« Quando era all’università, usciva con una donna. Recentemente, ha scoperto che, 9 mesi dopo il loro ultimo appuntamento, lei ha partorito un maschietto. Questo ragazzo è stato dato in adozione e affidato a una splendida famiglia. È diventato un grande studente ed era stato scelto addirittura per praticare il baseball professionistico, ma ha scelto di andare al college per eccellere nel wrestling. Aveva tante opzioni, ma alla fine scelse di realizzare il suo sogno… diventare un wrestler della WWE. Alla fine c’è riuscito ed ora sono grato di annunciare il nuovo membro di Raw: mio figlio… Jason Jordan ».
A sorpresa, ma neanche tanto, la WWE riesce a trovare finalmente una soluzione al dilemma: riusciremo, un giorno, ad avere una story dove un wrestler presenta un figlio illegittimo? Ci han provato nel 2007 con il racconto, alquanto stupido, di un figlio illegittimo in seno a Vince McMahon che mettesse in difficoltà i sentimenti dei suoi famigliari. Un qui pro quo degno di una puntata di Beautiful, smentita poi mesi dopo: no, Hornswoggle non poteva essere suo figlio, era tutta una truffa. E così, dopo settimane di attesa e di un continuo crescendo, il tutto si era risolto in una bolla di sapone. Dieci anni dopo hanno ripreso il faldone coi vecchi scritti, si può ricominciare. Come? Semplice: Jordan ed Angle si somigliano nel modo di lottare, di agire, di presentarsi. A rivedere l’ attuale carriera del ragazzo, sembra quasi avessero orchestrato questo momento sin dal performance center per la somiglianza sul ring. Un Shelton Benjamin con le capacità di Angle, la perfezione.
Sono cresciuto col senso del “figlio di“. Non era strano vedere sul ring David Flair, una pippa inconcludente che stava in WCW solo perché prediletto di cotanto padre. O Randy Orton, Ted Di Biase Jr, il figlio di Rey Misterio e quello di Jake Roberts. Qualcuno, in modi diversi, sul quadrato vi è salito. Jordan invece rappresenta una categoria nuova, differente, tagliente. Va gestito con dovizia, fatto crescere lentamente. Va ricordato ogni singolo secondo di quanto verrà svelato nelle prossime settimane. Perché? Perché tra 10 anni, quando Jordan magari avrà già vinto 4/5 titoli del mondo, dovrà ancora avere il marchio del figlio mai conosciuto, ritrovato per caso nel 2017. Un figlio che Angle conosce trent’anni dopo, avendo già diversa esperienza come manager di Raw. Che accoglie col viso paonazzo ma nessuna lacrima, che abbraccia e viene supportato dal pubblico per questo. Bello, tutto bello, ma….
…. che succede ora? Angle può usare il suo potere per dargli una shot ad un titolo, per dargli bei match. Può tornare egli stesso sul ring nel caso in cui qualcuno tenti di metter le mani su Jordan, può svestire i panni attuali e tornare a creare match di prim’ordine. Però si cammina su un filo invisibile, dove è facile cader giù. Dove si possono compiere errori che non intaccano certamente la carriera dell’eroe olimpico ma potrebbero intaccare il futuro del giovane ex campione di coppia. Bello essere sangue del mio sangue, ma occorre anche sfruttare quel sangue che scorre a fiumi nelle vene (?). E allora perché non con un turn heel? Si instaurerebbe una nuova authority con Jordan cattivo d’ordinanza che sappia in qualche modo prendersi tutto quel che il padre potrebbe concedergli. Il materiale non mancherebbe: subito magari The Miz e la sua combriccola di scappati di casa, quindi Samoa Joe, Seth Rollins, Dean Ambrose e Brock Lesnar.
Brock Lesnar? Sì, Brock Lesnar. Perché se proprio dobbiamo tornare al passato, allora possiamo dire che il 2003 è qui, che la sfida con Angle sarebbe un buon modo per ripercorrere momenti magici e consegnare a Jordan un ideale passaggio di testimone verso il main event che verrà. Solo in questo modo potranno togliere di mezzo la puzza di flop che i fan e i critici americani stanno scatenando da qualche giorno a questa parte.