Nella settimana che precedeva la Royal Rumble, ho deciso di prendermi nuovamente un rischio: seppur i miei pronostici non si fondassero su nulla di certo, avevo affermato che Roman Reigns sarebbe stato in grado di vincere la rissa reale del 2020. Nonostante ciò, come già successo in passato su questo sito, la mia presa di posizione non ha portato molto bene al mastino, il quale, sebbene sembrasse in prima linea, si è visto soffiare questo privilegio da Drew McIntyre, che sfrutterà questo suo successo per affrontare Brock Lesnar a Wrestlemania 36.

Un’ennesima sconfitta in questa particolare stipulazione che sa ancor di più di beffa per Reigns: infatti, è la terza volta che l’ex membro dello Shield viene eliminato per “il rotto della cuffia”, come si dice, dato che è stato il runner up delle edizioni del Royal Rumble Match del 2017, 2018 e, infine, del 2020.

Molti in queste ore sul web hanno parlato di una rissa reale che è risultata ancora più bella proprio grazie al suo esito finale, affermando al contempo che, se avesse vinto Roman Reigns, non avrebbero gradito allo stesso modo il match nella sua totalità. Per quanto rispetti in ogni caso l’opinione altrui, io ho un punto di vista differente. Certo, la vittoria dello scozzese è sicuramente molto soddisfacente, inoltre sono più i pro che i contro, ma credo che se anche avesse vinto il protagonista di questo articolo ci saremmo trovati di fronte ad una situazione del tutto simile.

Come già detto la settimana scorsa, fin dal momento del ritorno dalla malattia, l’ex campione del mondo ha avuto una passo più stentato rispetto al passato: mentre prima il performer statunitense gravitava bene o male sempre attorno al titolo massimo, ora la strada si è fatta molto più tortuosa per The Big Dog, tanto che non ha ancora ricevuto un’occasione per lo Universal Championship dopo la sua lunga assenza. Insomma, per potersi guadagnare un privilegio del genere, Roman Reigns avrebbe dovuto dare una grande dimostrazione di forza, e il Royal Rumble Match era senza dubbio un’opportunità molto allettante da cogliere.

Putroppo per lui, però, la fortuna non gli è stata benevola, imponendo così a Reigns di doversi mettere nuovamente in fila ed attendere una nuova occasione.

Nonostante ciò, se sotto questo punto di vista la Royal Rumble 2020 non è stata positiva per il wrestler di Smackdown, non si può considerare altrettanto negativo l’andamento del resto dello show: per l’appunto, l’evento è stato aperto proprio da una vittoria del mastino in un Falls Count Anywhere, arrivata al termine di un incontro sicuramente non dai ritmi forsennati ma senza dubbio più che godibile. Successo che, per oltre, non è arrivato contro un avversario qualunque, trattandosi di Baron Corbin: per quanto sia un personaggio detestato dalla maggior parte del pubblico, è innegabile il fatto che King Corbin stia guadagnando sempre più posizioni nei ranking della WWE. A testimonianza di questo fatto, c’è pure un 2019 decorato di alcune chance al titolo universale e la vittoria del King Of The Ring, che lo rende senza alcun dubbio un avversario più che degno per un wrestler come Roman Reigns.

Per questo, considero ancora più che praticabile una sua possibile ascesa al titolo. E quale potrebbe essere l’occasione più giusta per dare la spinta definitiva all’ex membro dello Shield? Beh, penso che la risposta sia scontata: l’Elimination Chamber.

Insieme alla rissa reale, pure la camera dell’eliminazione negli ultimi anni ha giocato un ruolo chiave nel delineare ciò che avrebbe poi avuto luogo durante lo Showcase Of Immortals. Non serve nemmeno tornare troppo indietro con la memoria per avere testimonianza di tutto ciò: basta ricordare ciò che è successo nell’Elimination Chamber Match che chiuse l’omonimo evento del 2019.

Difatti, dopo una prestazione più che convincente, Kofi Kingston riuscì ad entrare sempre di più nelle simpatie del pubblico, che iniziò ad incitarlo al fine di accompagnarlo in una cavalcata trionfale fino a Wrestlemania, o, per meglio dire, Kofimania, che si concluse nel modo migliore possibile, ovvero con la vittoria dell’atleta afro americano del titolo WWE.

Alla luce di questi fatti, credo sia giunto il momento per Roman Reigns di prendersi il proprio riscatto, con la vittoria di questo incontro. Facendo un’analisi a priori, l’ipotesi più plausibile penso sia quella di vedere The Big Dog vincere un ipotetico Elimination Chamber Match con in palio una title shot al titolo mondiale da sfruttare il prossimo 5 aprile, ma anche uno scenario “alla Kofi” non mi pare impercorribile.

Alla fine, l’attuale Universal Champion, ovvero The Fiend, si sposerebbe molto bene con questo genere d’incontro, dal momento in cui incarna un personaggio dai caratteri demoniaci, rendendo così giustificabile una sua possibile difesa della corona all’interno di questa struttura. Così facendo, si potrebbero pure creare i presupposti per uno scontro tra il maligno ed il mastino: come successo l’anno scorso, non sarebbe necessaria la vittoria, ma una semplice prestazione degna di nota, in grado di impensierire pure un personaggio così invulnerabile come il fautore della Firefly Fun House.

In poche parole, seppur Roman Reigns sia arrivato per l’ennesima volta secondo nella rissa reale, la sua Road To Wrestlemania è tutt’altro che conclusa. Una volta assimilata la sconfitta, sarà tempo di riprovarci, perché si sa che la fortuna aiuta gli audaci.