Gli ascolti al minimo storico e la fase calante di alcuni degli atleti trainanti del roster hanno costretto la WWE a prendere alcuni provvedimenti rivoluzionari in questi mesi. Triple H lo aveva anticipato in un’intervista e possiamo dire adesso che quel cambiamento è finalmente arrivato.
Lo split dei roster non è stato che il provvedimento più evidente di questa rivoluzione, eppure celato dietro questo evento tanto atteso, c’è stato un più graduale ma continuo cambiamento.
Mi è risultato tutto evidente quando nel lunedì di debutto del nuovo Raw, il number one contender designato è stato tale Finn Balor. Tutti qui sappiamo chi è, ovviamente, conosciamo il Bullet Club, conosciamo quello che è successo ad NXT e abbiamo perfetta cognizione del valore di Balor sul ring.
Tutto questo però non vale per i milioni di spettatori che guardano Raw in televisione. Per buona parte di loro Finn Balor non esisteva fino a ieri, è un piccoletto di cui si dice un gran bene su internet. Chiaro che chi frequenta i siti di wrestling tende a conoscere mediamente meglio quello che si muove oltre i confini WWE. Ma immedesimiamoci con quello che è (o forse era) il pubblico di riferimento della WWE: i bambini, i loro genitori, le famiglie. Come può questo irlandese “sconosciuto” e per giunta mingherlino essere uno sfidante significativo? Eppure quasi nessuno si è posto questa domanda.
C’era un motivo per cui fino a pochi anni fa gli atleti sotto un certo peso ed una certa statura non venivano nemmeno considerati per i piani alti della card, se non dopo lunghe costruzioni del personaggio, vedi Daniel Bryan e CM Punk.
Sappiamo che Balor è un fenomeno, sappiamo che nell’ottica dello spettacolo sul ring si merita qualsiasi traguardo visto che può regalare match incredibili. Eppure questo non è mai stato abbastanza, mai. Per farsi strada serviva un wrestler in grado di impressionare i fan col suo fisico imponente o di catturarne l’attenzione con le sue parole taglienti.
Oggi sembra che queste tre caratteristiche siano alla pari. Atleti come Sami Zyan, Cesaro o Kevin Owens vengono considerati al limite del main eventing malgrado non abbiano praticamente mai occasione di parlare e non abbiamo un fisico notevole. Tra questi Owens sarebbe anche ottimo al microfono (per esempio ascoltate la telecronaca a Raw di questa settimana o ricordate qualcuno dei pochi promo che lo hanno visto protagonista negli ultimi mesi) ma la verità è che non sembra reputino necessario farli esprimere al microfono per suscitare l’interesse del pubblico e forse hanno ragione.
Il personaggio sembra essere quasi diventato superfluo per un certo tipo di atleta, non che Owens, Zayn o Owens non per incapacità ma per questioni pratiche.
Quello che sta succedendo è una svolta, se vogliamo, epocale: l’idea dominante fino ad oggi era che i tempi televisivi non fossero adatti ad un match che richiederebbe tempi più lunghi con il rischio di annoiare gli spettatori.
Con Raw da tre ore, gli indici di ascolto a picco, i social network ed i video on demand, la WWE ha dovuto cambiare strategia e la risposta sembra essere questa: mettere sullo stesso piano un wrestler bravo ed un grande personaggio, in quanto entrambi possono dare gli stessi vantaggi alla compagnia: spettacolo, entusiasmo, fidelizzazione del pubblico.
In fondo NXT è lì a dimostrarlo, una logica di gestione molto orientata al grande spettacolo sul ring che viene premiata dal suo (limitato) pubblico con una passione quasi spropositata. Lo stesso show dedicato ai pesi leggeri è un altro passo verso quella direzione e Raw e Smackdown stanno mettendo in piedi su grande scala quello che si è riusciti a realizzare ad NXT.
La WWE si trovava ad un bivio e la strada oggi appare segnata. Continuerà a convocare ad Orlando i migliori talenti nazionali ed internazionali e proverà a farne fruttare le abilità anche a Raw e Smackdown. Non sarà un accantonamento dei “personaggi” dei wrestler ma di una valorizzazione, all’interno dell’insieme di caratteristiche degli stessi, delle loro doti atletiche e tecniche, che oggi sembrano importanti ed apprezzate come mai lo erano state prima.