Una delle cose che i fan amano di più sono i match a stipulazione speciale e ne esistono tantissimi tipi diversi. Alcuni sono ormai caduti quasi in disuso come il Beat The Clock Match (la WWE ne propose uno ad agosto, a ridosso di SummerSlam, in cui Naomi affrontò Sasha Banks & Bayley) mentre altri sono diventati leggendari come il Royal Rumble Match o il classico “No DQ”, un incontro senza squalifiche in cui tutto è consentito. La Ring of Honor questa settimana è andata molto controcorrente in materia, proponendo un match valido per i titoli tag team con stipulazione “Pure Rules”

Il Pure Rules in breve

La stipulazione Pure Rules aggiunge al wrestling classico dei tratti provenienti dal mondo della lotta libera e della boxe. In questo tipo di match il regolamento prevede innanzitutto l’ adozione di un “codice d’ onore”, il quale prevede che i partecipanti si stringano la mano all’ inizio e alla fine della contesa e che vieta di colpire il viso e la zona inguinale. Si vince per schienamento o per sottomissione e ogni lottatore ha a disposizione un numero limitato a tre fra kick-out e rope break per uscire da eventuali suddetti schienamenti e/o sottomissioni. Il quarto tentativo patito diventa automaticamente quello vincente. La durata massima di questo match è di venti minuti e se essi trascorrono senza che emerga un vincitore, è una giuria a decretare il vincitore.
Una sfida davvero cavalleresca dunque, in pieno stile medievale.

“And new Tag Team Champions…”

Questa romantica stipulazione è stata però amarissima per Jay Lethal & Jonathan Gresham, dato che sono stati sconfitti da Kenny King & Dragon Lee perdendo quindi i loro titoli tag team dopo 78 giorni di questo loro primo regno. Staremo a vedere quali sfide dovranno affrontare i nuovi campioni, anch’ essi al primo regno, e se la ROH deciderà di riproporre questa particolarissima stipulazione.

Piccola chicca: AJ Styles e CM Punk disputarono un match di questo tipo nel 2004 e in quell’ occasione fu il Phenomenal One a vincere, portandosi a casa il ROH Pure Championship, a testimonianza che nel palmarès di AJ c’è veramente di tutto