Non è stato l’evento più bello di tutti e, visto che tutto è sempre molto soggettivo, ci mancherebbe. Ha avuto diversi problemi, di scrittura, di tempistiche, di quello che volete. Ma, volente o nolente, quella del 27 agosto 2023 è una di quella date che verrà scritta, impressa, nell’immaginario almanacco della storia del pro-wrestling.
Londra, Wembley: più di 81.000, un record per un pubblico pagante (al netto della scelta della WWE, ormai prassi, di gonfiare i numeri). Ma non è una guerra ideologica. Non lo sarà mai. Ho il WWE Network da quasi sempre, sono abbonato a Sky, vedo tutto il wrestling possibile. E ho visto anche All In, su un Frecciarossa che mi ha portato in ferie e sul quale sto scrivendo questo editoriale di piena pancia, senza nemmeno rileggerlo.
All In, dicevamo. E’ stato sicuramente un evento godibile. Con qualche errore qua e là, dei problemi enormi ma anche eccellenze incredibili. Una fra tutte un main event impressionante, scritto, girato, interpretato, realizzato in maniera impeccabile. Abbiamo poi avuto un opener con un Punk-Joe cazzuto, un Jericho-Ospreay notevole ed un Tag-Team Titles Match impeccabile. C’è stata la rivincita di Saraya, tre anni dopo quella di Edge. Perché per amore della disciplina c’è chi se n’é sbattuto altamente le palle di tutti i problemi, rischiando paralisi. Anche ieri sera, con un paio di bump mostruosi. Citando Austin a ‘Mania XXX… “per i nostri culi”.
E c’è stato tanto altro. Di buono e di cattivo. Ma c’è stato, soprattutto, un trionfo del wrestling, tornato a vita forse, anche, grazie alla pandemia che l’ha quasi ucciso. Dal Thunderdome ai wrestler “fan” del Daily’s Place, tutti hanno vissuto momenti difficili ma, il pro-wrestling, non ha mollato. E siamo arrivati qui. La WWE fa sold-out quasi ovunque, numeri ottimi, in qualsiasi mercato. La “concorrenza” AEW collabora con la NJPW, annuncia PPV, riempie Wembley. La storyline più bella degli ultimi anni si consuma a Smackdown, 90.000 persone comprano i biglietti per Wrestlemania in 24 ore. MJF ed Adam Cole, ieri sera, hanno tirato fuori un classico. La AEW tornerà a Wembley tra un anno e solamente loro sanno quanto sarà difficile ripetersi. Ma, credo, che ogni fan dotato di un briciolo di intelligenza può solo essere contento di questa concorrenza.
Perché quest’ultima, in ogni ambito, alza il livello. E si è dannatamente visto negli ultimi tempi. Chi in un modo chi nell’altro, non c’è una scienza esatta, sta ottenendo numeri impressionanti. E soprattutto sta riportando amore nei confronti di una disciplina che, a cavallo tra gli anni 2000 e 2010, era arrivata ad un periodo che definirei “stantio”.
Non è una nuova golden era, forse quella non tornerà mai, quanto meno in Italia. Ma, nel nostro piccolo, anche i fan italiani stanno arrivando. Si stanno appassionando, sia alle promotion mainstream che alle piccole realtà del paese. E, forse dopo anni, mi rendo conto che non siamo pochi. Come dimostrano le presenze a Wembley di tantissimi connazionali ed anche colleghi. E per chi non è potuto andare come me, vi invito a ripensarci e ad abbracciare questo nuovo corso del wrestling mondiale. Questa social era, senza guerre, insulti gratuiti e di ideologie. Perché, come la storia insegna, gli estremisti non vanno mai bene. Né in un senso né nell’altro.
Permettetimi in chiusura un ricordo per un wrestler che ho personalmente conosciuto ad un meet & greet in un Toys Center della cintura di Torino nove anni fa, insieme al suo amico che ci aveva già lasciato tre anni prima ed insieme ad un gigante con la barba rossa che ha pianto due persone carissime in pochissimo tempo. Un abbraccio Bray, un abbraccio Brodie. Non vi dimenticheremo. E che l’unione intorno alla loro memoria possa unire tutti sotto ad un solo tetto, senza sigle né altro. Perchè non è questione di ideologie o partiti… ma di wrestling. E passione. Che, lo dimostriamo da sempre, non verrà mai meno.