C’è stato un momento in Progress Wrestling in cui Jimmy Havoc si era specializzato nei match hardcore. La storyline si basava sulla sua capacità di utilizzare oggetti contundenti anche in match non a stipulazione e la vista del sangue arrivava davvero in poche occasioni. Fu lo stesso Havoc a spiegarlo: “Il sangue deve essere funzionale alla storia. Se sanguinassi in ogni match, il pubblico non si aspetterebbe più nulla da me. Il match può essere quanto più violento possibile, ma il sangue deve arrivare quando tutti se lo aspettano“.

Si stanno sommando in queste settimane le critiche al continuo sanguinare di Jon Moxley. Critiche che si sommano a loro volta al continuo sanguinare in genere in AEW, come fosse una cosa abbastanza normale da vedere su un match di wrestling. E invece non è proprio così. Passata la mattanza continua di Cody, pensavamo di esserci liberati dei bladejob. Oggi invece sanguina chiunque, e questo toglie aspettativa nel match e diventa anche un po’ stucchevole.

Capisco che in questo momento Mox sia un fighting champion. Il Blackpool Combat Club si basa su una resa piuttosto violenta dei suoi match, quasi da combattimento MMA, dunque per certi versi potrebbe anche starci questo ricorso al sangue. Si cerca di essere veri, autentici, perché in una rissa nella vita reale – una rissa vera, senza esclusione di colpi – il sangue uscirebbe a fiotti e le conseguenze possono anche essere tragiche.

Ma il wrestling non è la realtà. Ma i fan vogliono veder raccontata una storia che per quanto cerchi di avvicinarsene, la simuli. Ci si discosti. Trovi soluzioni diverse. Dunque va pure bene sanguinare, ma solo se necessario. Solo quando serve. Anche perché non aggiunge nulla ad un match di Moxley e né a Moxley stesso, è una cosa vista e rivista in tutte le salse. Non gli dà un bonus, anzi gli assegna un malus. Toglie suspence, ammoscia l’interesse, rende scontato il proseguimento. Dunque se si risolvesse questo continuo ricorso ai bladejob, male non farebbe: né al campione, né agli show e né alla federazione stessa.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.