Il wrestling giapponese, per me, ha un fascino irresistibile. Non è facile descriverlo a parole, il che per una articolista è abbastanza grave, me ne rendo conto. Sarà la storia, la cultura nipponica, il fatto che negli anni 80 fossero più avanti del wrestling americano del 2020; saranno i match lunghi, carichi, saranno le costruzioni lente e meticolose delle storyline o la grande varietà di stili di lotta e di personaggi che si possono trovare in un unico show.
La WWE da qualche anno deve essersi accorta che c’è una fetta del suo pubblico interessata al wrestling nipponico (o forse ai wrestler nipponici, differenza sottile ma sostanziale); una fetta talmente consistente da giustificare il progetto di aprire un nuovo Performance Center in Giappone e la scelta di mettere sotto contratto sempre più wrestler provenienti da questo Paese. A qualcuno è andata meglio di altri.
Pochissimi giorni fa è stato annunciato che Kairi Sane non avrebbe proseguito il suo percorso in WWE, in quanto intenzionata a terminare la sua carriera in Giappone per poi ritirarsi a vita privata o dedicarsi ad altri progetti. Una decisione che quando la senti fatichi a crederci, perché ti pare impossibile che un wrestler decida semplicemente che lavorare in WWE non gli interessa più; questa convinzione probabilmente è un refuso di quando per te da bambino esisteva solo la WWE. Eppure, sono decisioni che i wrestler prendono continuamente, per motivazioni diverse, che possono essere la famiglia, i soldi, i ritmi di lavoro, la gestione del proprio personaggio. Adesso dire che la WWE, per quanto tu gli sia grato per tutto, non ti interessa, non appare più un’eresia e Kairi Sane non sarà la prima né l’ultima ad andarsene non perché frustrata, infortunata, scontenta, ma perché quel capitolo della sua vita si è semplicemente chiuso.
La carriera della Sane è stata simile a quella delle sue altre due colleghe, Asuka ed Io Shirai, ossia presentata come l’ennesimo talento de Sol Levante; e qui non c’è un abuso della parola “talento”, in quanto è una definizione che calza perfettamente per tutte e tre. Per quanto solo Asuka sia stata gestita come una wrestler invincibile per lungo tempo, anche Io Shirai e Kairi Sane hanno presto raggiunto la vetta di NXT conquistando il titolo femminile. Nel main roster si potrebbe obiettare che la Sane non ha mai avuto un regno da campionessa in singolo, limitandosi alla divisione di coppia, ma almeno lei non è stata battuta da Carmella e James Ellsworth. Aggiungendoci anche che è stata la vincitrice della prima edizione del Mae Young Classic, direi che la sua carriera in WWE verrà ricordata con piacere, seppur con molti rimpianti.
Al momento Io Shirai è impegnata a costruire la sua immagine di campionessa ad NXT mentre Asuka si trova in una posizione incerta dopo la perdita del titolo contro Sasha Banks. Ed i loro colleghi uomini?
Il primo arrivo nipponico della “nuova era”, se la memoria non m’inganna, è stato Hideo Hitami, seguito poi da Akira Tozawa, Shinsuke Nakamura e più recentemente da Kushida.
La gestione di Hitami è stata definita uno spreco, tant’è che il buon Kenta ha ben pensato di tornarsene in Giappone dopo relativamente poco tempo; a voler essere buoni e volendo dare parte della colpa ad un paio di sfortunati infortuni, la WWE non sembra mai aver realmente puntato su Kenta. L’arrivo di Nakamura ha complicato le cose, nel senso che a mio parere la WWE non era (e forse non lo è ancora) in grado di concentrarsi degnamente su più di un wrestler giapponese alla volta, o forse ritengono che il loro pubblico sia di vedute talmente ristrette che avere magari sia un Nakamura che un Hitami impegnati in storyline rilievo avrebbe potuto confonderli, perché si sa che giapponesi sono tutti uguali. Fatto sta che tutta l’attenzione è stata rivolta a Nakamura e gli altri due sono finiti nel dimenticatoio, per poi essere draftati a 205 Live. Attualmente Tozawa sembra continuare a divertirsi a fare quello che fa in WWE, Kenta abbiamo detto essere emigrato, Kushida ancora l’abbiamo visto troppo poco e Nakamura, ridendo e scherzando, ha vinto un altro titolo nel main roster, avvenimento che voglio prendere come un segno che la WWE sa bene che gioiello ha tra le mani e sta solo aspettando l’occasione giusta per tirarlo fuori dal portagioie e appenderselo al collo per sfoggiarlo ben bene.
Voi invece siete soddisfatti di come sono stati trattati fino ad ora i “nuovi” wrestler giapponesi in WWE? A chi è andata meglio e a chi peggio? Quale altro wrestler vi piacerebbe che la WWE mettesse sotto contratto in futuro? Li ritenete due mondi separati e inconciliabili?