Avevo in mente di aspettare almeno una settimana prima di toccare la questione G1 Climax di quest’anno, a cui, per impegni di vita reale e un po’ per scelta, quest’anno ho volutamente dedicare appena un articoluccio di presentazione e di commento alla prima giornata.
È complicatissimo racchiudere in qualche riga quanto visto in un mese e mezzo di eventi quasi quotidiani, c’è stato dentro veramente tanto e sicuramente la parola che ci portiamo a casa dall’edizione di quest’anno è sicuramente “consacrazione”.
Il G1 è per sua natura un evento unico, quasi mistico e impareggiabile. È un anti-evento, qualcosa che è quasi inspiegabile dal punto di vista dei tempi televisivi odierni; si fa in circa novanta giorni, quello che la WWE fa in una notte.
Questo già spiega la cura con cui deve essere preparato e tutti i rivoli che vanno cesellati tra faide esistenti e in costruzione; non è questa la sede della review con voti e tutto il resto, ma per i patiti del genere, si può essere soddisfatti anche quest’anno, con dei risultati finali forse dosati con poco coraggio.
Dal Blocco A esce bene ovviamente Okada che avrà un classico match con Suzuki più avanti e tutto il resto della truppa che si ferma a pari merito a 8 punti; da questo lato del tabellone abbiamo avuto un Will Ospreay in stato di grazia, che si sta facendo strada verso il posto lasciato libero da Kenny Omega nei cuori dei fan giapponesi. Ospreay ha speso parole dolcissime verso la New Japan e la New Japan gli sta dando tutte le occasioni migliori per brillare.
Lo stesso girone ci regala un KENTA nuovo di zecca, che dopo il debutto, nella finale tradisce Shibata ed entra nel Bullet Club. In un colpo solo si lascia intendere che Shibata possa avere ancora un match di livello in canna (Wrestle Kingdom?), si lancia KENTA in maniera importante tra i top e magari in futuro potrà essere l’elemento scatenante di una faida interna con Jay White. È stato un colpo da maestro, innegabile. Soprattutto, la rivalità con Shibata, qualcosa che era quasi fantascientifico fino a poche ore fa.
Dall’altra parte, il Blocco B, ci racconta che Jay White è ancora nei piani del booking team; vince il girone e si fa ritrarre nell’highlight della serata al fianco dei suoi colleghi di stable. Molti ancora non accettano questa considerazione, ma è apprezzabile il fatto che seppur con qualche scricchiolio sul cammino, la NJPW tiri avanti nella strada intrapresa.
Inoltre, la gestione Jon Moxley che ci dice che l’americano non sia andato in Giappone ad incassare assegni e poco altro, non vince il girone, ma ci va vicino ed esce con le spalle ancora più solide e risponde a tutti quelli che dicevano che non fosse adatto alla NJPW, non è il profilo migliore di sempre, ma lo sta facendo con il migliore spirito possibile.
E il vincitore Kota Ibushi, che dopo esserci andato vicino per qualche anno, con il giusto contratto riceve la shot per Wrestle Kingdom e la vittoria del prestigioso G1. 
Per pensare a tutto quello che verrà ci sarà tempo, per il momento rimaniamo soddisfatti per quanto proposto quest’anno. Edizione da promuovere sotto tutti i punti di vista, dai fisiologici cali di alcuni match, alle eccellenze di altre, fino a snodi di storyline importantissimi e di gran valore.