Merito del titolo di quest’oggi Eric Bischoff, spesso provocatorio nel linguaggio, ma spesso anche molto vicino ai gusti di molti di noi. Oggi si parla di Retribution, che sono già morti prima di iniziare.
Senza fare rimandi alle stable di un tempo, che chi mi legge da tempo sa quanto apprezzi, anzi senza fare rimandi alle stable in generale il punto cardine di tutta la questione Retribution è una soltanto.
Prima di entrare nella specifica questione di questa stable a cui stanno modificando e aggiungendo pezzi in corsa, vorrei sottolineare un punto cruciale nella WWE moderna, che parte da Raw e arriva fino a NXT è il senso di molte storyline.
Al netto del tempo che migliora le cose, la WWE del passato cercava di inserire alla base delle faide delle motivazioni più o meno logiche, ma adesso? Escludo dal conteggio le faide che partono per ragioni di titoli.
Le cinture esistono da sempre per facilitare la scrittura degli show ai promoter, non cambia di certo oggi questo. Accettiamo come scontato il fatto che chi non possiede una cintura abbia il desiderio di diventare il campione, se poi nel corso della faida si aggiunge qualcosa in più (vedi Reigns-Uso) anche meglio, ma non strettamente necessario.
Non scopro l’acqua calda dicendo che la WWE negli ultimi venti anni abbia lentamente schiacciato tutte le attenzioni verso i top name singoli, mettendo in secondo piano tag team e midcard. In questa dinamica, immagino imposta dal vertice, la scrittura degli show si banalizza: se il main event tiene, bene, altrimenti fa tutto schifo.
Capite che abituati a non delineare le storyline di seconda fascia, quando queste devono essere fatte, magari seppur partendo bene, si arenano dopo qualche puntata. Evidente il caso di Rollins-Mysterio che aveva raggiunto un buon climax e che si è spiaggiata tra amori proibiti e madri preoccupate.
Percependo questo stato di ansia e imprevedibilità, parto prevenuto in praticamente tutte le storyline, anche quelle più interessanti sulla carta, con il pensiero del come rovineranno tutto.
I Retribution che partendo da una idea estremamente radicale, ovvero quella di sconosciuti incappucciati che devastano tutto, non potevano avere mezze misure nella gestione. Da una potenza del genere avrei desiderato una scelta coraggiosa da parte della WWE, soprattutto per segnare un cambio di passo, che sembra non arrivare mai e invece ci si incarta in scelte mediocri tra la faida contro gli Hurt Business a Ali come leader della fazione. Scelte mediocri che non servono a niente.
Questa storyline è la perfetta fotografia dell’incapacità cronica nel gestire debutti e dare una struttura a Raw dalle fondamenta del low-midcard. Andando oltre, cercando writer esterni si è persa sia la spinta verso la tradizione sia, per assurdo, verso l’innovazione. Le gimmick vengono trattate come un vergognoso rimando del passato, quando invece in alcuni casi sarebbero un toccasana per molti lottatori privi di carisma.
I Retribution sono un minestrone senza capo ne coda di un presente anonimo e senza coraggio, incapace di scrivere un linguaggio nuovo e impostare una nuova strada verso il futuro. La cosa che mi fa arrabbiare è che per un prodotto interessante, serva veramente uno sforzo minimo rispetto ad oggi. Penso alla storyline di NXT a Survivor Series dell’anno scorso, nella sua semplicità, ebbe un impatto estremamente positivo. I Retribution non hanno avuto e non avranno mai rilevanza, serviranno per le Series…e poi?
L’ultimo appiglio di speranza è quello di augurarci di rivedere il prima possibile il pubblico nelle arene a piena capienza, superata l’emergenza sanitaria, che orienterà in maniera più sana le scelte della compagnia, mai così autoreferenziale…