Negli scorsi mesi abbiamo potuto apprezzare i talenti delle indy su un ring WWE. L’occasione è stata data dal Cruiserweight Wrestling Classic, torneo che ha accolto una schiera di wrestler provenienti da ogni parte del mondo in contese più o meno spettacolari. È stata l’ennesima “stretta” su un mondo indipendente che somiglia ad un grosso serpente: più gli togli talenti, più ne sfornano altri. Abbozzano, tentennano e poi ripartono, più forti di prima. Ad un certo punto Triple H dovrà mollare la presa e concentrarsi su quelli messi in mostra questa estate.

Un tempo però questo ruolo venne preso con serietà dalla ECW. Evitiamo di pensare che la promotion Philadelphia fosse solo violenza: ai Sandman, Balls Mahoney, Sabu, Tracy Smothers, Axl Rotten fecero da contraltare atleti divenuti poi stelle come Rob Van Dam, Chris Jericho, Rey Misterio, Eddie Guerrero, Dean Malenko. Una esplosione di qualità e varietà alle quali sia la WCW che la WWF si adegueranno andando a depredare la compagnia di Heyman fino alla chiusura. La WWE ha poi cavalcato l’ondata quando circa dieci anni fa decise di riportare in auge il nome e tirargli i capelli fino a che i conti non hanno cominciato a non quadrare più.

È indubbio che la direzione attuale sia diametralmente opposta a dieci anni fa. Per anni la WWE ha pensato che le indy fossero un circolo a sé dal quale non nasceva nulla. Per quanto ci fossero dei talenti là fuori, la non facile assimilazione ad un prodotto rendeva inutile agli occhi di Vince McMahon ogni possibile acquisto. Dopo tutto esistevano delle federazioni affiliate che potevano rifornire i roster potendo contare sulle doti spesso ruvide di Bill Demott come allenatore. Se andiamo a vedere il roster della ECW e tutti i wrestler passati come meteore ci si accorge di quanti soldi siano andati sprecati – idem le aspettative: Abraham Washington, Armando Estrada, Bam Neely, Colin Delaney, DJ Gabriel, Gavin Spears, Kevin Thorn, Mike Knox, Sylvester Terkay, Marcus Cor Von, Ricky Ortiz, DH Smith, Vance Archer, Tyler Reks, Vladimir Klozov, Caylen Croft, Katie Lea, Lena Yada, Rebecca, Tiffany, Trinity. Venti esperienze fallimentari per motivi differenti, venti occasioni perse che hanno avuto rare eccezioni fuori di lì: solo Delaney, Tiffany Smith e Archer hanno proseguito con buonissimi risultati mentre di Knox si ricorda uno stint non certo esaltante in TNA.

Dalla ECW/WWE sono sbocciati CM Punk, Bobby Lashley, Kofi Kingston, John Morrison e The Miz. Avevano le carte in regola Elijah Burke, Evan Bourne e Trent Barretta, si sono tolte tante soddisfazioni Brooke, Kelly Kelly, Layla, la succitata Tiffany, Natalya, le Bellas, Alicia Fox e Rosa Mendes. Insomma, un po’ di lavoro è stato fatto ma, a parte Bourne e Punk, gli altri sono stati costruiti a puntino sul proprio modello.

Oggi la situazione è diversa per la mole di atleti chiamata, non è differente la strada. Non tutti ce la possono fare, non Neville né Apollo Crews, forse non Zayn e neppure gli ex TNA approdati in pompa magna per un salto nella gloria. Il prodotto più importante è la competizione riguardante il titolo Cruiserweight: TJ Perkins è seriamente il campione più adatto alle esigenze, sciolte certe gimmick malsane in TNA; Alexander, Swann e Kendrick quel misto di esperienza e incoscienza di cui una categoria simile necessita. Più le eventuali aggiunte che, spero, si prendano uno spazio notevole in una delle ore di un Raw che non riesce a sprintare davanti ad uno Smackdown meglio organizzato e ben distribuito.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.