In un periodo particolarmente piatto come questo, reso ancora più tale dalle circostanze che inevitabilmente hanno costretto a rivedere parecchie idee, un gruppo di wrestler tirato fuori dal baratro del mid e low carding da MVP sta occupando la parte centrale delle puntate da oramai diverse settimane. Il loro nome è Hurt Business e si occupano principalmente di far male agli avversari. Il loro lavoro però non è soltanto questo, spicca infatti quello di bullizzare quasi chiunque capiti sotto tiro, non proprio tutti però, perché fino ad ora le loro ‘’vittime’’ sono state persone dal basso status, coloro invece con una considerazione più alta, hanno saputo rispondervi, appunto perché si tratta di una stable che oltre la fascia media dello show probabilmente, anzi sicuramente, non andrà.

Appunto, quella è la loro posizione, perché dopo mesi e diversi tentativi fatti con ognuno dei membri, nessuno sembra in grado di poter padroneggiare un microfono con una recitazione che in minima parte possa essere credibile. Per quanto MVP abbia dato spazio e aiuto ai membri difficilmente li si immagina in singolo a parlare di chissà quale cosa facendoli uscire quel tema che padroneggia ora nella stable. Un esempio lampante è stato quello di metterli contro un gruppo di lottatori come i Retribution, morti ancora prima di nascere, dove i segmenti hanno rasentato il ridicolo in più occasioni, anzi forse in tutti.

Qualche lampadina è stata accesa da Cedrick Alexander nelle ultime puntate, ma nel momento che si metterà da parte questo gruppo con i vari split che vi avverranno, lui come gli altri tornerà a rincorrere R-Truth e il titolo 24/7 .Lo abbiamo visto con Drew Gulak, passato dall’essere il compagno di un certo Daniel Bryan a personaggio che riprende con lo smartphone due che si azzuffano nel backstage. Certo la situazione era diversa, lo Yes! Man ha dovuto fermarsi per un infortunio, ma se fosse stato ritenuto idoneo, probabilmente avrebbe continuato in singolo a poter dire la sua, almeno per i titoli secondari. Bobby Lashley ha anche un titolo in vita, e qualche puntata fa, ha anche tirato fuori dal cilindro un match parecchio buono, dimostrando ancora una volta che sul ring ci sa stare se il minutaggio è giusto e l’avversario anche.

Lui ha un nome e un background che è dalla sua e non passerà alla storia come uno dei tanti, almeno non in WWE. Il tentativo fatto con Benjamin è da apprezzare perché non rimane molto tempo per lui, viste le 45 primavere sulle spalle. Sicuramente una volta sciolto il gruppo, tornerà nel backstage o al Performance Center per aiutare ed allenare le giovani promesse, nella speranza che rimangono impressi nel tempo più di lui. Ultimo, ma non per importanza è il capo, colui che ha avuto questo arduo compito di mettere in piedi questa stable, e farci capire dai modi e dalle parole, quanto abbia voluto rappresentare a pieno un insieme di persone, di colore; la ciambella al cioccolato nella puntata di Raw è stata una chicca per pochi.

Cosa succederà dopo? Bella domanda, se per quanto riguarda MVP, tornerà a fare qualche comparata nelle Royal Rumble o nelle Battle Royal in Arabia Saudita, per gli altri si profilano tempi parecchio bui, e difficilmente avranno così tanto spazio nelle puntate settimanali o nei ppv. L’atletismo e le buone abilità in ring hanno smesso di essere fondamentali molti anni fa, e loro purtroppo non hanno nient’altro.