Un paio di giorni a Wrestlemania, la notte più attesa da tutti noi, ma quest’anno ancora di più; trenta è un numero importante, di quelli che suonano più rotondi di altri. A fare da contorno sappiamo esserci la Hall of Fame da dieci anni ormai.

Con nomi importanti ogni anno: criticati, amati e odiati allo stesso tempo. Io stesso che ho accompagnato tanti momenti belli e tristi della mia vita con il wrestling, non sono mai riuscito ad apprezzare questo momento, fino in fondo, con i lottatori che non ho visto all’apice della propria carriera. Non è questione d’ignoranza, è questione di cuore e adrenalina.
Se non avete vissuto l’entrata di Ultimate Warrior nel 1991, non ci sarà video di YouTube o pagina di Wikipedia che ve ne restituirà frammento, se non avete sudato sette camicie per vedersi il ladder match di Wrestlemania X, non ci sarà riedizione di Blu-ray che vi farà sussultare all’entrata di Razor Ramon. Discorsi banali, direte, da chi vuole vantarsi di avere visto quell’epoca.
 
La verità è che è difficile essere oggettivi, nella vita, figurarsi su queste pagine; ognuno di noi  ha giudizi e purtroppo pregiudizi su tutto. Non riuscirò mai a percepire, passati i trent’anni, un nuovo talento di NXT tra venti anni come, adesso, proprio adesso che sto scrivendo, ho il ricordo di Jake Roberts. Che odiavo e adesso mi fa provare nostalgia.
Quando accenderete la tv per vedere la Cerimonia, che già questa parola mi fa emozionare, guardate gli occhi di chi è sul palco, ma soprattutto di quelli seduti sulle prime file. Le parole saranno relativamente importanti, cercheranno di nascondere qualcosa e non ci sarà “Grazie”, scandito con determinazione che comprenderà il sentimento.
 
La metafora della torcia che passa da una generazione all’altra lasciamola ad altre occasioni, la Hall of Fame è qualcosa di più, qualcosa che mentre Lita e Trish Stratus si abbracceranno, avranno sotto il palco una intera generazione di Divas, che, se non fossero mai esistite, chissà cosa altro avrebbero fatto nella vita.
Non cercate video di Carlos Colon, leggete dentro la lacrima che gli solcherà il viso mentre i figli saranno ad aspettarlo, l’orgoglio di un padre e di un maestro che ha raggiunto tanti altri con cui ha condiviso sudore e sorrisi. E allo stesso tempo divertitevi ad ascoltare gli aneddoti di Mr. T, che ci ricorda che viviamo con il wrestling, ma non sarà mai così tremendo e serioso da non farci ridere.
 
Infine quando si farà buio e per un istante crederemo di rivedere Paul Bearer, ci sarà davvero, credetemi sarà proprio lui a stringerci la mano e dirci: grazie di tutto. Un racconto quello della Hall of Fame, che ogni anno mi ricorda il movimento perpetuo del wrestling, che sostituisce lottatori, fan e storie, ma che rimane identico il carburante che fa funzionare il motore. Tu.