Negli ultimi anni, grazie anche al boom che ha avuto NXT, si è andata sempre più amplificando l’idea da parte delle indy di fare degli show nel fine settimana dei big four della WWE nelle stesse città dove si teneva il PPV della federazione di Stamford, soprattutto per cercare di risplendere di luce riflessa. Col tempo gli eventi sono diventati sempre di più, con sempre più compagnie, grandi o piccole che fossero, che tentavano di ottenere l’attenzione del pubblico, con qualcuno che ha fallito, e qualcun altro che è riuscito nel proprio intento.
Con Wrestlekingdom 2020 la NJPW prova ad allargare il proprio evento di punta, Wrestlekingdom, da una sola serata a due. Come nel caso precedente, le altre compagnie si accorgono dei vantaggi che si possono trarre dall’avere da un evento raddoppiato, prima tra tutte la WWE che divide per la primissima volta Wrestlemania in 2 serate. C’è un problema in tutto ciò. Prima di tutto se ci sono troppi eventi solo quelli principali riescono ad ottenere davvero attenzione, lasciando gli altri a bocca asciutta. Secondo poi, se sei una federazione medio grande, e non hai molto tempo per sviluppare la card per un evento importante, sarà ancora più difficile riuscire ad attirare pubblico ad un evento, figuriamoci se questo è diviso in due serate, proprio come ha fatto la Ring of Honor questo fine settimana.
Con Glory By Honor la compagnia ha fatto qualcosa di veramente sbagliato, dal mio punto di vista: ha creato una card troppo lunga, poco costruita, e difficile da seguire in un weekend così pieno di avvenimenti. Sono stati annunciati 17 match divisi in due serate, di cui solo 2 hanno avuto una costruzione minima, con una storia che non è iniziata letteralmente un minuto prima dell’evento, parlo del match tra Vincent e Matt Taven, e in parte del match per il titolo mondiale. Questo significa che ci sono 15 match che non hanno senso di essere in un PPV, non portano avanti nessuna storia, non ne creano di nuove, ed il tutto da seguire nelle serate di Summerslam, ma soprattutto, nel giorno del ritorno di CM Punk nel mondo del wrestling.
La Ring of Honor ha sbagliato stavolta, il poco tempo intercorso dallo scorso special event e la durata hanno reso Glory By Honor un minestrone freddo e insapore, quando in realtà avrebbe potuto aiutare la federazione a crescere, ad ottenere pubblicità, e soprattutto ad uscire dal limbo in cui stanno vivendo che non gli consente di giocare con le altre grandi, rimanendo tra le piccole a boccheggiare con grandi nomi nel proprio roster.