The Nature boy Ric Flair ha recentemente parlato nel suo podcast settimanale “To be the Man” di un’altra leggenda del ring, questa volta nipponico, Antonio Inoki, e della sua recente scomparsa. Inoltre, sempre durante la medesima intervista, ha chiarito il suo punto di vista sui pettegolezzi che lo volevano ritornare a combattere, dopo aver visto l’ultimo match del suo grande amico Ricky Steamboat: “Quando ho detto che mi ha ispirato a tornare a lottare, non volevo dire che potevo farlo”.

Qualche ripensamento però c’è…

“Mettiamola così. Desidero non aver mai detto che quello sarebbe stato il mio ultimo match (quello avuto nello show della JCP in coppia con Andrade contro Jeff Jarrett e Jay Lethal nds), e non vorrei deludere un po’ di fans facendone un’altro, ma sto cercando di rimettermi in salute. Poi ho commesso quello che si è rivelato un drastico errore non idratandomi, ma mi sento alla grande. Mi sento come ci si sente quando si è in salute, e dovresti fare ciò che vuoi alla mia età. Voglio dire, sai, sento che limitiamo noi stessi in base a ciò che la gente pensa che dovremmo fare che è l’opposto di quello che vogliamo noi.” ha detto Flair, facendo un chiaro riferimento alla sua insita volontà di voler combattere ancora.

La differenza tra gli show di 50 anni fa e quelli di oggi

“Guardo ai 50 anni (di carriera nds) e penso a cosa mi rende differente e che non c’è nessuno con cui non abbia mai lottato. Guardo all’insieme dei personaggi, guardo agli show adesso e dico che sono così diversi. Voglio dire, non vedo un Hansen o un Brody lottare oggi. I ragazzi non saprebbero gestirli, o Mulligan, voglio dire, Gesù. Non potresti dire una parola a Jack (Mulligan nds) senza che lui picchi qualcuno? Te lo immagini uno dei ragazzi che getta m***a su Harley Race? Dico, è un tempo diverso”. Ciò, ad onor del vero, è stato più volte ribadito dal Nature boy, e cioè che i tempi del suo inizio erano più “rudi”, e i lottatori di 40/50 anni fa molto meno “accomodanti”.

Un ambiente molto più “controllato”

Ric ha voluto, nella stessa intervista, chiarire che prima il suo era un continuo viaggio, mescolarsi con altre culture del Wrestling, senza inibizioni o limiti. Lottare con tutti, essere esageratamente “spregiudicati” con il pubblico (in un aneddoto ricorderà di aver rischiato di essere accoltellato in Puerto Rico) , e di lottare un Wrestling “asciutto”, senza troppa coreografia: “La differenza è, e devo chiarirlo così tutti possano capire ciò che dico… È che lottavi ogni possibile e immaginabile personaggio e stile al mondo, e se eri in Giappone dovevi lottare per la tua vita. Adesso è un ambiente molto più controllato. Mettiamola così. Chiaramente, la coreografia era totalmente diversa. Non c’era alcuna coreografia. Tu andavi solo là fuori e speravi che avevi la chimica e attraverso la pratica, l’allenamento e gli errori, speravi di trovare i ragazzi giusti (con cui lavorare nds). Mi piace pensare che ho trovato molti ragazzi con cui avevo una grande chimica, da Dusty ad Harley, a Terry.”