Il tripudio del pubblico al “Tu non sei il mio Capotribù” di Heyman, rivolto a Solo Sikoa, poche altre volte l’ho percepito in passato. I fan sono esplosi, nel sentire quello che auspicavano di sentirsi dire da mesi, ossia che Paul Heyman non riconoscesse l’autorità di Solo Sikoa. L’autoproclamatosi “Capotribù” non è sovrapponibile a quello originario, secondo l’ex proprietario della ECW, e non può, in sua assenza, delineare la condotta del gruppo, o deciderne le sorti. Questo perché Heyman ritiene Roman l’unico Giudice, l’unica Giuria, e l’unico Boia di questa stable. Heyman, che di capacità attoriali ne ha da vendere, venerdì si è mostrato sul ring trasandato, munito di occhiaie e barba incolta, proprio per entrare meglio nel ruolo. Il ruolo di chi è stato testimone di una grandezza, ma che ,ormai da troppo tempo, impotente, la vede sgretolarsi, giorno dopo giorno, davanti ai suoi occhi. E, questo venerdì, era lì, sul ring, nelle vesti di un uomo distrutto, pronto a subìre le ennesime, sciagurate, decisioni di Solo Sikoa, che lo avrebbero ancora visto coinvolto. Purtroppo però, questa volta, l’obiettivo era lui. E ha pagato con l’estromissione forzata dal gruppo.

L’ho scritto dall’inizio: La vera anima della Bloodline è sempre stato il suo “Wiseman”. È riuscito a dare spessore ad un personaggio come il Capotribù, sapientemente interpretato da Roman Reigns. Quest’ultimo, però, aveva già dimostrato di non possedere grande carisma. Paul

è riuscito a farlo parlare senza parlare, a descriverlo egregiamente senza che Roman Reigns prendesse in mano il microfono, e ha renderlo divinità anche quando Roman non era presente nelle arene. Se, l’importanza di questo lavoro sporco compiuto dal Wiseman non fosse chiara, provate a togliere dall’equazione Paul Heyman; Immaginate un Roman Reigns senza il suo “uomo saggio” al fianco. O le rivalità interne al gruppo, esacerbate da Sami Zayn prima, o gli Usos poi, senza la figura del “consigliori” personale del Capotavola, Paul Heyman. Insomma, provate ad immaginare una Bloodline senza Paul Heyman, e ditemi se riuscite a vederci comunque il successo ottenuto. A mio parere, questa è impresa assai ardua, se non impossibile.

Solo Sikoa, in combutta con i Tongani e Jacob Fatu, ha cacciato via Heyman dal gruppo, dopo più di tre anni di ossequioso servilismo alla causa. E, vederlo maltrattare dalla nuova Bloodline, come è stato fatto a Smackdown, nonostante sia uno dei più cattivi manager della storia, fa grande dispiacere. Non solo perché Heyman è comunque un quasi sessantenne, fisicamente impacciato e in evidente sovrappeso; Ma, soprattutto, perché, l’aggressione perpetrata ai suoi danni, è la fine di un lungo capitolo. Si ha la chiara sensazione che, quel segmento, rappresenta uno spartiacque importante nella narrativa della Bloodline. Che ci sia quindi un prima, e un dopo. Ora, le stelle si allineano, creando l’unica grande via nel firmamento percorribile, e che tanto fa agitare i cuori di noi fan: Ossia, che la grande battaglia, la resa dei conti finale, tra ciò che la Bloodline era, e ciò che la Bloodline è, sia davvero “ineluttabile”. L’ultimo uomo (o superuomo) che si è definito così, aveva un guanto con dei superpoteri indossato. Curioso che, noi tutti, attendiamo l’arrivo di un uomo che, come caratteristico indumento, indossi proprio un guanto. Anche questo dotato, a dire dell’uomo che lo indossa, di incredibili superpoteri.