E’ possibile intraprendere la carriera del Professional Wrestler dopo essere stato un lottatore scolastico, dopo esserti allenato anche per le arti marziali miste, e non riuscire a sfondare nonostante i tuoi allenatori siano stati alcuni dei Trainer e lottatori più preparati degli Stati Uniti d’America? E’ evidentemente possibile, se ti chiami Daniel Puder.

E’ possibile se nonostante tutto il tuo impegno, il tuo talento e le occasioni, ti metti di fronte ad un muro innalzato prima dagli Stati Uniti d’America stessi, poi dalla WWE, che fino a prova contraria è l’entità che ti sta dando le possibilità che non sai ancora di non meritare, forse. Quel muro si chiamava Kurt Angle. E non era un muro invalicabile, per niente, semplicemente era un muro che doveva essere saltato, o al limite scalato, ma che il buon Daniel decise di sfondare. Per carità, mica il tentativo è stato cosi male, il problema erano le condizioni, il momento ed il luogo. Tutto, inesorabilmente sbagliato.

Daniel Puder aveva sedici anni quando decise di intraprendere la carriera della lotta, dopo che fino a quel momento tutto era stato soltanto uno sport a livello scolastico. Si allenò sia per combattere nell’ottagono, nelle arti marziali miste, sia per diventare un Professional Wrestler, carriera per la quale serve essere si duri, ma servono anche altre qualità, una su tutte, l’auto controllo su ogni situazione. Daniel l’auto controllo lo perse la sera del 2 Novembre del 2004 a St Louis, Missouri. Fu li che la sua ascesa non ancora finita, disegnò la curva che lo avrebbe ributtato giù dal gradino più alto del mondo nel quale aveva scelto di vivere.

La grande occasione arriva nel 2004, quando la WWE lo sceglie per prendere parte a Tough Enough, la quarta edizione, quella dalla quale probabilmente più lottatori uscirono allo scoperto e vennero messi sotto contratto dalla compagnia di Stamford: Ryan Reeves, meglio conosciuto come Ryback, Mike “The Miz” Mizanin, Daniel Rodimer e Nick Mitchell. Ed infine Marty Wright, che fu escluso per aver mentito a proposito della sua età durante i provini, ma venne poi assunto e trasformato dal quel “genio” creativo di Jim Cornette in Boogeyman. Era l’edizione che avrebbe offerto al vincitore un contratto da 1.000.000 di dollari. Anche se in effetti, non fu proprio cosi.

I tre nomi sui quali si puntava di più all’inizio erano tre: Daniel Rodimer, Mike Mizanin e Daniel Puder.

Proprio due di questi arrivarono alla finale, che culminò in un Dixie Dog Fight ad Armaggeddon 2004: Mike Mizanin e Daniel Puder. Alla fine la vittoria se la portò a casa Puder, che come premio ottenne, oltre ad un falso milione di dollari, un ingresso nella Royal Rumble del 2005. Una Royal Rumble che oltre alla vittoria di Batista ed all’infortunio più stupido di tutti i tempi occorso a Vince McMahon, vide una vera e propria umiliazione: quella del vincitore di Tough Enough appunto.

Daniel Puder entrò nella battaglia reale con il numero tre. Sul Ring c’erano Eddie Guerrero e Chris Benoit, due delle personalità più forti ed importanti del Backstage. Dopo di lui invece, con il numero quattro, entrò Hardcore Holly, altra, la terza sul Ring con Puder, personalità molto rispettata ed importante nelle stanze di Stamford. Fu un massacro. Puder fu picchiato duro, ricoperto di Stiff e Chop da far paura anche al più duro dei giovani leoni dell’epoca. Dopo di che, fu miseramente eliminato.

Una punizione. Una punizione per quella sera del 2 Novembre 2004 a St Louis.

Circa due mesi prima infatti, durante le registrazioni di Smackdown, Kurt Angle e qualcuno che muoveva i fili dal Backstage, organizzarono una sfida di Squat sul quadrato, sfida alla quale dovevano prendere parte i partecipanti di Tough Enough. Vinse Chris Nawrocki, uno che poi non farà parlare più di se nel mondo del Pro Wrestling. Con la vittoria Nawrocki ottenne anche la possibilità di sfidare Kurt Angle in una sfida di Mat Wrestling, o Wrestling olimpico che dir si voglia, alla fine dei conti sempre di un incontro Shoot si parlava. Angle ben presto mise al tappeto Nowrincki, ma non contento concesse anche a qualcun’altro di poter salire sul Ring con lui. Daniel Puder non esitò un momento.

La contesa durò molto, molto poco. Qualche tentativo di mettersi al tappeto, qualche presa, qualche Clinch. Tutto, fino a quando Kurt Angle non decise di mettere fine all’incontro, cercando di portare Puder al tappeto. Il problema però, è che Kurt Angle non aveva fatto i conti con il suo avversario, che per un incontro Shoot salì sul Ring, ed un incontro Shoot combatté. Mentre Angle cercava di portargli le spalle al tappeto infatti, lui prese il suo braccio ed applicò una Kimura Lock. Angle spinse in un impeto la sua schiena a terra e l’arbitro contò il tre nonostante, a dirla tutta, le spalle di Puder non fossero completamente giù. Evidentemente, qualcosa aveva captato.

Ed aveva captato bene il buon Jimmy Korderas, che accanto a Charles Robinson non poté che sbrigarsi a mettere fine ad una contesa che poteva finire, tranquillamente, con un braccio rotto per uno degli uomini di punta della compagnia. Dopo la contesa si vede benissimo la rabbia di Kurt Angle che affronta a muso duro Daniel Puder, come si vede l’imbarazzo del giovane che si, si ritrova in una posizione scomoda, ma consapevole di aver tirato fuori la sprezzante grinta che lo aveva sempre contraddistinto nel momento più esposto della sua vita: in un Ring WWE.

E fu tutto vero. Le voci sulla falsità del segmento si rincorsero, molti ancora lo negano, qualcuno cerca di cancellare quello che fu. Ma quella notte Daniel Puder, un giovane concorrente di Tough Enough, mise Kurt Angle, medaglia d’oro olimpica e pluricampione WWE, nelle condizioni di cedere, e cosi sarebbe stato se sul quadrato non ci fossero stati due arbitri compiacenti, giustamente aggiungo.

Successivamente arrivò la Royal Rumble, la Ohio Valley Wrestling ed il licenziamento per Daniel Puder, che non solo non ricevette il suo milione di dollari, dato che la compagnia gli fece firmare, in realtà, un contratto da un milione di dollari in quattro anni da dividere in 250.000 dollari l’anno, ma fece anche fatto passare per un irrispettoso ragazzino inutile.

Io non voglio dare la ragione a nessuno, voglio soltanto pormi qualche domanda. Per sempio: se organizzi dei Match Shoot, può darsi che dei giovani e preparati ragazzi assetati di sangue e di successo arrivino a spingere al limite uno dei tuoi uomini di punta, motivati da quello che potrebbe significare per loro sconfiggerlo? Ed ancora: se proprio lo fai non sarà meglio essere sicuri di non fare figure simili? La storia del Wrestling insegna che Antonio Inoki, Bruno Sammartino ed altri, erano grandi campioni anche perché in un’epoca dove il rispetto non era cosi scontato e la gloria arrivava per pochi, sapevano e potevano controllare un eventuale Shoot dell’avversario. Infine: Daniel Puder ha davvero tutta questa colpa?

Io credo che alla fine tutto questo la WWE lo sapesse, perché altrimenti dopo averlo licenziato per tagliare i costi del suo milione di dollari, non gli avrebbe offerto un nuovo contratto di sviluppo, stavolta nella Deep South Wrestling, contratto che lui, come in pochi hanno saputo fare, rifiutò.  Però in tanti quando questo successe ed anche dopo, nel corso degli anni, hanno etichettato Daniel Puder come uno stupido ragazzino che si era bruciato con le sue mani, e che avevano fatto bene a trattare in quella maniera, nel Backstage e sul Ring della Royal Rumble. Io non credo sia proprio cosi, soprattutto dopo aver sentito più e più volte, le storie raccontate dal Runner Up di quella edizione di Tough Enough a proposito di JBL e dei suoi amici di Backstage: le storie di The Miz.

Io credo che alla fine da tutto questo, se si analizza la situazione, Daniel Puder con tutti gli sbagli che ha potuto fare in quei mesi ed in quel Backstage, possa essere considerato un uomo. Magari un uomo con il suo carattere è vero, ma pur sempre un uomo, che ha fatto ciò che ha creduto fosse giusto e non è sceso a patti con la WWE e con il suo denaro. Chissà che un giorno, quei “signori con le Cadillac”, non siano costretti a pentirsene.