Di solito un salto nella storia lo fa il nostro Giovy2JPitz, stavolta lo faccio, per raccontare quegli strani incroci che la storia del Wrestling ci ha regalato.
L’occasione è per celebrare la scomparsa di uno fra i più grandi e carismatici pugili, Muhammad Alì (o Cassius Clay) scomparso lo scorso 3 Giugno e che in questi giorni il mondo sta salutando.
Non starò a spiegarvi chi era Alì: ci sono stati centinaia di libri, interviste, editoriali, oltre a documentari e a un ottimo film (con un Will Smith in una delle sue migliori interpretazioni,a mio giudizio), ma pochi hanno raccontato uno dei momenti forse più emblematici per noi amanti del wrestling: l’incontro-scontro fra Alì e la leggenda del Puroresu Antonio Inoki.
L’antefatto: nell’aprile del 1975 Alì è ospite a un ricevimento negli USA; durante la serata, a cui partecipava anche il presidente della AWA (l’Amateur Wrestling Association, l’organo mondiale che regola nei vari paesi il wrestling amatoriale – per intendersi: quello da cui sono approdati ad esempio Kurt Angle alla grecoromana e alle olimpiadi) giapponese Ichiro Hatta, che introduce durante la serata proprio il pugile.
Alì, uno che non le manda a dire, che del suo bullarsi con il pubblico ha fatto il suo trademark, si rivolge ad Hatta con aria di sfida: “Non c’è nessun lottatore orientale che voglia sfidarmi? Gli darò un Milione di dollari se riesce a battermi!”; la notizia non mette molto ad arrivare alla stampa giapponese ed in Giappone non si mette troppo a trovare qualcuno disposto a sfidarlo.
Quel qualcuno risponde al nome di Antonio Inoki.
Negli anni 70 Inoki è la punta di diamante della NJPW da lui fondata nel 1972: ha già combattuto contro atleti del calibro di Karl Gotch o Ric Flair, è l’attuale campione della federazione (che allora aveva nell’NWF World HW Title il suo massimo alloro), inoltre da qualche tempo sta combattendo anche in match “ibridi”, dove affronta maestri di arti marziali in incontri Shoot.
Le parole di Alì per lui sono una provocazione a tutto il Puroresu e, senza pensarci troppo, annuncia che se vuole, Alì può affrontare lui.
Alì e il suo entorauge accettano e nel Marzo del 1976 viene sancito il match che si terrà il 26 Giugno al Nippon Budokan di Tokyo; le prime conferenze stampa sono ovviamente infuocate e Alì da il meglio del suo repertorio: prende di mira il prominente mento di Inoki definendolo un “pellicano”, Inoki risponde dicendo che potrebbe “distruggersi il pugno sul suo mento, se non sta attento”; memorabile la scena il giorno dell’arrivo per il Match all’aeroporto, dove Alì inizia ad urlare a favore di camere e fotografi “Non ci sarà nessuna Pearl Harbor!! Muhammad Alì è tornato!! Non ci sarà nessuna Pearl Harbor oggi!!”
L’attesa mediatica e il giro d’affari fu pazzesco: Alì strappò una borsa da sei milioni di dollari per l’incontro, 34 paesi strinsero accordi televisivi, si stima che quasi un miliardo e mezzo di persone abbiano assistito all’incontro: Mc Mahon Sr. Organizzò uno show con visione della diretta televisiva a New York con oltre 32000 paganti allo Shea Stadium, giusto per dire come ci troviamo di fronte all’evento del secolo (e quanto sia abusata come parola oggi).
Apparve anche chiaro che non sarebbe stata la solita esibizione a cui Inoki aveva abituato: fra i due c’era agonismo vero e nessuno dei due si sarebbe risparmiato: Inoki si allenava mettendo a dura prova i suoi sparring partner con leve articolari e potenti calci; Alì vide gli allenamenti di Inoki e iniziò a comprendere che non solo non sarebbe stata una passeggiata o un’esibizione, ma che sarebbe stata una battaglia vera.
Le parti rinegoziarono nei giorni seguenti le regole d’ingaggio del Match: Inoki non poteva prendere o lanciare in aria Alì, ne l’avrebbe potuto colpire con dei calci se non avesse avuto almeno un ginocchio a terra sul ring; si è detto anche che l’entourage di Alì avesse minacciato di morte Inoki, se avesse osato toccarlo o batterlo.
Il Match si sarebbe svolto al meglio dei 15 round, con assegnazione della vittoria per schienamento, KO, abbandono o resa o per punti dati dagli arbitri.
E arriviamo al giorno del match, con il Budokan sold out (oltre 15000 spettatori paganti) e tutto il mondo bloccato a vedere, ma vi lascio alle immagini:
le regole restrittive impostate dall’entourage di Alì ridussero di molto la contesa atletica fra i due, tanto che le prime vere reali intenzioni di scontro arrivarono attorno a metà incontro; Inoki lottò per buona parte del match a terra, colpendo alle gambe Alì, per farlo cadere e sottometterlo; Ali’ riuscì a piazzare poco meno di 5 pugni diretti.
Ma per dimostrare quanto sia stato shoot il match e combattuto, basti pensare che le gambe del pugile uscirono assai malconcie fra ferite che provocarono varie infezioni come due trombi alla gamba sinistra(rischiò persino l’amputazione della gamba) che probabilmente accorciarono in parte la carriera da pugile di Alì, oltre che farlo seguire per curarsi al meglio i postumi di quell’incontro per quasi cinque anni a Los Angeles.
Il pubblico, che si aspettava una carneficina o uno scontro molto fisico, fu deluso e abbandonò la proverbiale calma giapponese: vari lanci di rifiuti e oggetti caratterizzarono la fase finale del match, che finì in pareggio: l’onore di entrambi era in quel modo salvo, anche se anni dopo sembra che la vittoria sarebbe stata ai punti per Inoki, da varie fonti e testimoni dell’epoca del match.
Eppure, fra i due, nonostante i dissapori creati dall’entourage di Alì, fra il pugile e Inoki nacque una bella e intensa amicizia, con vari attestati di stima (Inoki adottò persino la entry music di Alì e il famoso “Inoki Bomba-ye”, grido di sostegno dei fans e anche nome di uno dei principali show della IGF, la federazione MMA di Inoki, era mutuato dal grido “Alì Bomba-ye” che gridavano al pugile), tanto che nel 1994, quando Inoki si ritirò dal wrestling attivo, Alì sarà presente al suo ultimo Match a Tokyo, dove consegnerà (nonostante il parkinson) personalmente in mano a Inoki un mazzo di fiori, oltre che dirgli, lontano da microfoni, alcune frasi che probabilmente non sapremo mai, ma immaginiamo siano state parole di amicizia e forse qualche battuta su quello storico match ibrido fra i due.
Una curiosità: ad arbitrare il match fra i due fu chiamato l’ex-wrestler e Judoka Gene LeBell, che nel 1963 tenne un match ibrido contro il pugile Milo Savage.
Alì Bomba-ye! Inoki Bomba-ye!
Enrico Bertelli “Taigermen”