Ci risiamo, la TNA è in difficoltà economiche. La TNA, non la Panda Energy. Che la Panda Energy si sta un po' rompendo le palle di un prodotto che non guadagna, piace tanto quanto ed è visto da poche persone. Il refresh inaugurato a gennaio sta già mostrando le sue pecche.
Certo le notizie sono sballottanti: da una parte Discovery annuncia ogni settimana grandi ascolti di Impact – è il programma più visto. Dall'altra però cancella i programmi satellite e mette in pericolo l'essenza stessa dell'accordo siglato a novembre. Un atteggiamento strano che nasconde malamente la maretta che intercorre tra la federazione e il network tanto che i Carter sarebbero tornati a bussare ad una emittente con cui erano stati in trattative. Il tutto nonostante lo show sia discreto e stiano provando a dare altre vie a personaggi noti e meno noti. Ed è forse per questo che alcuni stanno prendendo le difese della federazione vista la news dove la TNA non starebbe pagando gli stipendi: una rincorsa a chi è più aziendalista di un altro in modo che la dirigenza ricompensi poi con qualche titolo. Ma se la TNA salta, saltano tutti senza distinzione.
La cura non esiste. La TNA è e rimane un progetto destinato a fallire a cui tanti, troppi, hanno dato fiducia. Taz ha mollato i remi e sta tornando a riva a nuoto, ma sinceramente nessuno si lamenta, si sta leggeri. Altri stanno cercando altre fonti di guadagno partecipando a show indy americane e europee: da Austin Aries e Tj Perkins che partecipano agli show EVOLVE, a Drew Galloway che fa la spola tra Scozia e America; da James Storm e Zema Ion che si fanno notare in Gran Bretagna a Mickie James che debutterà presto in AIW. Ognuno sta cercando di sopravvivere davanti ad una creatura che non produce utili non avendo house show, donando spesso biglietti gratis per gli show, non producendo ppv e avendo un merchandaising poco appetibile nonostante i nomi.
La cura non esiste e forse sarebbe stato normale chiudere l'avventura lo scorso autunno. In questo modo ci sarebbe stato sì un po' di rammarico per la fine di una storia ma anche il sorriso per una storia piena di momenti da ricordare. Ad oggi troviamo un'agonia lenta ed irritante che si trascina dietro i soliti vizi e i soliti problemi. La cura non esiste, ho detto, o forse sì se solo abbassassero le loro pretese e tornassero un po' indietro. Possibile che una federazione con gli Hardy Boyz, Kurt Angle, MVP, Magnus e i Wolves non sia capace di creare degli show a pagamento? Possibile che la via della Ring Of Honor non insegni nulla? La TNA di oggi è come la politica italiana: una realtà staccata dalla realtà, che si bea di andare in tv a farsi vedere in programmi verbosi ma che non hanno il polso dell'aria che li circonda. Dalla politica di professione i Carter dovrebbero tornare alla militanza: scendere in strada, parlare col pubblico, produrre show su show e radicarsi nel territorio. Il materiale c'è e con esso vi saranno anche gli spettacoli e il pubblico pagante. Per la tv c'è tempo: l'on-demand ha dimostrato, almeno in Europa, di dare frutti buoni e rigogliosi. Per non parlare degli iPPV che, per quanto ancora lontani dal vero successo, sono ormai una consuetudine delle indy americane. Al fianco hanno un Tommy Dreamer che sa bene di cosa sto parlando.
La ripartenza, se mai vi sarà, può partire da qui. Gli Hardy, gli Angle e compagnia capiranno. E se non capiranno, nessuna paura, ci sono altri protagonisti pronti a prenderne il posto, magari con più merito. Perché il futuro va coltivato in casa senza che vi siano i soliti a farsi un giro con le cinture. Il finale lo sappiamo: torneranno in WWE. E questo non è certo il miglior modo per farsi pubblicità.