Negli sport si dice che il miglior arbitro è quello che non si nota o non si fa notare. Nel wrestling la situazione non è tanto diversa, anche se differiscono le caratteristiche. Ricordiamo Nick Patrick per il baffo, Charles Robinson perché piccolo e biondo, Mike Chioda per l’estremo carisma, i fratelli Heenan per la somiglianza.

Non è un problema che un arbitro diventi protagonista sul ring. È parte di un racconto, di di uno svolgimento, dove però il focus sono sempre gli atleti sul ring. A me non disturba affatto Aubrey Edwards, che unisce bravura a presenza sul ring.

Ma con Rick Knox la situazione è diversa. È totalmente inadatto ad una major. È inadatto nel timing, nel posizionamento, nel garantire il rispetto delle regole, nella gestione delle tempistiche.

Funziona in un contesto più piccolo, in una PWG, dove deve lasciar fare e non metterci nulla, a parte il mero conteggio. Ma in una major occorre soprattutto attenzione a ciò che succede. Perché silenziosamente (e il mio amico Matt Di Fina me lo ripete spesso) l’arbitro è una figura fondamentale per la buona riuscita di un match.

Knox è lì per “amichettismo”. Perché dagli esordi arbitra gli Young Bucks, che giustamente se lo sono portati dietro. Ma la riconoscenza e l’amicizia non può bastare. Serve attenzione. E quella, Knox, non ce l’ha avuta spesse volte.

L’accusa di essere distratto se la porta dietro da sempre. C’è chi parla di distrazione. Chi invece di “inconsapevole menefreghismo”. Soprattutto in occasione degli infortuni. È noto perché in PWG se ne andò negli spogliatoi dopo un match, senza avvedersi che uno dei wrestler si era rotto la caviglia.

Mercoledì scorso non si è capito di cosa si sia trattato. Moxley ha chiamato il pin. Knox doveva contare, a prescindere che avesse sentito o meno la chiamata. Poi avrebbe chiesto lumi. Ha invece esposto la compagnia che rappresenta ad una figuraccia in diretta televisiva.

Sarebbe l’ora di ridimensionare la sua posizione a match di minor peso, dove può far meno danni e può anche vedersi di meno. Come capita agli arbitri di calcio. Una piccola sosta non gli farà male.