Siamo rimasti affascinati dall’ultimo match di Sting. Un giusto tributo, coi figli al fianco, i Bucks a fare il lavoro sporco e rendere il tutto “giusto”. In mezzo al match però c’è stato uno spot che ha attirato da un lato tante critiche e dall’altro applausi. Dividendo, ancora una volta, le schiere tra i fan più hardcore e quelli più legati ad uno stile “soft”. Il protagonista è stato Darby Allin con un volo su una lastra di vetro che ha distrutto lanciandosi da una scala.

Allin sta bene. Certo, ha avuto necessità di diversi punti. Certo, è stato tanto entusiasmante quanto tremendo vederlo schiantarsi così. Ma lui si è presentato in conferenza stampa dopo il ppv Revolution e Tony Khan ha fatto sapere che stanotte sfiderà Jay White. Non un match da niente, a dire il vero.

Credo sia difficile capire Darby Allin. Ancor più difficile cosa faccia o cosa gli piaccia fare. Nel passato aveva raccontato il suo piacere per il masochismo, che lo porta ad eccedere nella ricerca del dolore. A lui il dolore piaccia. A vederlo oggi sembra un novello New Jack (chi conosce la storia della ECW, sa di che parlo). Un New Jack più educato, certamente. Ma comunque un ragazzo che a 30 anni ha già vissuto match con un tasso di pericolo parecchio alto.

Fece un match con Walter in Evolve. Quasi 30 minuti, dove l’attuale campione intercontinentale WWE (con un peso forma di gran lunga superiore e più potente) lo malmenò come una bambola di pezza. Nonostante ciò, Allin si rialzò sempre. Ridendo. Il dolore gli piaceva davvero. Qualche tempo dopo raccontò di aver chiesto all’austriaco di non risparmiarsi, di pestarlo, per rendere più “reale” il male che sentiva addosso. Anche quel match fece discutere: per una maggioranza, è un matchone; per una minoranza, è insensato (uno come Allin non avrebbe dovuto reggere uno come Walter oltre i 5-6 minuti).

Lo spot di Revolution ha un impatto pazzesco. Secondo la scrittura del match, serviva a togliere temporaneamente Allin dal match. Match che è stato scritto da Sting e dai Bucks, col beneplacito di Tony Khan. Tutti partner in crime di quello che abbiamo visto.

Io credo fosse evitabile. Per quanto spettacolare, ci sono tre fattori che mi spingono in questa direzione:

1) il vetro è saltato addosso agli spettatori. Che non si sono lamentati, anzi erano molto esaltati. Ma non sempre trovi fan di quel genere e il vetro è realmente pericoloso per chiunque;

2) il vetro è pericoloso, anche per Allin. Spaccarsi così non credo fosse così necessario. Lo si sarebbe potuto levare in tanti altri modi;

3) la AEW non è una indy, per quanto strizzi ancora l’occhio a quel mondo. E non è neanche una ECW, per quanto Khan ne fosse un fan sfegatato. E’ una major che deve avere bene in mente le conseguenze di quel che va a fare.

Continuerò a capire poco la volontà di Allin di farsi male e di andare sempre oltre il limite. Ma vorrei che la AEW diventasse in grado di dare spettacolo senza dover eccedere nelle sue scelte.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.