Da qualche tempo la AEW sembra sbagliarle tutte: si lascia sfuggire Cody Rhodes e CM Punk che poi diventano i nuovi volti della WWE, rispondono alle provocazioni dei fan e di CM Punk quasi si sentissero in difetto e il prodotto viene giudicato non all’altezza degli standard precedenti da un punto di vista creativo e di gradimento.

Le cause del declino e del nuovo divario con la WWE

Da qualche tempo la AEW non sembra più la fidanzatina d’America, la compagnia quasi priva di difetti che veniva difesa ad ogni costo dalla Internet Wrestling Community. Il paragone con la WWE che prima era uno dei punti di forza della compagnia, oggi sta diventando sempre più scomodo. Se prima era la AEW a cercarlo continuamente, per evidenziare i suoi punti di forza, oggi sembra paradossale fare confronti tra due realtà che sembrano essere sempre meno paragonabili. Se prima la WWE prendeva batoste ogni settimana con NXT e la AEW sognava di superare persino Raw (previsione di Chris Jericho), oggi la distanza con la WWE è tornata a farsi importante, e non solo in termini di pubblico.

Non starò qui ad elencare i difetti della gestione di Tony Khan, che comunque c’erano anche prima. I tanti titoli che creavano confusione, il roster sconfinato con tanti wrestler di cui si perdono le tracce, i match a squadre che “sprecano” il talento dei grandi singoli a disposizione e storyline meno ispirate, sono solo alcuni dei problemi che vengono imputati alla compagnia. Perché oggi però vengono sentiti così tanto questi problemi mentre ieri erano trascurabili?

Un motivo è certamente quello della fine della pandemia. La AEW era una realtà ancora nuovissima quando sono cominciati i confinamenti legati alla pandemia. Al Daily’s Place la AEW sembrava anche meglio della WWE come ambientazione e gli ascolti della WWE erano in difficoltà. Con l’uscita dalle restrizioni ed il ritorno on the road ci siamo trovati in una situazione opposta. La AEW è sembrata dover ripartire da zero, con un hype decisamente ridimensionato, mentre la WWE ne è uscita rigenerata.

Questo grazie all’accordo della WWE con Peacock, che molti sottovalutano, ma che ha permesso ai PPV della WWE di essere esposti ad un pubblico mai visto prima. Sostanzialmente la WWE ha deciso di “regalare” i PPV al pubblico, ottenendo una risposta notevole in termine di coinvolgimento dell’audience. Da lì a poco, quando nel 2021 sono state riaperte le danze in termini di pubblico dal vivo, abbiamo assistito ad una domanda mai vista prima di biglietti, mentre la AEW non ha conosciuto lo stesso entusiasmo.

Se dobbiamo guardare ancora in casa WWE, il problema è proprio il netto svecchiamento del prodotto WWE avvenuto dalle primissime dimissioni di Vince McMahon in poi. Per quanto influente fosse rimasto anche durante il suo primo periodo da dimissionario, lo stile degli show è stato decisamente avvicinato ai palati più giovani da quando il CCO è diventato Paul Lovesque. Match più lunghi e spettacolari, più spazio agli atleti capaci di gesta spettacolari e scelte di booking più in linea con il 2024, con maggiore tutela per i midcarder, match più combattuti e booking a lungo termine. Se nasci alternativa alla WWE e la WWE diventa molto meglio di quando sei nato, ovviamente un po’ subisci il contraccolpo.

Molti dei fan della AEW sono fan della WWE che erano stanchi di storie come quella di Brock Lesnar che umiliava Kofi Kingston in 30 secondi, di Max Dupree e la sua agenzia di modelli e così via. Oggi di un’alternativa alla WWE si sente meno il bisogno e non basta più fare bene quello che la WWE faceva platealmente male.

Storyline, ascolti e spalti vuoti, tutte le mezze verità anti-AEW

Facciamo un passo indietro: solo pochi mesi fa era anche difficile parlare pubblicamente di difetti nel booking della AEW perché si veniva tacciati di essere dei mark della WWE. Oggi -invece- sembra che Khan sia un buono a nulla figlio di papà che dovrebbe solo mettere i soldi e far scrivere gli show a dei professionisti. L’equilibrio, si sa, non è facile da trovare quando si esamina il sentiment sui social che per loro natura portano a ragionare per estremi.

Si parlava della AEW come una compagnia che sapeva gestire il booking a lungo termine in modo magistrale, con gli archi narrativi di Adam Page, di MJF e tanti altri che erano stati preparati per anni. Oggi il panorama AEW sarà anche peggiorato ma se giudichiamo tutto con il metro di paragone della Bloodline compiamo un atto di disonestà intellettuale. Roman Reigns e Paul Heyman hanno imposto uno standard qualitativo e di coinvolgimento irripetibile.

Giudicare il booking AEW con il main event di WrestleMania 40 ancora davanti agli occhi è abbastanza ingiusto. Come d’altronde lo sarebbe giudicare gli ultimi episodi di Raw o SmackDown confrontandoli con quelli della Road to WrestleMania. Sia in WWE che in altre compagnie non è certo tutto un fiorire di Bloodline e #FinishTheStory, smettiamo di prenderci in giro, pur dando i meriti a quella che è stata una delle migliori storie di wrestling di tutti i tempi e che ancora oggi non è terminata.

Inoltre la AEW non è certo tutto in scatafascio, anche oggi ci sono buonissime puntate di Dynamite e Collision, con nuovi personaggi che si stanno facendo amare come facevano i primi tempi Britt Baker ed MJF. Non vedere -ad esempio- l’incredibile crescita di Toni Storm e Swerve Strikland e rapportare tutto a qualche scelta sbagliata (come la gestione della storia di “The Devil”, condizionata dall’infortunio di Adam Cole) sarebbe ingeneroso. Se la AEW ha dei problemi di booking non è lì che dovremmo cercare indizi di un calo di interesse

da parte dei fan. Chi era cieco ai difetti della AEW di uno, due o tre anni fa sbagliava come sbaglia chi vede adesso una compagnia che improvvisamente ha smesso di essere interessante.

Altra critica frequente: i palazzetti vuoti. Posto che non credo sia sensato fare una critica su una cosa che semmai è un effetto non una causa della qualità del prodotto. Si può realmente fare paragoni con gli spalti gremiti della WWE quando un interesse del genere per il prodotto nemmeno dalle parti del Connecticut l’avevano mai sperimentato? Sarebbe paradossale confrontare la migliore WWE di sempre ed una compagnia nata da pochi anni. Fino a prima della pandemia la WWE stava lì a spostare gli spettatori sugli spalti esattamente come è costretta a fare la AEW e regalava biglietti. Oggi questo problema lo affronta la AEW e lo fa anche perché sta aumentando il numero degli show. Collision ha di colpo raddoppiato il numero degli eventi dal vivo della AEW per non parlare dei PPV passati da 4 a 10. Se prima i PPV della AEW erano degli eventi imperdibili che chiamavano appassionati anche dal resto degli States, ora la situazione si sta normalizzando e la AEW deve capire come proporsi a piazze dove ci si rivolge diverse volte ogni anno.

Il pubblico di Collision dell’11 maggio con oltre 6000 spettatori a Vancouver

Sarebbe stato clamoroso mantenere lo stesso livello di interesse dei primi mesi, quando ogni show polverizzava tutti i biglietti in poche ore, ma un campanello d’allarme deve suonare per la perdita anno su anno di alcune piazze, se avete AEW Plus o Now TV potreste dare un’occhiata ad una vecchia puntata combattuta nella stessa arena e noterete la differenza. Ci sono stati degli errori importanti, anche a livello di pubblicità locale, ci sono stati flop come quello dell’Heritage Bank Center di Cincinnati del luglio 2023, dove la AEW nel giro di meno di un anno ha registrato -47%, con tanti spettatori che hanno detto di aver saputo dell’evento solo pochi giorni prima durante una pubblicità durante una partita della squadra locale. Potete gioire o rattristarvi davanti ad un calo -comunque reale- dei numeri sugli spalti- ma alla fine a livello aziendale la AEW segna comunque un bel sengo + su questo fronte, avendo aumentato – e di molto – la voce rappresentata dagli incassi degli eventi dal vivo.

Anche sugli ascolti, si parla di un enorme calo della AEW, passata dal puntare al milione ai 700mila scarsi di oggi. Il calo c’è stato ma chi è in malafede interpreta in modo drammatico questi numeri. Il dato degli ascolti, infatti, è stato pesantemente condizionato dalla decisione di non andare più in differita nella costa ovest. Questa scelta ha fatto sì che Dynamite andasse in onda nei territori più esterni degli States alle 17, con una buona parte degli spettatori che sono ancora a lavoro, a scuola o impegnati nelle loro attività giornaliere. Per questo motivo Dynamite ha dovuto sostenere un grosso calo degli ascolti che si è gradualmente consolidato. Le previsioni erano del 10-15% in meno, dunque la vera perdita di spettatori è quindi molto più contenuta di quello che recitano i numeri. C’è stata, ma quanto è stato imputato ad un calo di interesse per lo show e quanto invece per un generico calo degli ascolti che avviene anno dopo anno su tutti i network televisivi? Quello che dovrebbe sorprendere, invece, è come siano rimasti stabili e a volte aumentati quelli della WWE. Se in pandemia gli ascolti WWE soffrivano tremendamente la mancanza di pubblico, con il ThunderDome e poi con il ritorno delle persone sugli spalti sono tornati ai livelli pre-pandemia. In uno scenario in continuo declino di numeri come quello della TV americana pareggiare con il passato significa quasi sempre vincere. Il fatto che la AEW stia ancora trattando con Warner è sintomo di quanto prezioso sia un prodotto come quello per le tv.

La nuova identità: where the best wrestle

La ricetta che ha conquistato così tanti spettatori in modo così rapido era semplice: creare uno show di wrestling che non vi vergognereste di consigliare ad un vostro amico. Parole di Tony Khan. Promessa mantenuta. Finché dall’altra parte avevi la WWE di Vince McMahon era una ricetta perfetta, quasi un sogno che diventava realtà. Ma oggi la WWE è altra cosa. Oggi serve reinventarsi e trovare una nuova utopia su cui puntare. Missione non facile perché oggi lo scenario competitivo è molto più duro e proporsi come l’underdog della WWE di oggi non è semplice perché manca un chiaro punto debole su cui ritagliarsi un’identità. La strada scelta sembra essere forgiata nelle parole di Edge: “AEW is where the best wrestle”.

Basterà questo come tratto differenziante della AEW? L’eccellenza sul ring è sempre stata il marchio di fabbrica della AEW e in qualche modo il brand di Tony Khan è riuscito a dimostrare che il wrestling lottato può fare ascolti. I vari Bischoff, Russo (e McMahon) hanno sempre sostenuto che un match di oltre 5 minuti fosse la morte degli ascolti. La AEW ha tracciato la via per una visione differente dove il lottato fosse il centro dello show e non il contorno. Gli ascolti i primi anni sono stati fantastici e malgrado adesso siano calati, ancora oggi è sorprendente quanto tengano bene questi lunghi match che secondo i guru del booking dovevano fare scappare gli spettatori.

Il problema è che questa è una lezione che ha imparato anche la WWE. Come sopra descritto, Triple H ha imposto che venisse dato spazio ad atleti che possano colmare in qualche modo quel gap di spettacolarità sul ring che c’era con la AEW e oggi la differenza è mille volte meno marcata di un tempo ma se pensiamo ad Ospreay, Okada, Omega, Cole, Moxley, Edge, Danielson e a tutti i match da sogno che combinati tra loro possono creare, ci rendiamo conto che la WWE è ancora dietro da questo punto di vista.

Ma questo va comunicato e va fatto fruttare. Comunicare la qualità della AEW è un aspetto cruciale. Altrimenti finisci per avere tanta qualità da relegare Cody Rhodes nel mid-carding senza che il pubblico lo percepisca. Quello su cui la AEW dovrebbe probabilmente concentrarsi è -dunque- la notiziabilità.

Deve trovare modi coerenti col suo prodotto di fare notizia e finire sui media mainstream senza snaturarsi.  Logan Paul, Bad Bunny, le serie su Netflix, Dwayne Johnson nel consiglio di amministrazione di TKO ed il suo rinnovato coinvolgimento sul ring sono solo degli esempi di modi in cui la WWE riesce oggi a sfondare i confini degli appassionati per diventare virale. Ieri doveva ricorrere a match ridicoli con personaggi altrettanto ridicoli per farlo, ai GM vip per una notte, al milione di dollari in regalo, alla morte di Vince McMahon. Oggi riesce a trasformare in un grande wrestler persino un cantante pop. La WWE ha trovato la ricetta per diventare virale senza rendersi ridicola agli occhi dei suoi stessi fan. Proprio la promessa che faceva Tony Khan: uno show di cui andare fieri. Lo stesso deve fare la AEW. Perché un sito di intrattenimento dovrebbe parlare di Dynamite?  

La AEW sembra aver cominciato a capire questa lezione e sta sfruttando i suoi asset. Per esempio il tutore al collo di Tony Khan sfoggiato durante i draft della NFL è stato un’idea brillante. Per quanto male sia stato venduto il colpo inferto dalla nuova Elite al presidente della AEW, quel tutore ha fatto parlare molto il pubblico extra-wrestling durante uno dei momenti più seguiti da tutti gli appassionati di football.

Chiaramente non basta, servono collaborazioni, servono idee innovative, serve esplorare mondi diversi rimanendo fedeli a se stessi. L’idea di tenere diversi episodi di AEW Collision consecutivi nel tempio degli eSports nei ditorni di Dallas può essere un’idea in tal senso. Dalle ulteriori mosse della AEW in questo senso, volte a valorizzare l’identità della compagnia e farla conoscere a un pubblico diverso, si giocherà tantissimo del futuro della AEW.