So che non è semplice riuscire a far piacere qualcuno che la dirigenza vede come un possibile successo. Devono verificarsi diverse e molteplici condizioni perché si verifichi la “cristallizzazione”, che Proust definiva come corresponsione di amorosi sensi, tra il pubblico e il Wrestler sul ring. Quando questa non si realizza, è una sconfitta per tutti, in primis per il pubblico al quale è preclusa la possibilità di assistere alla nascita di una nuova stella. Però non sempre, o quasi mai, il colpevole è il pubblico. Talvolta la gestione del lottatore è lacunosa e illogica, talvolta invece è lo stesso lottatore che non è in grado di sobbarcarsi una responsabilità così elevata, finendo per fallire miseramente. Per rendere al meglio l’esempio, prendiamo spunto dalla situazione di Madcap Moss.
Un inizio promettente
Quando Moss fu affiancato ad un Corbin in cerca di identità, entrò immediatamente nelle simpatie (o meglio, antipatie) dei fans. Questo perché era presentato come un “battutista” che infondo non faceva granché ridere. Corbin lo accompagnava miserabilmente nel suo compito, e i due risultavano poco più di una coppia di “heel” poco temibili. Il che, ad onor del vero, sfocia in una vera simpatia da parte del pubblico nel medio-lungo periodo, e difatti così è stato. Madcap ha ricevuto il sostegno del pubblico quando ha deciso di sottrarsi dalle grinfie di Corbin, arrivando addirittura a batterlo ad Hell in a Cell in un No hold barred match. Dopo questa vittoria, aveva spianata la strada per qualche titolo secondario, magari anche qualche rivalità di spessore, o ancora poteva “approfondire” meglio il suo carattere.
Occasione mancata
Invece nulla si è fatto e nulla si è detto. Non si è neppure tentato di caratterizzare un pelino il suo personaggio, o di concedergli dello spazio televisivo decente. A Moss è stato dato un mutandone nero e un paio di stivali da indossare, e lo si è lanciato sul ring, sperando forse di cavalcare l’onda del sostegno iniziale del pubblico. Invece, come ci si doveva aspettare, il favore dei fan è scemato e la sua figura è ritornata inesorabilmente nell’anonimato più buio. Sono trascorsi quasi cinque mesi da quella vittoria senza che il lottatore abbia ottenuto alcunché, e senza che si sia reso partecipe di qualche segmento importante, o protagonista di qualche vittoria di rilievo. Moss brancola nel buio, come anche chi ha il ruolo di gestirlo e direzionarne la carriera, e nella scorsa puntata di Smackdown ha addirittura perso senza colpo ferire contro Karrion Kross. Per lui, ora, temo decisamente il peggio.
Chi è il colpevole?
Ovviamente non denuncio del dolo da parte della dirigenza, certi “mancati” successi capitano per le più disparate motivazioni, e talvolta nessuna di queste è attribuibile a delle colpe ben specifiche di qualcuno. Qui, c’è un coacervo di situazioni che hanno giocato un ruolo importante: C’è sicuramente la “negligenza”, o “insipienza”, del team creativo. Va aggiunta anche una scelta del ring attire molto anonimo e poco incisivo, che delle volte aiuta a colmare le lacune della narrativa del personaggio. In terza analisi, magari qualche responsabilità a Moss potremmo anche attribuirla (più per mancanza di personalità volitiva semmai, che per delle carenze vere e proprie sul ring). Insomma, c’è da tirar in ballo diverse teste, e da individuarsi diverse corresponsabilità nel merito. Però non tutto è perduto.
Un presente difficile, un futuro incerto
Cinque lunghi mesi di stallo non vogliono necessariamente significare che speranze non ve ne sono più. Tanti lottatori, dopo addirittura anni di mediocrità, cogliendo il momento opportuno e avendo raggiunto la maturità necessaria, sono riusciti a riemergere e a raggiungere le vette più alte della WWE. La stessa cosa potrebbe verificarsi con Madcap Moss. Tuttavia è da contestualizzarne il momento storico, che è forse il più dinamico della storia della federazione e del Wrestling mondiale. I talenti si susseguono a ritmo frenetico, nuove stelle premono alle porte delle Major di tutto il mondo e, un infortunio o un incidente di percorso, possono causare senza troppi rimorsi l’avvicendarsi dei wrestler in una compagnia. E io temo che questi cinque mesi di piatta siano stati troppi, e non avendo all’orizzonte segnali di miglioramento, e non “percependo” alcuna intenzione di cambiare lo status quo, temo che Moss ce lo siamo bruciati in gran stile. Peccato, perché secondo me poteva essere sfruttato meglio, avendo delle qualità fisiche innegabili soprattutto. Resto in attesa di smentita ovviamente, anche se la speranza si affievolisce come la luce fioca di una candela sul monte Everest, in preda ad un clima rigido sferzato da una impetuosa tormenta di neve incipiente.