Diversi giorni fa ascoltavo l’intervista di Paul Heyman ai microfoni di “NotSam Wrestling”, e ne sono rimasto illuminato. Il Wiseman, fuori dai programmi Tv da alcune settimane, ha spiegato ad una platea ansiosa di rivederlo quanto prima che, il suo ritorno, avverrà quando sarà necessario, ma non ora. Sì perché, stando alle sue parole, lui è direttamente coinvolto in tale decisione, avendo scritturato la storyline della Bloodline a quattro mani con il suo protagonista, Roman Reigns. Heyman ha spiegato che, questo lungo e faticoso lavoro, ha ovviamente coinvolto Triple H, relegandolo però ad un ruolo “comprimario” nella stesura della narrativa, avendone pieno potere decisionale lui e i membri della famiglia Anoa’i. E, per quanto sia insolito nella storia della WWE, la scelta di rendere scrittori della propria storia i wrestler, ha avuto i suoi poderosi vantaggi. Il romanzo della Bloodline è tra i meglio riusciti nella storia della Compagnia.
Certo è che, se togli dall’equazione la mente geniale di Heyman, forse oggi non ne parleremmo con toni tanto trionfalistici. Ma è pur vero che, se la narrativa della Bloodline ha avuto successo è anche per l’interpretazione dei personaggi, capaci di picchi di intensità, intervallate da momenti comedy e più leggeri degni delle migliori puntate del Saturday Night Live. Insomma, il veto di Vince McMahon su controllo creativo dei loro personaggi da parte dei wrestler stessi, quantomeno in questo frangente, siamo contenti non sia stato imposto. O quantomeno, sia stato per l’occasione “allentato” nel corso di questi quattro anni. Una rondine non fa primavera, e non tutti sono Paul Heyman, ovvio. Ma, l’idea che il Capo sappia “sempre” cosa è meglio per il suo dipendente, alle volte, può essere deleteria. A meno che tu non ti chiami Mercedes Monè.
Non vorrei gettare la croce addosso a quella che fu Sasha Banks in WWE. La lottatrice si impegna molto, e si vede. Purtroppo però si notato evidenti limiti di scrittura dei suoi promo, i quali stanno danneggiando la sua immagine nella AEW. Lei, ad esempio, ha avuto l’assenso da Tony Khan al controllo creativo del suo personaggio e delle storie che lo coinvolgono, e questo, ahinoi, è per lei nocivo. Non sappiamo con esattezza se anche in WWE, Roman Reigns e Paul Heyman, abbiano sottoscritto clausole di questo tipo nel loro contratto. Ma, stando all’intervista del Wiseman, il loro margine di decisione, nella predetta storyline, è quantomeno ben ampio. Se loro sono l’esempio in questo business che, personaggi “navigati” sono in grado di autogestirsi alle volte, la Monè dimostra, invece, di essere l’eccezione che conferma la regola.