In un mese di programmazione, la All Elite Wrestling ha capito in buona parte cosa funziona bene e cosa funziona meno. Il pubblico presente nelle varie arene ha dato indicazioni ben precise, esaltando alcuni wrestler che erano già over nelle indy ma non necessariamente sarebbero potuti essere d’interesse ad una platea più occasionale, meno legata al loro passato. Ci sono quattro wrestler in particolare che si sono distinti più di altri, e oggi andiamo a vedere perché.

ORANGE CASSIDY

Non fa nulla, è pigro e annoiato. Nella maggior parte del tempo dorme. Eppure James Cipperly rappresenta questo personaggio alla perfezione da più di dieci anni, con un sistema collaudato che puntualmente piace e non annoia mai. Ogni qual volta entra sullo stage il pop è assordante, i fan aspettano faccia un solo gesto o alzi il pollice alla Fonzie per sentirsi parte di un gruppo. Ha già migliaia di cosplayer in giro per il mondo, il suo abbigliamento è stato il più replicato per Halloween (persino da Tony Khan e Jerry Lynn) e ogni tanto vediamo un ragazzino che si presenta vestito come lui. Sul ring ha fatto vedere poco, ma quando vai così over non c’è bisogno di forzare nessuna mano. Per i bei match ci sono ancora le indy, poi si vedrà.

JOEY JANELA

Brutto, sporco, rozzo, pazzo. Ma tremendamente over. Tutti i migliori wrestler della compagnia vogliono lottare con lui perché sanno che sul lato hardcore è quello che può sfasciarsi di più e con più spettacolarità. Non è una cosa che nasce oggi: il suo feud con Lio Rush fece discutere ma rivelò anche la sua grandissima capacità di subìre colpi senza rischiare la vita. Kenny Omega e Jon Moxley ringraziano, e non vi è dubbio che nelle prossime settimane possa prendersi maggiore spazio persino nel programma principale, anche in occasioni meno estreme di quelle viste finora. Intanto è over anche a queste latitudini dopo essere diventato una icona nelle indy.

PETER AVALON

Ricordo che nei primi tempi della storyline dei Librarians ci fosse molto scetticismo. La gimmick non cliccava, non attivava il pubblico, un po’ per segmenti sempre ripetuti e un po’ per le mediocri abilità di Leva Bates sia al microfono che sul ring. Quando la All Elite ha deciso di affidarsi direttamente ad Avalon, c’è stato il salto di qualità: è un heel fastidioso, buono al microfono e basilare con qualche picco sul ring. È utilissimo per prendersi qualche colpo a sorpresa (vero, Moxley?), per fare da jobber, e per rendere al meglio un personaggio abbastanza banale e circoscritto. Il pubblico sta reagendo bene, ma anche qua non vi erano dubbi: ha sempre funzionato nelle indy, sa unire comedy e serietà, sa come accattivarsi le persone. Al momento è una attrazione in piccoli spazi.

DARBY ALLIN

Qualcuno pensa che finirà su una sedia a rotelle. In realtà lottando una volta alla settimana (o ogni due settimane) non ha alcun problema a riprendersi dai colpi subìti. Il suo stile un po’ fuori di testa piace tantissimo, pur essendo piccolo riesce ad essere d’impatto, come dimostra la sua mostra finale e la grande resistenza posta in ogni match. È un po’ il jolly della AEW, dove lo metti sta e può essenzialmente sfidare e combattere alla pari con chiunque. Ecco che passa da Cody a Jimmy Havoc, da Joey Janela a Chris Jericho senza che vi sia alcuna oscillazione, mantenendo bene la linea dello storytelling e della spettacolarizzazione del suo personaggio. Over, overissimo, ha ancora tanto da raccontare.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.