Non apprezzo molto Eric Bischoff. Chi mi legge da tempo, lo sa. Ma qualche giorno fa ha detto una cosa che condivido: non si può vivere di soli debutti. La AEW per tanto tempo ha giocato su questa carta, ma ora ha speso tutte le chance a sua disposizione. Chiunque entrerà nel roster non avrà la stessa potenza di CM Punk, Adam Cole e Bryan Danielson.

Già, la stessa potenza. Ma siamo sicuri? Perché per quanto abbia veramente accresciuto la qualità del roster, la AEW non ha accresciuto per davvero i suoi ascolti. Dopo un iniziale entusiasmo, questi sono via via scesi, peraltro andando a inficiare sulla demografica che, volenti o nolenti, è il dato in cui Dynamite e Rampage hanno perso di più.

La AEW non ha capitalizzato nel lungo periodo. Questo non significa che stia sbagliando percorso. Ma che in effetti, il momento storico ci dice che il pubblico cambia idea e si stufa frequentemente. Che vuole dei cambiamenti rapidi, nuove novità o repentine sorprese. Ecco perché neppure in WWE il ritorno di John Cena e Brock Lesnar hanno spostato l’interesse dei fan.

Servono storie. Storie coerenti sì, ma anche trattate settimana dopo settimana. Superato il ppv Full Gear, è stato come se la AEW avesse deciso di mollare gli ormeggi. Lo fa sempre in questo periodo, sin dall’inizio. Ma stavolta si è notato di più proprio perché nel mezzo c’erano anche Punk, Danielson e Cole.

Col nuovo anno va data una sterzata. Vuoi perché c’è il debutto su TBS, un canale più adatto alle caratteristiche dello show. Vuoi perché hanno bisogno di concentrarsi sul ppv Revolution. Vuoi perché anche basta con i periodi di passaggio infilati tutto assieme, serve un po’ di adrenalina. E con un roster così si può fare davvero tanto in tutti i sensi.