quotidiana la domanda si insinua lentamente fino ad esplodere: meglio la carriera o i soldi? Voi direste giustamente che è meglio la carriera con tanti soldi. Ma nelle posizioni alte arrivano in pochi, la massa restante deve decidere se avere delle gratificazioni nell'anima o nel portafoglio.
Questa riflessione deriva dalla recente diatriba dei fans TNA sul passaggio o meno ad un nuovo network. Spike Tv, sebbene rea di non aver mai sostenuto adeguatamente a livello pubblicitario il prodotto, ha comunque foraggiato le casse dei Carter permettendo loro di usufruire di soldi extra per mettere sotto contratto tante personalità che partono dal Team 3D per arrivare a Hogan e Bischoff. Colpi su colpi, a cui si aggiunge la capacità di avere un prodotto televisivo a costo zero (la TNA pagava un piccolo canone a Fox Sports per andare in tv). Però questa interferenza economica, come ogni interferenza di questo genere, ha portato talvolta limitazioni nella preparazione di Impact oltre che favori da fare, che hanno messo a soqquadro le storyline, rendendole spesso inverosimili con apparizioni e sparizioni inutili.
Meglio la libertà creativa o i soldi? Meglio una tv che raggiunge la quasi totalità delle case americane e un po' di soldi per la produzione di Impact senza però darti pubblicità alcuna, o meglio scegliere un network poco meno fruibile con meno soldi ma ampia libertà creativa? La scelta dipende da tanti fattori ma soprattutto dagli obiettivi che uno si pone. Pensate a Johnny Gargano: nel 2011 poteva andare in WWE e farsi un po' di ossa in NXT, ma decise di rimanere in DGUSA e diventare il wrestler più forte delle indy.
O che dire di Christian, di cui non è stata messa l'immagine a caso. Se una promotion o un wrestler sentono di valere qualcosa hanno il dovere di dover forzare la mano. Christian nel 2005 lo fece, scegliendo la carriera invece che i soldi. Pochi anni più tardi giustificò il nuovo salto della barricata mettendo sul piatto la nostalgia dei viaggi con l'amico Edge e il cambiamento della TNA che riteneva stesse perdendo la sua freschezza originaria – non aveva tutti i torti. In realtà andava avanti da mesi un tira e molla sui soldi dopo che la WWE gli aveva offerto il doppio del compenso percepito a Orlando.
E allora immaginiamo che ciascuno di voi sia un wrestler buono, discretamente carismatico con una nomea spaventosa nelle indy. Arrivate in WWE e per lungo tempo vi tengono nel low card e midcard senza brillare nonostante il pubblico vi supporti sempre. Vi lamentate un poco con la dirigenza ma questi signori sembrano sordi, anzi vi dicono che per quanto guadagnate dovete tacere e lavorare. All'improvviso arriva la grande occasione e venite associati al main eventer di turno (poniamo John Cena). La storyline va bene, ma dopo poco tutto naufraga poiché la WWE ha bisogno di Cena nel main event e voi tornare nel lowcard a jobbare a chiunque.
Dopo otto anni il contratto sta per arrivare a conclusione, la WWE offre un rinnovo alle stesse cifre ma senza prospettive di carriera. Lì sorge la domanda: meglio i soldi o la carriera? Se un wrestler non ha grandi aspettative e si accontenta di stare nella più grande compagnia al mondo, deciderà per i soldi. Dopo tutto la WWE è un marchio prestigioso e finché non ti cacciano meglio tenersi il posto di lavoro. Però se un wrestler sa di valere, sa di potersi aprire ad un pubblico nuovo e potersi circondare di cinture e avversari nuovi, allora sceglierà di andarsene. I soldi saranno molti meno, la rilevanza pure così come tutto il circo mediatico. Via le arene da 15 mila persone, via il ppv da 80 mila persone, via tutte le agevolazioni,. Se ti fai male paghi tu, spesso lotti davanti ad un centinaio di persone e talvolta capita che il cachet non arrivi. Però vinci, ti fai un nome diverso, cresci professionalmente. Magari sfidi i migliori del Giappone o del Messico, o anche dell'Europa e del Porto Rico. Stai di più a casa, ti godi moglie e figli, quando vuoi ti fermi, ti curi, ti rilassi.
La risposta quindi è dipende. Dipende da cosa vuole essere la TNA, da cosa vuole fare e da quale strada vuol percorrere. Il prezzo è un network che ti limita nel lavoro o nella visibilità. Dipende dai rapporti, dalle volontà. Spike Tv non ha più voglia di puntare sul wrestling ed è riimasta delusa dalla partenza di Hogan. Già nel 2011 la TNA voleva liberarsi del baffone che alcuna miglioria aveva portato. Invece arrivò un rinnovo stanco e sfiduciato, e il risultato lo si è visto sul ring. Inoltre la TNA si è sentita tradita dal poco trasporto del network nella spinta pubblicitaria, tanto da optare verso la Bellator costringendo Impact a far da traino sia nell'orario che nelle storyline.
Al giorno d'oggi, perciò, la TNA deve scegliere la carriera, scegliere un pubblico diverso, un percorso diverso ed una libertà diversa. Deve scegliere e pretendere di poter salvare la pelle dall'attacco delle retrovie: ad oggi si è salvata grazie alla rinuncia della ROH di attaccarla televisivamente – eppure nei live show la promotion guidata da Jay Briscoe come campione supera di gran lunga la TNA. Oggi fiorisce la Lucha Underground che dopo una inspiegabile partenza scarsa, ha aumentato sensibilmente gli spettatori nel secondo episodio. Non è una avversaria temibile poiché il raggio latino è corto, ma con Alberto del Rio sul ring, nel 2015 si faranno un nome forte e spendibile. Per non parlare della Global Force che entro questo mese dovrebbe annunciare il network, l'inizio dei tapings (si parla della seconda settimana di dicembre), il roster definitivo e il luogo delle riprese (si parla di Los Angeles in collaborazione con la Pro Wrestling Guerrilla). A quel punto sarà interessante chi arriverà a puntare il secondo posto in graduatoria, a prendersi soldi e carriera e gloria.