Era il 1985, quando un ragazzo di 22 anni, 140 kg e 2 metri, debuttava nella Jim Crockett’s Promotion, dopo che Dusty Rhodes vide qualcosa in lui. Il suo nome era Big Bubba Rogers. Il suo ruolo è quello di guardia del corpo di Jim Cornette. Comincia qui la carriera e il sogno di Ray Traylor, un uomo che nel mondo del Wrestling non ha mai scritto grandi pagine di storia, ma che come tanti, ha aiutato altri a scriverle, contribuendo allo sviluppo e al successo del nostro amato sport spettacolo.
Probabilmente al momento del suo debutto, Dusty Rhodes immaginava qualcosa di diverso per il futuro di Big Bubba, un uomo che negli anni 80 aveva tutte le carte in regola per diventare un campione, il grande fisico, un’ottima attitudine da Heel, la tanta voglia e la smisurata passione. Rogers però non ha mai conseguito l’alloro massimo, se non quello della UWF, compagnia minore, anche se abbastanza importante all’epoca.
La carriera del buon Traylor è sempre stata alla fine dei conti, quella di un gregario, uno che ha sempre fatto tanto per gli altri, per mandare Over i Face, per infiammare le folle quando il Face era lui, andando a scontrarsi contro i nemici della società americana. Uno di quelli insomma, che ha svolto il ruolo più difficile di tutti, arrivare ad un passo dalla zona alta, ma saltandoci raramente, e pure continuando a combattere, a lavorare, ad allenarsi, sempre li, nelle seconde linee, in un ruolo che se potessimo paragonare al calcio sarebbe quello della prima riserva, che nella maggior parte dei casi, anche se è grande non viene ricordato perché manca nelle foto del pre partita.
Solo che il calcio è una cosa, il Professional Wrestling è un’altra. Nel calcio non sei costretto a lavorare in un fast food se ti fai male. Nel calcio non puoi essere licenziato a piacimento delle compagnie che ti tengono sotto contratto. Perché nel calcio se ti fai male, hai uno staff di medici che ti cura, e non sei costretto a combattere il dolore ingurgitando antidolorifici dalla mattina alla sera, antidolorifici dei quali diventi schiavo soprattutto quando qualcuno ti da una nuova possibilità di salire sul Ring, perché certi treni, in certi momenti, non si possono perdere.
Dalla JC’s Promotion alla WWF, dalla WCW al ritorno alla WWF, “The Big Boss Man”, nome di una delle sue Gimmick, forse la più famosa per noi fan italiani, ha sempre concesso il suo corpo in onore degli avversari, delle compagnie, inseguendo un successo che non è mai stato pieno, andando, paradossalmente, a calare sempre di più, nonostante il suo lavoro fosse sempre più sacrificale, entrando negli Hell in a Cell a farsi impiccare, restando sui Ring come agnello offerto ai nemici del New World Order.
La storia di Big Boss Man è una storia come tante nel mondo del Wrestling, scritta oggi da me, a pochi giorni dall’annuncio del suo ingresso nella Hall of Fame. Potremmo chiederci se la merita questa Hall of Fame Big Boss Man, ma perché farlo. Perché rischiare di sporcare la gloria di un momento che soltanto per gli sforzi di un Pro Wrestler, dovremmo considerare meritato. Comunque sia stato, comunque sia andata. Accogliamolo a braccia aperte quindi, accanto a coloro che già ci sono ed a coloro che ci andranno.
Riposa in pace Ray, il mio rispetto lo avrai sempre, perché nonostante i tuoi problemi, sei sempre salito sul Ring lucido, pronto, deciso a fare il tuo lavoro, sia che fossi d’accordo sia che non lo fossi. C’è sempre un posto nel mio cuore anche per te, accanto a tutti quegli altri ragazzi che come in una tragedia epica corrono all’infinito per raggiungere il proprio obbiettivo, che poi non è tanto lontano dal mio e dal nostro divertimento, senza curarti delle conseguenze che spesso, troppo spesso, sono letali. Tu come tanti sei, nel tuo piccolo che per me però è immenso, un eroe.
RIP The Big Boss Man, and Welcome to the WWE Hall of Fame!