Direi che non c’è bisogno di “profilare” i protagonisti dell’immagine qua sopra, chi legge queste righe è sicuramente informato sulle carriere o almeno i nomi di Sami Zayn, Hideo Itami, Adrian Neville, Fergal Devitt e Kevin Steen. Parliamo di cinque tra i nomi più caldi al mondo, anche prima della firma con la WWE.

I mesi passati sono serviti solamente a confermare la più scontata delle soluzioni, ovvero dare togliere i dubbi su una loro integrazione al wrestling WWE, che è un mondo a parte rispetto a tutto il resto.
Parto dal presupposto che tecnicamente tutti raggiungono standard elevatissimi che superano, e anche di molto, il valore medio all’interno del roster, ma come sappiamo questo non è sinonimo di successo garantito. Perché, come dicevo prima, la WWE è un mondo a parte, strano, con un pubblico disabituato al wrestling tecnico e più facilmente influenzabile dal bell’aspetto di un lottatore o da una gimmick azzeccata.
 
Il bello di questi cinque ragazzi, è che in un modo o nell’altro hanno caratteristiche similari ma per certi versi complementari, permettendo a ogni fan, da quello più esperto a quello casuale di farsi piacere almeno un nome. Devo dire candidamente che al momento delle firme di Devitt, KENTA e Steen, ho avuto un certo stupore, pensando che qualcosa è veramente cambiato.
Ricorderete qualche mese fa, comparì su wwe.com un articolo dal titolo “The Indipendent Influence”, con le foto di giovani Seth Rollins e Cesaro (uso volutamente i nomi WWE) nella loro esperienza ROH, evidenziando come molti dei nomi forti del momento vengano proprio da quella storia, similare ai nostri. Per certi versi è come essere tornati nei ruggenti anni ottanta, dove la WWE non creava superstar in casa, ma andava a pescare i migliori delle federazioni territoriali per farli diventare icone mondiali. Per dirla in altre parole, un’implicita affermazione d’incapacità oppure disinteresse a ripetere la OVW, capace di formare Lesnar, Cena, Batista e Orton a inizio decennio scorso.
 
CM Punk, Daniel Bryan, Cesaro, Rollins e Ambrose sono stati apri pista, nonché simboli di un passaggio di consegne, con un occhio al passato, quasi come a rinverdire i fasti gloriosi, dove era prioritario creare un gruppo coeso e sinceramente amico, capace di sostenere la federazione per tanti anni e non investire tutte le proprie fiches su un unico salvatore della Patria.
Triple H, coraggiosamente, sta replicando tutto ciò che di buono è stata la WWF di trenta anni fa, costruendo non un mondo a sé, come nella mente di Vince Mc Mahon, con un John Cena/The Rock/Austin/Bret/HBK/Hogan al centro di esso, ma un roster capace di creare incertezza, capace di essere unito prima di tutto a livello umano (Kliq?). Questo è ciò che leggo tra le righe. Lascio a voi chi dei cinque riuscirà a superare le diffidenze del main roster, tutti hanno qualcosa che li caratterizza e che può far fare soldi alla WWE. Personalmente spero che Kevin Steen non si perda per strada….