Il TBS Title aveva scritto Jade Cargill nella placca dal primo istante in cui è nato. Tutti avevano idea che sarebbe stata lei la prima campionessa, soprattutto per il percorso che stava facendo dal suo debutto. Imbattuta, capace di vincere il feud con Red Velvet senza problemi, lanciata nel torneo da una serie di vittorie di buon livello e con al fianco una alleata di ferro come Mercedes Martinez (senza dimenticare Mark Sterling).

Premessa doverosa: Jade Cargill dopo un anno è ancora acerba, si deve far “telecomandare” sul ring (come è capitato con Rosa e Ruby), in alcuni frangenti pecca di ring positioning ed è legnosa nelle sue mosse principali. Fa fatica, e si vede quanto sia novellina sul ring. Ha davanti a sé tanto tempo, ma di lavoro da fare per QT Marshall, DDP e Cody ce n’è e anche tanto.

Però questo è il momento giusto per avere Jade campionessa. O almeno, la AEW lo ha prefigurato così. Ecco allora i tre motivi che rendono “positiva” questa scelta, a prescindere che ci piaccia o meno.

Costruire i talenti in casa. Avesse vinto Ruby, sarebbero arrivati i detrattori a dire che senza gli ex WWE, la compagnia sarebbe nulla. La AEW ha preso una strada e l’ha perseguita fino alla fine, facendo intendere che da ora in avanti ci sarà un “regno del terrore” da parte della ragazza. Può farlo: con due alleati e una serie di face pronte a farsi avanti, ha tutto il tempo per durare a lungo. Da capire la qualità della sua reggenza, ma intanto nella prima puntata su TBS la AEW ha mostrato sul trono tre suoi wrestler (Adam Page, Jade Cargill, Jungle Boy) creati “quasi” in casa e sui quali vuole puntare per molto tempo.

Ritorno d’immagine. Dal giorno 1, Jade Cargill ha aperto le porte della AEW ad una serie di fan che difficilmente l’avrebbero seguita o che avrebbero seguito il wrestling. Ha una fanbase non amplissima ma molto fedele, che la segue anche nei progetti extra e non la perde mai di vista. Ha carisma, ha appeal, e queste sono doti non semplici da avere per tantissimi wrestler (uomini e donne) nel circuito televisivo americano.

Ritorno d’immagine parte 2. Nelle scorse settimane, la discussione sulla diversità tra Big Swole e Tony Khan aveva coinvolto tantissime persone su Twitter. La ragazza aveva fatto intendere non troppo velatamente che in AEW gli atleti di colore non avevano lo spazio che meritavano. La vittoria di Jade è la risposta consapevole e inconsapevole a quelle accuse. La compagnia fa capire che non guarda al colore della pelle per sostenere ai piani alti i propri atleti. Si direbbe che questa incoronazione “casca a fagiolo”, anche se era prevista da mesi. Ma la coincidenza aiuta, e non poco, a mostrare al mondo che la AEW ha un occhio di riguardo verso chiunque faccia parte del proprio roster e contribuisca in maniera concreta al proprio business.