Sellare o non sellare? Vendere o non vendere una mossa? Questo è il dilemma. E a giudicare dalle discussioni infinite, infuocate, il caso di dover vendere o meno una mossa è diventato un caso di altissima rilevanza. Un anno fa era toccato a Will Ospreay e Ricochet, alla loro esibizione di danza e alla loro assurda tenacia nell’uscire da un conteggio anche quando sparati da un bazooka. Ora invece, sotto la lente, ci è finito Lio Rush. Che avrà fatto tanto di male l’ex Top Prospect della Ring Of Honor che nei prossimi mesi passerà in WWE?

Come vedete dal video, si è rialzato da una powerbomb eseguita su un tavolo sin (quasi) dalla sommità di una scala. Una azione ad alto rischio, soprattutto per come cade col collo, ma che è valso scatenare da un lato la sorpresa dei fan CZW e dall’altra l’indignazione dei puristi del genere e dei fan della WWE. Una azione prettamente indy dalla quale Rush si è rialzato con assoluta agilità prima di esser colpito da un piledriver ed uscire ancora al conto di 2. Assurdità, si dirà, ma nelle indy funziona così in genere. In particolare la CZW ha sempre dimostrato di saper variare il proprio prodotto, di non mettere a disposizione solo ed esclusivamente hardcore e ultraviolent. La saga Lio Rush vs Joey Janela (7 match per i due) è stata di una intensità spaventosa ed è andata oltre la concezione che i fan, veri e occasionali, hanno della federazione di Philadelphia. Un semiumano (Rush) contro uno spocchioso e volenteroso umano (Janela). Due svolazzoni capaci di addentrarsi anche nella tecnica e di prendere corpo e spazio dopo due anni di low e micarding. Grazie a questo feud e ad una serie di prestazioni esaltanti, Rush ha conquistato le grazie della WWE (lo han convinto a rescindere dalla ROH per passare presto a NXT) mentre Janela è diventato un main eventer a tutto tondo, un atleta su cui vale la pena contare e a cui affidarsi. Niente male per i due.

Però… però l’azione che vedete non è piaciuta. “Ammazza il business” hanno sentenziato sul web in tanti. Perché? Perché è una azione che travalica il comune senso del wrestling, la sua formula preferita, il suo cammino. Il senso è: come riusciamo a far capire alla gente e ai bambini come il wrestling non sia una pagliacciata se vedono una situazione del genere? Chiaramente una persona non allenata e inconsapevole difficilmente uscirebbe da quelle due azioni come se nulla fosse. Rischierebbe l’osso del collo, e quindi la situazione sarebbe poco credibile. Per questo ammazza il business, perché non lo aiuta a togliersi di dosso certi pregiudizi che in Italia sono discretamente radicati. Il lavoro costante per ottenere una certa caratura è così faticoso che ancora oggi negli show italiani ci sono quelli che mettono l’accento su quanto sia falso quello che stanno vedendo, con gli house show della WWE cosparsi di nani e ballerine e bellezze da copertina e stuntman professionisti. Il wrestling come disciplina e arte non esiste, esiste lo spettacolo prettamente inteso.

Paradossalmente ha ragione chi pensa che il wrestling sia più che altro spettacolo. Lo ha capito la WWE da anni, marchiando a fuoco quella E come tratto distintivo della sua storia. Entertainment: spettacolo, intrattenimento, divertimento. Vedendo questo video di Rush e Janela mi viene in mente quell’assurdo Hell in a Cell tra Undertaker e Mick Foley, dove quest’ultimo volava da qualsiasi altezza e si rialzava sempre, con tenacia. Sempre più dolorante, sempre più stanco. Era impossibile rialzarsi dopo voli pindarici così pericolosi, ma la WWF dimostrò di saper stupire il pubblico e di intrattenerlo come mai si era visto prima di allora. La differenza tra oggi e allora è che l’arte del no sell è diventato un tratto distintivo per far sobbalzare il pubblico dalla sedia. Abbiamo visto tutto, e allora più è pericolosa l’azione e più strabiliante sarà la reazione di chi la subisce, più esaltata sarà la reazione del fan. E allora vediamo un piccolo decalogo del perché Lio Rush e Joey Janela non ammazzano il business, ma anzi lo fomentano con rinnovata freschezza:

  • si tratta di un match di una indy, dunque il pubblico sa benissimo cosa va a vedere. Va a vedere uno spettacolo, paga e pretende di essere intrattenuto. Le forme possono essere diverse: comiche e intelligenti come quelle della Chikara, seriose e tecniche come quelle della Evolve, comiche ed ignoranti come quelle della PWG, violente e assurde come quelle della CZW. Il pubblico non è occasionale, vuole essere intrattenuto da atleti che rispecchino il loro personaggio e che facciano meglio di tutti una sola cosa: farli sobbalzare dalla sedia. Rush e Janela ci riescono, il pubblico si alza incredulo e tifa, sa già al prossimo giro prenderanno il biglietto perché quella è solo una goccia di un mare sconfinato. Alla fine dello show la domanda è di rito: ti sei divertito? Sì, ovvio, con molto piacere. Era credibile quello che hai visto? No, probabilmente io mi sarei rotto l’osso del collo, ma il wrestling è una rappresentazione quasi teatrale di una storia e quando vado in teatro non critico un attore perché ha finto di dare uno schiaffo ad un suo collega, ma lo applaudo per aver reso quello schiaffo parte di una storia, parte di un racconto che mi ha entusiasmato, senza levare di dosso il senso del personaggio impersonato.
  • ecco, il personaggio. Lio Rush in CZW impersona un atleta fuori dal comune. Che è forte, duro, tenace, orgoglioso e fuori dai canoni. Non come Undertaker, ma quanto Undertaker. Prende e dà, spesso vince e spesso non vende perché il racconto sta lì, il filo logico sta nella rappresentazione di quello che è sul ring, non di quello che è la realtà. Può rialzarsi benissimo da una powerbomb di quel genere, e uscire dal conteggio successivamente. Può farlo a patto che vinca: perché se un atleta subisce tutte quelle mosse e ne esce indenne, poi accade che perdendo manchi la terra sotto i piedi, dato che devi esser costretto ad un crescendo dove la mossa risolutiva può rivelarsi debole. Rush ha vinto quel match, dimostrando che una storia dietro c’è e che lui nella lunga faida con Janela doveva uscirne vincitore, forte e indenne da rialzarsi sempre e comunque. La storia si è scritta da sola. Come Undertaker è uscito dalle Sweet Chin Music di Shawn Micheals, Hulk Hogan dai colpi di Andre The Giant, John Cena dalle innumerevoli mosse dei suoi innumerevoli avversari (Randy Orton, Triple H, Big Show, Umaga, The Great Khalì, Batista, Brock Lesnar, ecc ecc).
  • noi tutti sappiamo che l’inefficacia di una mossa varia da atleta ad atleta. Nella discussione sulla veridicità di questo match è entrata anche la convinzione che gli atleti indy ammazzino davvero il business e l’efficacia delle mosse. Come ad esempio gli Young Bucks: usano troppi Superkick, ammazzano la credibilità della mossa. Assunto ovviamente falso: i Bucks non usano quella mossa per chiudere un match ma come punto di passaggio. Ed è un punto di spettacolo che il pubblico si aspetta dall’inizio alla fine del match. C’è una esagerazione nel suo utilizzo? Probabilmente sì. Ma a quel punto dovremmo fare le pulci al wrestling intero: Brock Lesnar fa troppi suplex, Kurt Angle faceva troppe prese di sottomissione, Randy Orton troppe headlock, Ric Flair dava troppe chop, Hulk Hogan troppi pugni, Rey Misterio troppi calci, tutti i wrestler troppe clothesline nel come back. Insomma: dove sta la credibilità? Eppure quando Lesnar prende di petto gli avversari per rovesciarli il pubblico si esalta, urla, conta i suplex. Nessuno si è mai sognato di dire che ammazza il business. Fa parte del suo personaggio, il pubblico aspetta quello e lo spettacolo ne beneficia. Sempre. Il business è di chi fa vendere i biglietti: Lesnar e gli Young Bucks fanno vendere i biglietti. Se non fossero stati credibili, sarebbero finiti in qualsiasi lowcard di una qualsiasi federazione del mondo. E come loro, in America, Rush e Janela fanno vendere biglietti, danno al pubblico quel che il pubblico vuole e tutti vanno a casa soddisfatti. L’opposizione qui è d’obbligo: continuando così, quei due smetteranno presto di lottare e soffriranno di dolori per il resto della loro vita mi direste. E anche questo assunto non è del tutto vero perché altrimenti tutti gli atleti di wrestling sono dei pazzi scellerati che vogliono solo rompersi le ossa correndo a 100 all’ora. Gli atleti sono più intelligenti di quel che i tifosi pensano e sono davvero pochi i casi clinici nelle indy, a differenza dei gravissimi infortuni patiti dagli atleti che bazzicano nella WWE, nella NJPW e nella AAA.

Per anni abbiamo apprezzato che venissero eseguite come finisher un dropkick o una splash in corsa, che Hogan (dopo aver subìto per venti minuti) si rialzasse senza sentire nulla e che chiudesse in due minuti la pratica, che Foley si sfasciasse sull’altare dei McMahon, che Shane McMahon volasse da ogni dove, che John Cena uscisse indenne da qualunque sfida, che Undertaker si riprendesse dopo esser stato sepolto, che Rey Misterio battesse con una splash Kane e Big Show. Tutto questo per dire cosa? Che per anni abbiamo accettato qualsiasi perdita di credibilità del business, un accoltellamento costante dell’intelligenza dei fan senza fiatare. Però non ci siamo mai lamentati. O se lo abbiamo fatto, abbiamo dimenticato tutto troppo in fretta. Non è strano questo atteggiamento poiché si tratta comunque sia di spettacolo che può piacere o non piacere, ma che c’è e viene richiesto. I fan sono consapevoli di cosa vanno a guardare, di cosa apprezzano. Siamo nel 2017 e internet affida agli utenti una vasta gamma di prodotti tali che ognuno sappia scegliere quel che gli piace. Tutto ciò non ammazza il wrestling, il business, ma lo tiene a galla. Gli consente di rinnovarsi, di attirare aria fresca, di respirare. La stessa WWE ha capito dove stava volgendo quel business e ci si è tuffata a capofitto attirando a sé una mole impressionante di talenti indy. E vi arriverà anche Rush, colui che ammazza la credibilità uscendo indenne da una powerbomb su un tavolo e da un successivo piledriver. E allora se lui ammazza il business, oggi quel business dove sta andando?

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.